di Marco Brunacci
PERUGIA – La questione sanità in Umbria, dopo il dibattito in Assemblea legislativa e in attesa dell’annuncio dell’intesa Regione-Università sulla riorganizzazione degli ospedali di Perugia e Terni.
A. LA SANITÀ VISTA DALL’OPPOSIZIONE.
Dopo la riunione dell’Assemblea legislativa si prende atto che l’opposizione a diverse idee su come affrontare il tema. Il portavoce Paparelli è tutto orientato nella difesa del passato, della sanità benchmark, ma in questo non dovrebbe andare a braccetto con Fora e Bianconi, che hanno proposto programmi per il cambiamento (anche se poi entrambi hanno ceduto dei minuti a loro disposizione a Paparelli). Sicuramente non con i cinquestelle, che nella scorsa legislatura hanno sparato a palle incatenate soprattutto contro la sanità.
Bettarelli e Meloni (entrambi Pd) invece hanno insistito, da mozione Bonaccini, sulla preoccupazione – più che legittima – di vedere i servizi ridotti visti i problemi finanziari che ci sono (in tutta Italia, ha detto Bettarelli).
Il segretario regionale Bori (Pd) invece è stato tranchant: buco da 250 milioni, oddio che succederà (ragionandoci: ma se milioni buco disavanzo alla fine risultassero molti, ma molti di meno, come pare possibile?).
B. COME SI ESCE DALLE DIFFICOLTÀ DI BILANCIO: LA RICETTA TESEI
Un argomento come la sanità, in un periodo così critico, dopo il Covid, impone un sussulto di serietà a tutti. Come dice il pd Bettarelli, le difficoltà di bilancio sono di tutte le regioni.
E’ legittimo farci campagna elettorale, per carità, ma è soprattutto indispensabile trovare soluzioni per i cittadini.
La ricetta Tesei è stata per l’ennesima volta ribadita: si trova un modo, di concerto col Governo nazionale e insieme alle altre Regioni, per uscire dalla situazione debitoria accumulata per il Covid (anno 2022), per le super bollette energetiche e il volo dell’inflazione, attraverso uno spalmadebiti garantito a livello nazionale. Nel frattempo si cerca di razionalizzare e risparmiare sui capitoli di spesa squilibrati come la spesa farmaceutica e si impostano riorganizzazioni capaci di reggere la sfida dei prossimi anni. Tenendo presente che non è escluso che a livello nazionale si debba scegliere un sistema diverso da quello attuale. “Non la privatizzazione di cui parla l’opposizione”, ha detto altrettanto tranchant Tesei, rivendicando che l’Umbria si tiene all’88.5% di sanità pubblica.
C. IL PERCORSO COMPLICATO VERSO L’INTEGRAZIONE DI PERUGIA E TERNI
Per riorganizzare la sanità regionale, decisivo sarà l’accordo tra Regione e Università sulle due nuove Aziende ospedaliero-universitarie di Perugia e Terni, i due ospedali di eccellenza, che in questi giorni viene limato e a breve sarà presentato.
Il primo ostacolo è rappresentato dalle resistenze ternane alla parola d’ordine, irrinunciabile in questo passaggio, che è integrazione. Integrare le due Aziende è fondamentale per la salute dei pazienti e la riorganizzazione regionale. Non una soltanto, ma entrambe le cose.
I timori per una sorta di scalata ostile dell’Università su Terni sono semplicemente infondati e lo dicono i numeri: le strutture complesse a Perugia sono 29 di Unipg e 23 ospedaliere. A Terni si ribalta completamente la situazione: 13 strutture complesse sono Unipg a fronte di 24 ospedaliere.
A questo si aggiunge che per l’esistenza dell’Azienda ospedaliera di Terni, decisiva è la presenza del triennio della Facoltà di Medicina.
Ma se si sgombra il tavolo dai fraintendimenti, la strada per raggiungere un’intesa organica è in discesa. Resta la ferma convinzione da parte di tutti che la nuova organizzazione dovrà essere condivisa e avere un largo consenso proprio perché il momento è delicato e la svolta di un’importanza capitale per il futuro della sanità umbra.
E allora è per il adesso inutile scendere ai particolari, da Neurochirurgia a Gastroenterologia: i doppioni verranno cancellati o si individueranno mission diverse. Ma seguendo un percorso tracciato grazie alle regole auree che sono quelle dell’integrazione – come detto -, della razionalizzazione, dell’aumento della qualità (si darà il via a una campagna acquisti di primari bravi) e della relativa lotta alla mobilità passiva. E si farà sul serio.