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Tutti in marcia per dire “no” all’abbattimento dei pini: «Salviamo la pineta di Ponte Felcino»

La manifestazione pacifica e le richieste del gruppo Ginkgo Biloba Perugia

foto dalla pagina Facebook gruppo Ginkgo Biloba Perugia
di Francesca Cecchini

PERUGIA – Un sit-in per chiedere a gran voce che la pineta di Ponte Felcino a Perugia sia sottoposta a più cura e per dire “no”all’abbattimento dei pini, prenderà il via sabato 4 marzo alle 14.30.

L’iniziativa dal gruppo Facebook Ginkgo Biloba Perugia, nato in origine per seguire la riqualificazione del parco “Vittime delle Foibe”, che poi ha proseguito ponendo attenzione a più ampie problematiche legate al “verde”e fermamente contrario «all’abbattimento indiscriminato di alberi».

Gli 800 circa membri che ne fanno parte si battono affinché: «siano piantati nuovi alberi e che questi vengano seguiti, nel loro attecchimento e sviluppo, con un programma di manutenzione costante e duraturo».

Le motivazioni che hanno portato al sit-in a Ponte Felcino emergono in una nota di Alvaro Lanfaloni, amministratore del gruppo: «Come comitato di cittadini e non di esperti del settore, vogliamo innanzitutto ringraziare l’assessore per l’ambiente e aree verdi, per averci dato l’opportunità di partecipare alla riunione fra esperti e associazioni tenutasi venerdì 24 febbraio e che avrà un seguito fra una decina di giorni».

In quell’ambito: «È stato ribadito più volte che l’intento era quello di farci toccare con mano, sul posto, le evidenze emerse dai vari rilievi e le varie perizie tecniche. Indubbiamente, la pineta ha bisogno di cure, la cui mancanza nel tempo non è solo di questa amministrazione, ma viene da più lontano. Come non tecnici però non ci hanno convinto le spiegazioni, anche se vagliate con strumenti (solo su sei alberi originariamente presunti sani) sulla pericolosità in toto della pineta».

Vero è che: «Ci sono alberi in forte pendenza per cui forse saranno necessarie delle decisioni drastiche, ma il resto della pineta ci sembra in buono stato, salvo la necessità di un diradamento selettivo e l’eliminazione dei rami secchi o malati. Emblematico e suggestivo è l’esempio riferito dei buchi abbandonati dal picchio ad altezza di 1-2 metri dalla base del tronco che testimoniano l’assenza di larve e, quindi, l’assenza di infradiciamento della corteccia».

Quello che i membri del comitato non comprendono, prosegue la nota, è: «Perché non si possano sostituire o ripiantare nuovamente dei pini domestici. La spiegazione informale sul fatto che fra 30-50 anni ci si ritroverebbe nelle stesse condizioni di oggi, non ci sembra reggere, così come il fatto che il terreno non sia drenante».

«Noi siamo per lasciare la gran parte dei pini – continua Lanfaloni a nome del gruppo – sostituendo eventualmente con altri pini domestici, via via quelli che si dovessero ammalare o rendersi pericolosi. Ovviamente i nuovi pini piantati dovranno essere monitorati e avere quelle cure che gli altri non hanno da tempo più avuto. Ci lascerebbe invece perplessi la sostituzione, via via con piante autoctone. Ripetiamo, non siamo dei tecnici , ma è esperienza comune l’osservazione che il suolo di una pineta è nudo (o, al più, con una modesta copertura erbacea), sebbene l’entità dell’ombreggiamento non sia tale da precludere la crescita di altre piante. Leggiamo, di solito, che ciò non sia un caso, ma il risultato dell’inibizione della crescita di piante di altre specie ad opera di sostanze chimiche rilasciate dagli aghi caduti a terra».

pineta Ponte Felcino_foto dal gruppo Gruppo Ginkgo Biloba PERUGIA 2
foto dalla pagina Facebook gruppo Ginkgo Biloba Perugia

In altre parole: «Il pino fa “terra bruciata” al di sotto della sua chioma, consentendo la crescita solo di altre conifere, qualora vengano a crearsi condizioni di luminosità sufficienti. Quindi, l’eventualità della sostituzione dei pini con piante autoctone ci fa presagire che debba avvenire con un grosso sacrificio quale la scomparsa totale della pineta. Un appunto a latere, sugli effetti benefici della pineta: già nel 1956 fu dimostrato che nelle foreste di conifere l’aria era quasi sterile grazie a sostanze ad attività antibiotica (fitoncidi) emanati dagli aghi. Sempre queste sostanze sono in grado di ridurre, anche in maniera significativa, stati di ansia, stress e depressione».

In conclusione: «La pineta è ormai un fattore identitario di questa area e perché no, affettivo per tutta la popolazione. Noi manifesteremo con un sit-in pacifico per sollecitare gli amministratori a trovare una soluzione mediata fra il tecnicismo e i bisogni e le emozioni dei cittadini. La pineta di Ponte Felcino deve essere curata e rimanere tale».

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