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Centrodestra nightmare/ Caparvi alla morte per Latini-Salvati e siluro alla Tesei. Zaffini si smarca. La base è a pezzi, possibili due candidati. In attesa di Roma

SPOTLIGHT DI MARCO BRUNACCI | Da Terni inizia nel peggiore dei modi il “domino” della regione. Fdi rischia di trovarsi con il 30% e nessun sindaco. Il centrosinistra ora può tornare in pista e giocarsela con il modulo “catenaccio e contropiede”

di Marco Brunacci

Prendete i popcorn e niente distrazioni, questo è un film da non perdere che parte dalla candidatura di Latini a Terni ma che durerà fino alle investiture al Comune di Perugia, passando per quella della presidenza della Regione. Il centrosinistra ha improvvisamente – e, per ora, senza merito diretto – delle chance, se prende nota e gioca di rimessa (il vecchio, magico “catenaccio e contropiede” del trionfo italiano a Wembley, 0-1, gol di Chinaglia).

1. Il segretario regionale della Lega al Quattrotorri di Perugia, dopo essersi assicurato che l’eccellente Paola Agabiti Urbani non aveva alcuna intenzione di candidarsi a sindaco di Terni (durante la presentazione della Mostra-evento del Perugino), è partito lancia in resta: a Terni la candidatura sindaco è quella di Latini-Salvati, forever and ever. Ci sono sei consiglieri comunali leghisti intenzionati a non votare il bilancio, a dimettersi, a fare di tutto un po’? E che sarà mai. Danno collaterale. Di Caparvi si può dire “di ogni” – secondo lo slang dei giovanotti – ma non che non sia generoso. Latini gli vota contro ai congressi, la Salvati – dicono chi l’ha ascoltata – va giù pesante su Salvini. Ma che vuoi che sia? Confermati.

2. Quindi, basta con i detrattori di Caparvi: il premio “porgi l’altra guancia” è suo. E intanto ha salvato la candidatura Latini-Salvati, anche se mette a rischio – come diremo dopo – quella di Donatella Tesei alla Regione. Ma potrà sempre dire che non si può avere tutto. E poi – in termini crudi – ditemi voi chi si ricorderà di quel che è successo a Terni tra la gente che ne ha così piene le tasche della politica e che sceglie sempre la più nuova tra le proposte pur di dimenticare le altre.

3. In attesa del lodo nazionale, se ci sarà, l’ultimo ostacolo alla candidatura Latini-Salvati a Terni resta Franco Zaffini. Timoniere di lungo corso, Fdi della prima ora, saggezza e senso della misura imparate in decenni di opposizione, in lacrime sincere per aver perso alle ultime amministrative la sua Spoleto, si è trovato (non si sa per quanto, perché è già decisa la staffetta a segretario regionale Fdi con Emanuele Prisco) tra le mani una portaerei, ma i suoi alleati passano il tempo in sala macchina a rompergli i fusibili e non solo. Fosse per loro gli rimarrebbe di scegliere solo il sindaco di Marsciano (col fondato rischio di perdere) e quello di Perugia (che se il centrosinistra ha la forza per schierare e compattarsi sul civico Andrea Fora è persa). Attenzione però a sottovalutare l’impareggiabile Zaf, conosce i venti e il mare più e meglio dei suoi giovani competitor, interni ed esterni. E magari, alla sua età, ha ancora la voglia di battersi. E avrà ancora qualcuno che grida forza Zaf?

4. Uno dei problemi di Zaffini è anche quello di avere un rapporto di non belligeranza con la minoranza interna a Fdi che è rappresentata da Eleonora Pace. La Pace ha chiesto di correre a Terni con un candidato di Fratelli d’Italia, essendo la Lega ridotta a percentuali poco più che omeopatiche. Ora è chiaro che essendo, più che pretestuoso, semplicemente ridicolo il criterio del “non si cambiano quelli del primo mandato” (la Lega si terrebbe tutto per anni, con un consenso minimo, mettendo a rischio l’intero centrodestra), la consigliera di minoranza del partito di maggioranza della coalizione ha i suoi motivi per insistere sulla candidatura di Masselli. Il fatto è che anche Fdi ternana è profondamente divisa: ci sono molti che pur di fermare Maselli accetterebbero Latini-Salvati. Da questo impasse come se ne esce? Con il niet della Agabiti, le “sorprese” esterne al centrodestra sono probabilmente esaurite (se non interviene pesantemente Roma). Forse un padre nobile (ancorché minoritario in Fdi) come De Sio sarebbe un’opzione, ma nel bailamme di adesso come si fa a tirarlo fuori (forse tocca a Roma). Di certo Zaffini sa che la Pace ha preso una serie di schiaffi negli ultimi mesi più di Groucho Marx nei suoi sketch. E non è mai un bene. Un tentativo, prima della resa, ancora forse lo farà.

5. Conclusione su Terni: la riunione del Quattrotorri ha sancito che il centrodestra è già a pezzi. Nella base. Quindi la spaccatura c’è già. Assessori contro consiglieri, nominati contro gli altri. O interviene Roma o dividerlo ufficialmente potrebbe essere soltanto una presa d’atto e quindi un conseguente atto di pietà, se non politica, almeno umana. Andare con due candidati diventa una delle soluzioni ragionevoli. Sulla base di un ragionamento algebrico: il 30% di Fdi è tanto ma tanto di più dell’8 della Lega o anche dell’8+6 (con Fi). Aspettando di sapere come si schierano i civici di Arcudi e quelli di Agabiti.

6. Passiamo prima da Perugia per arrivare in Regione. Margherita Scoccia (architetto, donna di talento, attuale assessore all’urbanistica, militante Fdi ma mai eccessiva, punta di diamante del team del prossimo segretario regionale Prisco) sarà con ogni probabilità la candidata a sindaco. Perugia si è arresa a Romizi e al suo forte appeal di bravo ragazzo, temperato, testardo e gentile, ma non è mai passata a destra nel voto (il 40% poco più alle ultime politiche, con ben il 10% al Terzo Polo di Leonelli). Per questo Scoccia avrà il suo da fare se il centrosinistra non sbaglia strategia o candidato. Una cosa è certa: Fdi non può dare per vinta la città, nonostante la candidatura (buona). Trovarsi col 30% dei voti e niente sindaci tra due anni sarebbe – come dire – buffo.

7. Eccoci in Regione. Caparvi nel confermare a ogni costo il dream team Latini-Salvati – questo sta nei fatti – ha lanciato il suo siluro contro il secondo mandato di Donatella Tesei, visto che la Lega non può tenersi tutto (hai voglia a ciarlare di primo mandato). La presidente della giunta regionale si è fatta tanto del male da sola nella vicenda del rimpasto, ma ha diversi meriti riconosciuti, alcuni dei quali anche da parte dell’opposizione. Ora preferirgli Latini-Salvati oggi, significa con ogni evidenza condivisa da tutti coloro che si occupano a qualche titolo di politica regionale, destabilizzare la presidenza della Regione, lasciando una possibilità su dieci alla conferma di Tesei. Una possibilità comunque legata a non prevedibili riequilibri nazionali. Sempre che la politica abbia ancora un verso.

8. Chi potrebbe uscire molto bene da questo frullatore, azionato a vanvera, è il centrosinistra. Rilanciato – per ora – senza meriti suoi (magari tra un po’ li avrà) dalla miopia degli avversari, se sa approfittare degli errori, non si perde dentro le rigidità di logiche antiquate, si ripiglia l’Umbria senza neanche ammazzarsi in battaglie all’ultimo sangue. Potrebbe avere dei vantaggi anche subito a Terni, proprio in virtù di una candidatura soft, non gridata come quella di Kenny. A favore del centrodestra però resta il vento nazionale, che per un po’ ancora gli gonfierà le vele. Fino a quando? Mah. Per questo tocca a Roma ora “dipanare la matassa”.

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