AL.MIN.
PERUGIA – Il 9 aprile 2023 si celebrano due ricorrenze, che sembrano distanti ma hanno molti punti in comune. Il mondo cattolico celebra la Pasqua. A Pierantonio, Pian d’Assino, Sant’Orfeto e Montecorona prosegue un lento calvario che dura da un mese, da quel maledetto 9 marzo in cui le vite delle persone che vivono in questi paesi a causa del terribile terremoto sono state stravolte.
Lo stato di emergenza è stato dichiarato il 6 aprile, ma ancora le ferite del scosse sono aperte. La forza di queste comunità finora non ha vacillato, così come la volontà di celebrare la Pasqua tutti insieme.

Nella mattina di domenica 9 aprile, gli abitanti di Pierantonio e Sant’Orfeto ancora una volta si sono riunite per festeggiare la Resurrezione di Cristo. Lo hanno fatto con una messa allo stesso tempo semplice e solenne, densa di significati, che è stata celebrata all’esterno del vecchio cva di Sant’Orfeto. Più di un centinaio i fedeli che hanno voluto prendere parte alla cerimonia. Tante le anziane del posto, ma anche numerose famiglie con bambini piccoli e le autorità (in primis il sindaco di Umbertide, Luca Carizia il vice Annalisa Mierla) che hanno sfidato questo insolito freddo primaverile per stare uniti e per vivere unitamente un momento di normalità dopo il dramma di un mese fa.
A presiedere la celebrazione eucaristica è il pastore di queste anime, l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, monsignor Ivan Maffeis, che ha mostrato un’altra volta la sua vicinanza alle popolazioni colpite dal terremoto, confortando molte persone prima e dopo la messa. A coadiuvarlo è stato don Anton Sascau, parroco di Pierantonio e Sant’Orfeto che non ha fatto mai mancare il proprio sostegno alla sua gente.
Forti le parole pronunciate da monsignor Maffeis: «Per queste comunità è una Pasqua molto più importante. Queste persone stanno vivendo un lungo venerdì santo in cui stanno venendo fuori anche segni di speranza e risurrezione, sia nell’attenzione che le istituzioni, come comune, regione e governo stanno ponendo, sia con l’attenzione che la comunità cristiana sta esprimendo. Siamo qui proprio per ribadire l’importanza di stare vicino a questa comunità e di dare una mano per rimettersi in piedi».
Il sindaco Carizia, nel ringraziare l’arcivescovo per l’attenzione e la vicinanza avute sin da subito per la popolazione, ha fatto sue le parole di monsignor Maffeis, riguardo alla ricostruzione materiale e del tessuto sociale. «Bisogna essere fiduciosi per il futuro e stare insieme, perché, ha ragione l’arcivescovo – ha detto – tutti quanti insieme ce la faremo sicuramente».
Sono oltre 800 gli sfollati, alcuni hanno trovato sistemazione da parenti o amici, altri hanno trovato case in affitto, mentre circa quaranta persone sono ancora ospitate nel centro di accoglienza della palestra di Pierantonio. Per l’arcivescovo, in un momento come questo, diventano «ancora più importanti le relazioni che sono affidate al buon cuore, all’impegno e alla responsabilità di ciascuno. Passano tante volte attraverso piccoli segni, come il farsi presente con una telefonata o con una visita. Ci sono tante persone anziane e malati. Non devono essere dimenticati e soprattutto non farli sentire abbandonati».
A trionfare sarà sempre la luce: «Nonostante il buio di certi momenti della vita e del terremoto – ha concluso monsignor Maffeis – l’alba di Pasqua ci dice che la vita trionfa. L’ultima parola non è affidata al buio ma al risorto e alle risposte che ognuno di noi sa dare».
Della stessa opinione è anche il parroco di questi luoghi, don Anton Sascau: «Non è facile ma cerchiamo di riprenderci giorno dopo giorno per andare avanti. Mai mollare. La speranza c’è e ringraziamo le autorità per esserci venute incontro per far diventare meno difficile la situazione».
Ci si incontra, ci si saluta. Le persone si scambiano gli auguri di Pasqua. Si chiedono notizie su familiari e conoscenti che non si vedono da molto. La luce negli occhi dei fedeli è tornata a brillare.
Incontriamo la signora Candida poco prima dell’inizio della messa. Insieme al marito è finalmente tornata a casa. La loro abitazione è tornata agibile ed esclama felice e al tempo stesso commossa: «Che bello tornare a casa». Anche Rita è tornata finalmente in paese insieme a tutta la sua famiglia, ospite di amici visto che la sua abitazione in piazza è stata danneggiata dal terremoto: «Finalmente – esclama – siamo tornati tutti insieme».
Il calvario è ancora lungo. La luce trionfa. Sempre. E questa gente lo sa.