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Il Btp Valore e quello spot anni ’80. Meditate gente, meditate

L’analisi di Angelo Drusiani

di Angelo Drusiani

TERNI – Il Dipartimento del Tesoro italiano, deputato, tra gli altri compiti, a collocare le emissioni governative, dai BOT ai BTP e ai CCT, propose agli investitori, negli anni 2020 e 2021, quattro differenti tipologie di BTP Futura con durate diverse ogni volta e cedole di valore crescente fino alla naturale scadenza. Tra poco meno di un mese, dal 5 al 9 giugno prossimi, sarà la volta del BTP Valore.

Le cui caratteristiche definitive si conosceranno ad inizio mese prossimo. Al momento, è nota la durata del prestito, quattro anni, la tassazione ridotta al 12,50% sul valore dei flussi cedolari, la possibilità di sottoscrivere un capitale minimo di mille euro, la quotazione del titolo in Borsa, l’opportunità di sottoscriverlo in Banca, in Posta e in via telematica e il premio fedeltà, che verrà corrisposto all’atto del rimborso, tra poco più di quattro anni, per chi avrà conservato lo strumento dalla data di collocamento a quella del rimborso. Il premio fedeltà è riservato alle emissioni di BTP diverse dal BTP tradizionale. Quest’ultimo viene collocato con asta pubblica, in una sola seduta iniziale, cui potranno seguirne altre con analoghe caratteristiche, nei mesi successivi. Il tradizionale BTP, al momento, viene offerto con scadenze che vanno dai due ai cinquant’anni di vita. E viene sottoscritto dagli investitori italiani ed esteri in forti quantità. È prassi che la domanda di questi titoli, asta dopo asta, risulti sempre superiore, e spesso in misura rilevante, rispetto al valore nominale che il citato Dipartimento del Tesoro propone.

Fantasia e diversificazione sono l’asso nella manica dell’emittente governativo. Perché il BTP si configura in ben cinque differenti versioni: quello classico a cedola fissa, con le scadenze già ricordate, il BTP Italia, la cui principale caratteristica è lo stretto legame degli interessi semestrali con la dinamica dell’inflazione del nostro Paese, il BTP Eurozona, le cui cedole e il valore di rimborso, alla scadenza, hanno un legame molto stretto con la dinamica inflazionistica di Eurozona, i due BTP già ricordati, Futura e Valore. La suddivisione dei BTP ha superato quella che caratterizza i BOT, ormai limitati a due scadenze, sei e dodici mesi. Anche se, ora quiescente, la durata trimestrale è stata a lungo proposta agli investitori.
Le aste che il citato Dipartimento del Tesoro propone mensilmente al mercato finanziario, per collocare i titoli di Stato italiani sono state proposte in sette giorni diversi in gennaio, in sei in febbraio, in quattro a marzo, in cinque ad aprile, in due, per ora, a maggio. La presenza di investitori esteri è rilevante, non c’è che dire. Al di là delle polemiche sollevate da alcune Agenzie di Rating nei confronti dei debito italiano. Società, queste ultime, che valutano e giudicano il debito del nostro e di altri Paesi, assegnando loro un giudizio di merito. Migliore è il giudizio stesso, che viene espresso con lettere dalla A alla D, e minori sono gli interessi che il Dipartimento del Tesoro emittente, italiano, tedesco, e tanti altri, dovrà pagare agli investitori. Al momento, al debito di Berlino è assegnata la tripla A, all’Italia la tripla B.

Il lungo ragionamento mi è venuto, leggendo la proposta relativa al futuro collocamento del BTP Valore. Forse colpito dalla capacità dell’emittente pubblico italiano di proporre, molto spesso, novità in grado di soddisfare le esigenze dei risparmiatori. Novità che spesso sono in grado di competere con le proposte dei Fondi d’investimento, delle Banche, delle Compagnie di Assicurazioni, etc. Nei cui portafogli titoli, peraltro, non di rado, compaiono anche i titoli emessi dal più volte citato Dipartimento del Tesoro.
“Birra, e sai cosa bevi. Meditate gente, meditate.” Renzo Arbore, nel 1985, pubblicizzò una bevanda, in ogni caso molto amata allora e oggi. E le reti televisive mandavano in onda con molta frequenza l’invito. Nel caso presentato sopra, non esiste invito, ma una semplice presentazione, in una sorta di anteprima. Peraltro, le emissioni governative italiane, se attraggono investitori dall’intero globo, sarà sicuramente perché sono interessanti, in linea con i tempi, di facile reperimento e di altrettanto semplice disinvestimento, se, per le ragioni più varie, si sceglie di destinare ad altra strategia i propri risparmi. Nulla di nuovo, peraltro, per le emissioni governative del nostro Paese!

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