DI ARIANNA SORRENTINO
PERUGIA – È stata una fiaccolata silenziosa, quella in memoria di Barbara Capovani – la psichiatra di un’azienda sanitaria toscana uccisa da un paziente -, che si è tenuta nella serata di mercoledì 3 maggio. Ma in realtà in quel silenzio non c’era solo sdegno, sconforto e rabbia, ma molto altro. C’era il grido di chi ogni giorno si ritrova a vivere situazioni di aggressione mentre esercita la propria professione e che ha bisogno di tutela e protezione, proprio da quelle aggressioni che sono quotidiane e ripetute.
Oltre 200 le persone che hanno preso parte alla cerimonia nell’area dell’ospedale di Perugia organizzata dall’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della Provincia di Perugia per dimostrare la solidarietà verso tutti i familiari di sanitari che sono state vittime di aggressione. Molte anche le autorità presenti, tra cui il sindaco Andrea Romizi, il rettore dell’Università degli studi di Perugia Maurizio Oliviero e l’arcivescovo della diocesi Perugia – Città della Pieve Don Ivan Maffeis. La presidente dell’Ordine dei medici Verena De Angelis ha così commentato: «Questo è stato un momento molto emozionante, non immaginavo tanta partecipazione. Ma è stato così perché il problema è sentito trasversalmente da tutte le professioni sanitarie, siamo tutti coinvolti quotidianamente da questo fenomeno. Subiamo aggressioni verbali che ci fanno star male perché effettivamente siamo di fronte ad una persona che sta male. Ci sentiamo impotenti qualche volta». Il momento di unione ha voluto accendere la luce sulla discussione in tema di prevenzione e contrasto alla violenza verso i medici e gli operatori sanitari tutti e sarà oggetto di un dibattito successivo. Intanto, «oggi abbiamo trovato condivisione – spiega la presidente De Angelis – il fatto che stasera fossero presenti in tanti, comprese le autorità, lo vediamo come un segnale positivo. Ora c’è il desiderio di un confronto per mettere insieme tante idee che possono portare ad un miglioramento. Non sarà facile risolvere la questione violenza verso i sanitari in poche mosse, ma è necessario. Noi abbiamo bisogno di maggiori certezze per lavorare in modo sicuro».
Anche il sindaco Romizi ha espresso la sua vicinanza nei confronti di Barbara, della sua famiglia e dei colleghi in Italia: «Gli operatori sanitari e socio sanitari ogni giorno si spendono per gli altri ma sono i primi ad essere esposti ad alti rischi e a subire episodi di aggressione e minaccia. La prima cosa da fare è quella di aver presente che c’è questa situazione e quanto abbia una dimensione preoccupante, e poi intervenire sulle coscienze nostre e dei nostri cittadini. Accanto a questo ci deve essere la capacità degli attori istituzionali di operare per individuare le misure adatte per contrastare questo fenomeno che non può essere trascurato». Si è espresso anche il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Perugia, Giuseppe De Filippis, che ha denunciato un episodio di violenza verificato proprio nella mattina del giorno della fiaccolata.













