El. Cec.
TERNI – Il 28 luglio in scena “Il profeta scorretto”. Con Riccardo Leonelli che ricorda a vent’anni di distanza la scomparsa di Gaber. Al teatro romano. Il 29 dibattito sul “L’identità politica e mobilitazione nella Roma tardo repubblicana”. Con Umberto Livadiotti e Giorgio Rocca. Nella Chiesa dei SS.Cosma e Damiano. Due appuntamenti unici per valorizzare l’area archeologica di Carsulae. E il suo passato.
Al teatro romano sarà proposto «un dialogo originale tra il Signor G. e il suo alter ego al giorno d’oggi» così come lo definisce l’attore e regista, Riccardo Leonelli. Lo spettacolo immagina un Giorgio Gaber catapultato nel 2023, che ripercorre alcuni fra i pezzi più dirompenti della sua carriera. Man mano che l’opera prende corpo, il protagonista acquisisce la graduale consapevolezza che il mondo odierno è andato esattamente nella direzione da lui prevista, con alcune eccezioni prima fra tutte la dittatura del politically correct. Il benessere cambia mode, gusti e valori, tanto che in vent’anni la realtà morale, politica e sociale risulta profondamente mutata. Ciò che prima era coraggioso dire, oggi risulta scomodo, vergognoso, deplorevole. In una sola parola: politicamente scorretto.
Testi e musiche di Giorgio Gaber e Sandro Luporini. Il lavoro, presentato dalla compagnia Povero Willy, vedrà la partecipazione di Riccardo Leonelli, voce, Emanuele Cordeschi, voce, percussioni, Lorenzo D’Amario, chitarra elettrica, Emanuele Grigioni, fisarmonica, ukulele, Leonardo Martellucci, allestimento, Marco Giamminonni, Giampaolo Vantaggi, Clarissa Finistauri.
Carsulae Teatro è un progetto finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni.
Il 29 conferenza nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano guidati da Umberto Livadiotti e Giorgio Rocca. Sarà affrontato uno dei temi più controversi della storia di Roma tardo repubblicana come quello delle forme di partecipazione popolare, in particolare il periodo compreso tra l’età dei Gracchi e l’ascesa al potere di Ottaviano Augusto (133-31 a.C.). Oggetto specifico dell’indagine sarà l’impatto, a livello di immaginario collettivo, che ebbero i nomi di alcuni personaggi di orientamento filo-popolare, come i Gracchi, Mario, Cesare accomunati da istanze apparentemente vicine agli interessi della plebe e da una fine violenta per mano della parte più conservatrice del Senato. Accreditarsi come loro eredi, veri o presunti, e possibili continuatori della loro politica significava compattare immediatamente un forte gruppo di sostegno popolare in un momento di crisi delle istituzioni. Davvero la credula plebs, come la stigmatizzavano le fonti antiche, si lasciava semplicemente sedurre e imbrogliare da impostori e arrivisti? O era la memoria traumatica evocata da questi nomi a stimolare emotivamente migliaia di cittadini e a spingerli per strada, per affermare se stessi e la propria identità politica?


