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«Addio Caterina, donna colta e aperta al mondo, capace di alimentare una rete ricca di relazioni scientifiche e umane»

La morte di Maria Caterina Federici, fondatrice del festival internazionale della sociologia, lascia un grosso vuoto nella comunità scientifica

 TERNI – Terni, Narni, Amelia, Perugia, Parigi, Roma, Parma, Bologna. La notizia della scomparsa di Maria Caterina Federici ha raggiunto gli Atenei in cui ha insegnato la sociologa, lasciando tutti in apnea. Arrivano messaggi di cordoglio da oltreoceano. E il sito del festival che ha voluto fondare a  Narni, è stato immediatamente aggiornato:  «Ci lascia, all’improvviso, Maria Caterina Federici. Nata ad Amelia, in Umbria, nel 1950,  è stata professoressa ordinaria di Sociologia presso l’Università degli Studi di Perugia. Ha insegnato presso la Sapienza di Roma, l’Università di Parma, la Sorbonne Université, la Scuola pubblica di amministrazione di Bologna, ed è stata direttrice del Crisu (Centro di Ricerca in Sicurezza Umana) e del Festival della Sociologia di Narni, città dove ha energicamente contribuito allo sviluppo della sede universitaria di corsi triennali e magistrali dell’Università di Perugia».

«Instancabile, creativa e attenta allo studio dei cambiamenti della società» – dicono di lei i colleghi, molti dei quali si sono avvalsi della prima monografia di Maria Caterina Federici, “Vilfredo Pareto nella Rivista italiana di sociologia”, del 1977, per la propria formazione. Maria Caterina Federici sosteneva che la sociologia era la regina delle scienze. Ed è del 1997 il volume “La sociologia regina delle scienze”. Amerina di nascita, umbra nell’anima, non ha mai smesso di promuovere la sua terra, creando un’associazione  e un premio per tutti gli umbri che si sono distinti nelle varie professioni. Nel 2016 ha istituito, tra le altre cose, il “Premio Vilfredo Pareto per la sociologia”, rivolto a giovani ricercatrici e ricercatori. Stesso anno in cui un’intuizione le suggerisce di fondare a Narni il festival di quella scienza regina di tutte.

«La sociologia in Italia, a partire dal dopoguerra, si è ampiamente affermata come una disciplina autonoma e consapevole dei suoi campi di studio e di ricerca. Attualmente, essa si sta diffondendo anche come prospettiva di dibattito nei media e presso l’opinione pubblica. E’ quindi maturo il tempo per pensare a un Festival della Sociologia come occasione di incontro per accademici, professionisti, operatori sociali, studiosi, studenti, ma soprattutto per il grande pubblico: un importante appuntamento annuale per discutere sui cambiamenti della società contemporanea e per lanciare nuovi spunti utili alla costruzione della società del futuro, a tutti i livelli, economico, politico, culturale e sociale». Parole che la  professoressa Federici rilasciò alla stampa nel 2016, quando diede vita all’edizione zero.  L’inedito successo del corso di laurea in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza, d’ impianto sociologico, per Maria Caterina Federici, era legato a tanti fattori: la collocazione dei corsi nel centro storico di Narini, la creatività locale, l’ambiente, la comunità. Narni, per lei, sarebbe stata la culla ideale anche per il festival.  E così è stato.

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