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PERUGIA – Nell’anno delle celebrazioni in suo onore, che stanno per terminare, il filone legato a Pietro Vannucci non si arresta ed è pronta a partire a Perugia, nelle sale del museo civico di palazzo della Penna, una nuova mostra: “Rinascimento in bottega. Perugino tra i grandi della storia” organizzata dal Comune di Perugia, in partenariato con l’Università degli Studi di Perugia e il Nobile Collegio del Cambio (che ha concesso anche l’immagine principale della mostra), con il contributo del Comitato promotore delle celebrazioni per il quinto centenario della morte del pittore Pietro Vannucci detto Il Perugino.
Fortemente voluta dal sindaco Andrea Romizi e dall’assessore alla cultura Leonardo Varasano, l’esposizione si apre al pubblico grazie all’impegno della unità operativa cultura, guidata dalla dirigente, Maria Luisa Martella che ne ha coordinato la fase scientifica e quella organizzativa. I curatori sono Cristina Galassi (docente di storia della critica d’arte nell’ateneo di Perugia nonché direttore della Scuola di specializzazione in beni storico artistici), e Francesco Federico Mancini (docente di storia dell’arte moderna nell’ateneo di Perugia, che a più riprese si è occupato dell’artista, in particolare in occasione della prima grande monografica “Perugino. Il divin pittore”, che fu dedicata al maestro pievese alla Galleria Nazionale dell’Umbria, 2004) e il progetto è stato supportato anche da un qualificato comitato scientifico costituito (oltre che dalla Galassi e da Mancini) da Caterina Bon Valsassina, Sonia Maffei, Maria Luisa Martella e Alessandra Migliorati.

La presentazione alla stampa venerdì 27 ottobre alla presenza dei curatori, dell’assessore comunale alla Cultura Leonardo Varasano, di Luisa Martella, della presidente del Comitato promotore delle celebrazioni per il quinto centenario della morte del pittore Pietro Vannucci detto “il Perugino” Ilaria Buitoni Borletti, del Ceo di Connesi Nicolò Bartolini.
Qualche anticipazione da parte dell’assessore Varasano.
«Siamo arrivati alla fine delle celebrazioni, che sono state estremamente felici, un grande successo – ha commentato la presidente Borletti Buitoni – Soprattutto la città e la regione si sono sempre più unite intorno a un unico scopo: valorizzare un artista straordinario e il territorio che ne è espressione. Questa è una mostra affascinante, sapientemente curata e capace di offrire una chiave di lettura del tutto insolita, basata su un approccio sofisticato e interessante, da storico dell’arte».
«La chiave di lettura prescelta – ha detto la Galassi – è la celebrazione dei protagonisti della storia nazionale di cui Perugino fa parte a pieno titolo. La mostra serve a focalizzare il grande patrimonio di artisti su cui conta l’Italia e che hanno forgiato la nostra cultura e la memoria storica nazionale».
Mancini ha spiegato che «la bottega per Perugino era di fondamentale importanza. L’artista gestiva quasi contemporaneamente due laboratori, uno a Perugia e uno a Firenze, per rispondere alle numerose commissioni. Partendo da questa premessa, si dà uno sguardo alle botteghe degli artisti più famosi del Medioevo e del Rinascimento, incontrando personalità di grandissimo livello come Raffaello, Michelangelo, Tiziano e Leonardo. Il tutto non con gli occhi della contemporaneità, ma dei pittori del romanticismo storico dell’Ottocento».

«Ci siamo trovati a fronteggiare la chiusura di queste sale espositive nel delicato momento dell’avvio delle fasi operative della mostra – ha infine ricordato la Martella – La necessità di superare tale imprevisto ha assorbito la maggior parte delle nostre forze, per questo esprimiamo soddisfazione per aver raggiunto l’obiettivo nei tempi prefissati. Il Perugino è uno dei massimi protagonisti dell’arte italiana una figura grazie a cui il museo di palazzo della Penna potrà intercettare un pubblico sempre più ampio e variegato. Il Comune già custodisce e valorizza la cappella di San Severo ove si incontrarono Perugino e Raffaello, maestro e allievo, che lì hanno lasciato testimonianza della loro arte; un luogo in cui migliaia di visitatori restano incantati da tale confronto. Ci auguriamo, quindi, che questa nuova iniziativa possa rafforzare ulteriormente le potenzialità del nostro circuito museale».

L’ESPOSIZIONE
La mostra di Palazzo della Penna – si legge in una nota degli organizzatori – come evento conclusivo dell’anno dedicato alle celebrazioni per il quinto centenario della morte di Pietro Vannucci, sceglie infatti di proporre ai visitatori una lettura inedita della vicenda peruginesca, incentrando la riflessione sul tema della “bottega dell’artista”, che si inizia a delineare in epoca medievale, in particolare con l’affermarsi dell’arte di Giotto, per poi consolidarsi, nelle sue più tipiche caratteristiche, durante il periodo del Rinascimento anche grazie a Perugino, le cui doti imprenditoriali sono note non meno delle abilità artistiche. Il percorso espositivo ripercorre, dunque, la maniera in cui i pittori ottocenteschi, in pieno periodo romantico, rivisitarono l’opera dei grandi maestri rinascimentali, ricostruendo – a partire dallo studio di fonti documentarie e letteratura artistica – una storia per immagini che evidenzia non solo le capacità tecniche che si trasmettevano all’interno delle botteghe, dove arte e mestiere coesistevano, ma anche le loro umane debolezze, la loro aspirazione nel farsi eccellenti, le loro vicende sentimentali, il loro rapporto con il reale, le loro fragilità.

Al centro di questa riflessione si pone fulgida la figura del Perugino, pittore dal carattere difficile ma all’occorrenza accomodante, maestro con il “cervello di porfido” ma con un proverbiale attaccamento al denaro, che seppe creare laboratori artistici tanto ampi e organizzati quanto grande era la sua fama e vasta la sua clientela.
A corredo dell’esposizione un ricco catalogo a colori, edito da Aguaplano, il cui contributo centrale è costituito dal corposo saggio del curatore Francesco Federico Mancini, che si presenta come un’ampia e accurata riflessione sui pezzi in mostra, opportunamente contestualizzati. La co-curatrice Cristina Galassi è invece autrice di un saggio intitolato “Vite favolose e leggendarie. Topoi e aneddotica dei pittori umbri del Rinascimento”.
I titoli degli altri contributi sono “Romanticismo storico: presenze, assenze, gerarchie nelle biografie degli antichi maestri” di Caterina Bon Valsassina, “Immagini parlanti di persone conosciute tra noi”. La rappresentazione degli “antichi maestri” tra storiografia e memoria identitaria in Umbria nel 19esimo secolo di Alessandra Migliorati, L’aneddoto dell’Elena di Zeusi tra teorici e pittori di Sonia Maffei.
La mostra è sponsorizzata dall’operatore di telecomunicazioni Connesi e dall’azienda di servizi di Cloud Computing Seeweb che hanno aderito al progetto con entusiasmo e sensibilità, fornendo un prezioso supporto alla sua realizzazione.
OPERE E PROVENIENZA
Circa quaranta le opere provenienti da alcuni dei più prestigiosi musei nazionali: Gallerie degli Uffizi, Reggia di Caserta, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Accademia di Belle Arti di Brera, Musei del Bargello, Museo d’Arte Moderna di Bologna – MAMbo e Galleria Nazionale di Parma – Complesso Monumentale della Pilotta. Numerose anche le collaborazioni con soggetti istituzionali che hanno aderito con entusiasmo al progetto aprendo le porte delle loro raccolte, i Comuni di Asciano, Carpi, Città della Pieve, Genova, Napoli, Padova, Parma, San Severino Marche, Sansepolcro e la Fondazione Brescia Musei. Importanti prestiti provengono infine da prestigiose collezioni private tra le quali la collezione di Palazzo Foresti, il Polo Culturale Pietro Aldi e Antichità Castelbarco. A livello locale, si evidenzia la collaborazione con la Fondazione Perugia che ha concesso tre opere dalle proprie collezioni; preziosa anche l’intesa con l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” che ha partecipato al progetto con il prestito di sei dipinti, uno dei quali è stato anche scelto come immagine guida della mostra.
Il contributo finanziario del Comitato promotore delle celebrazioni, unito a quello del Comune di Perugia, ha permesso di effettuare interventi conservativi su ben 18 opere d’arte, conferendo così alla mostra un ruolo rilevante anche dal punto di vista della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio nazionale.