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Briziarelli promuove la Regione ma s’arrabbia con la politica nazionale ed europea. E si porta avanti con i compiti sull’intelligenza artificiale

La relazione annuale tra stoccate e progetti sulla sostenibilità. Per il prossimo anno previsto un rallentamento ma senza scenari cupi. L’Assemblea di Confindustria umbra conferma l’attuale presidente e il vice Urbani per due anni

M.BRUN.

ASSISI (Perugia) – Il presidente e voce degli industriali umbri, Vincenzo Briziarelli, parla poco, lo stretto indispensabile, e quando parla va seguito con attenzione. Qui di seguito ecco la sua relazione all’assemblea annuale di Confindustria ad Assisi, presente il nazionale a fine mandato, Carlo Bonomi, e una platea ai massimi livelli.
I voti che dà Briziarelli sono alti per Tesei e Giunta regionale, non anche per il Governo nazionale che «concede e poi toglie» quando si tratta di agevolazioni alle imprese che hanno invece «bisogno di certezze». Bocciati i parlamentari che in Europa, per star dietro ai loro partiti vanno contro l’interesse nazionale (a sinistra fischieranno le orecchie).
Su Intelligenza artificiale e sostenibilità, Briziarelli si porta avanti con i compiti. Vedremo se l’industria umbra farà davvero da battistrada o seguirà.

L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE VINCENZO BRIZIARELLI

Il contesto in continua trasformazione rischia di disorientarci e sentiamo il bisogno di mettere alcuni punti fermi, di fissare dei paletti che indichino a noi imprenditori la strada da seguire.
Il faro che pensiamo debba guidare la nostra azione è la centralità della persona. Una centralità che può essere minacciata dai cambiamenti a cui assistiamo, ma che può essere esaltata se governeremo con saggezza le dinamiche attuali.
Il titolo dell’Assemblea, “L’uomo al centro”, riassume la nostra prospettiva e ci impegna ad adottare nelle imprese e nella società i comportamenti conseguenti.
Quindi, Uomo al centro delle imprese; al centro del rapporto con la tecnologia; al centro delle politiche per lo sviluppo territoriale.


L’industria umbra è solida.
E’ uscita da una serie di tempeste che non si erano mai viste in così poco tempo.
In tre anni ci sono stati la pandemia; l’interruzione delle catene di fornitura; la crisi energetica; l’invasione russa dell’Ucraina; ed ora la guerra israelo palestinese.
Nonostante ciò, le nostre imprese innovano, crescono, si affermano nei mercati.
Le filiere produttive sono flessibili, veloci e di primissimo livello internazionale: da quelle della moda all’aerospazio, all’agroalimentare, all’edilizia ed alla meccanica.
Negli ultimi anni l’industria della regione ha avuto una metamorfosi concreta, frutto di ricambi generazionali, di competenze manageriali, di aperture relazionali.
Non è più quella di 10 anni fa, è molto più internazionale. I dati sulle vendite all’estero lo dimostrano. Un tempo, più di un terzo dell’export dipendeva da una sola azienda.
Ora c’è una distribuzione più omogenea, con il protagonismo di vari comparti che stabilmente innalzano la presenza dei prodotti umbri nei mercati internazionali.
Il contatto quotidiano con le quasi mille associate fotografa un grande dinamismo imprenditoriale.
Il buon tono dell’industria locale non significa che non vi siano spazi di miglioramento o che non serva una discontinuità.
E’ vero l’opposto.
Sarà indispensabile ripensare in profondità strategie, organizzazione e processi in funzione dei mutamenti che stravolgono il mondo in cui opera l’impresa.
Ma lo faremo potendo contare su un tessuto robusto, capace di adattarsi ai nuovi paradigmi.


Le grandi trasformazioni che interessano le aziende sono due:
la disponibilità, per la prima volta nella storia, di un’intelligenza non umana;
la sostenibilità come obiettivo essenziale delle imprese.
L’Intelligenza artificiale e la sostenibilità cambiano il paradigma di fare impresa e generano una frattura con il passato.
L’intelligenza artificiale è una tecnologia rivoluzionaria e pervasiva che impatta sulle imprese, sul lavoro e sulla vita delle persone.
A livello aziendale, favorirà l’efficienza dei processi produttivi, migliorerà la produttività e la qualità. Consentirà nuovi modelli di affari e nuove modalità organizzative.
E’ noto che questa tecnologia apre grandi opportunità, ma presenta pure enormi rischi. Le due facce della stessa medaglia sono oggetto di approfondimenti ai più alti livelli istituzionali.
Siccome solleva, tra gli altri, problemi di etica, trasparenza, discriminazione e privacy, occorre regolarla per evitare che diventi una tecnologia contro l’uomo.
Personalmente vedo due rischi:
il primo riguarda i giovani;
il secondo, alcuni settori produttivi.
Sarebbe drammatico se i ragazzi si affidassero solo all’intelligenza artificiale, trascurando la propria. Si appiattirebbero su un terreno che annulla le diversità e l’autonomia. Finirebbero per vivere non in base alle loro scelte, ma a quelle uniformi proposte dal software.
Devono usare l’Intelligenza artificiale; non essere usati dall’Intelligenza artificiale!
Il secondo rischio riguarda i settori industriali dove la creatività e l’originalità sono il tratto distintivo del prodotto. La creatività fondata su algoritmi preimpostati potrebbe mettere in secondo piano la sensibilità e l’inventiva umana che sono invece le fonti più autentiche e distintive del made in Italy.
Diverso è il caso per i comparti più tecnologici che con l’intelligenza artificiale possono esaltare le loro prestazioni.
Al riguardo credo sentiremo delle valutazioni importanti da parte di Andrea Guerra e di Marco Hannappel, che saluto e ringrazio per la presenza.
Nell’evento di settembre sull’Intelligenza artificiale che abbiamo organizzato all’Isola Polvese è stato sostenuto che il rapporto tra lavoro umano ed intelligenza artificiale non va posto in termini alternativi, come se l’uso della tecnologia debba spiazzare il lavoro umano.
Va visto in termini di integrazione.
A vincere saranno le imprese che sapranno valorizzare il lavoro delle persone con gli strumenti di Intelligenza artificiale.
L’azienda che avrà successo sarà quella che avrà questa forma di collaborazione tra uomo e tecnologia. Non si tratta di scegliere l’uno o l’altra, perché sarà l’alleanza tra i due a fare la differenza.
Dell’intelligenza artificiale non faremo più a meno, ma bisogna avere le competenze per evitare tre possibili errori: usarla troppo; usarla troppo poco; usarla male.
In fondo, ci vuole più intelligenza naturale per valorizzare quella artificiale.
Per aiutare le imprese ad affrontare una sfida del genere, Confindustria Umbria ha costituito e guida il Polo Europeo di Innovazione Digitale, Umbria Digital Data, al quale aderiscono l’Università di Perugia ed altri 11 soggetti.
Il Polo sarà a disposizione delle imprese per assisterle nella trasformazione digitale, con servizi di altissima qualità offerti a costi nettamente inferiori a quelli di mercato grazie al sostegno pubblico che abbiamo ottenuto per aver vinto un bando europeo.
Stiamo per concludere la fase negoziale con il Dicastero per il Made in Italy, guidato dal Ministro Urso, e contiamo di firmare presto la Convezione di sovvenzione per renderlo pienamente operativo.


La seconda trasformazione che interessa le aziende è l’ampliamento del loro ruolo.
Non basta che producano reddito.
Devono proteggere l’ambiente; favorire il benessere della comunità; generare valore per un lungo periodo.
Devono, cioè, essere sostenibili.
La sostenibilità non è una risposta tattica alle nuove esigenze del mercato o alle norme che lo regolano.
E’ un vero e proprio mutamento del modo di essere delle imprese.
E’ un trasformazione radicale della loro natura.
Confindustria Umbria ne è consapevole ed ha organizzato molte iniziative per promuovere il nuovo modo di intendere e gestire l’impresa.
Anche in questo caso servono competenze professionali specifiche e sensibilità manageriali adeguate.
Noi imprenditori siamo tutti per la sostenibilità. Lo dimostrano gli ingenti investimenti che abbiamo fatto per ridurre le emissioni, produrre ed usare energia pulita, abbassare l’impatto ambientale e rafforzare la presenza nelle nostre comunità.
Ma la sostenibilità deve essere un traguardo raggiungibile, non un sogno irrealizzabile.
Prendiamo il caso dell’uscita dal mercato nel 2035 delle auto col motore endotermico a favore di quelle elettriche.

Per raggiungere questo traguardo si dovrebbero soddisfare tre condizioni praticamente irrealizzabili:
investire circa 100 miliardi per realizzare le infrastrutture. Dovremo mettere le colonnine di ricarica ovunque. A Roma, anche in terza fila!
avere una quantità enorme di energia pulita per ricaricare le batterie. Impossibile solo con le rinnovabili
tutte le famiglie, indipendentemente dalla disponibilità finanziaria, saranno costrette a cambiare l’auto.
Forse qualche nazione potrà raggiungere questo obiettivo. Sicuramente non l’Italia.


Per affrontare le trasformazioni del digitale e della sostenibilità ci piacerebbe confrontarci con i concorrenti ad armi pari. Nella stessa Europa abbiamo Paesi con condizioni completamente diverse.
Non pretendiamo situazioni di privilegio, ma non accettiamo nemmeno ulteriori penalizzazioni, tenuto conto che, come hai detto tu, Carlo, davanti al capo dello Stato “già dobbiamo affrontare la duplice transizione in condizioni impari rispetto a chi può mobilitare risorse finanziarie imponenti e può contare su posizioni di monopolio”.
Un ruolo fondamentale per definire le regole lo ha l’Europa, e, nel suo ambito, il Parlamento europeo.
L’anno prossimo si terranno le elezioni per il suo rinnovo e daremo maggiore attenzione a questa fase della vita politica.
Abbiamo colto talvolta uno scollamento tra l’azione dei nostri rappresentanti a Strasburgo e le esigenze delle aziende.
Sia nel caso dell’automotive, che, più di recente, della proposta di “Regolamento imballaggi” si è assistito a decisioni di alcuni eurodeputati italiani che contrastano con gli interessi industriali del paese, della regione e dello stesso ambiente.
La crescita economica deve venire prima delle dinamiche di partito!
Le esperienze a cui ho fatto riferimento ne sono un esempio lampante.
Ed il fatto che talune votazioni fondamentali per l’industria italiana abbiamo visto dividersi i nostri rappresentanti, facendo passare per pochi voti delle norme in conflitto con i nostri interessi, non è certo stato un bello spettacolo.
Per uscire da questa situazione penso sia necessario rafforzare il dialogo con gli europarlamentari.
Fin dalle prossime settimane cercheremo un confronto con chi ci rappresenta a Strasburgo, a cominciare dai parlamentari eletti nella nostra circoscrizione, per far conoscere meglio le esigenze delle imprese e per ridurre la distanza tra politica e cittadini che non è positiva né per la politica né per i cittadini.
L’Europa deve dare obiettivi ambiziosi e realisticamente perseguibili, lasciando però libere le imprese di scegliere come raggiungerli.


L’economia italiana sta rallentando un po’.
Perché negli anni passati si è ripresa dalla crisi più rapidamente di altri paesi; perché vi è un graduale ridimensionamento del ciclo espansivo dell’edilizia; perchè risente della crisi tedesca.
Pesano gli alti tassi di interesse, il conseguente calo degli investimenti e la dinamica meno favorevole del commercio internazionale.
Altro aspetto da considerare con attenzione è il prezzo delle commodities energetiche e soprattutto del petrolio che ha ripreso a salire.
La decelerazione economica è testimoniata dalle previsioni di crescita di Confindustria per il 2023 (0,8%), e per il 2024 (0,5%).
Il trend dell’inflazione è però calante ed è ragionevole immaginare che la discesa prosegua in modo graduale.
E’ chiaro che lo scenario è condizionato da tanti fattori, innanzitutto dall’evoluzione del conflitto israelo-palestinese che potrebbe avere ripercussioni sulla fiducia di imprese e famiglie.
In questo contesto, il Governo – di cui apprezziamo l’azione – ha presentato una manovra equilibrata ed espansiva, che ha richiesto il ricorso allo scostamento di bilancio.
Consideriamo positivo che le risorse siano state concentrate sul taglio del cuneo contributivo. Pensiamo che la misura temporanea debba avere carattere strutturale, con interventi a vantaggio dei percettori di reddito e delle imprese.
La manovra contiene anche un intervento che sposta i termini per restituire, dicono in maniera spontanea, i crediti di imposta per ricerca e sviluppo, indebitamente fruiti.
Le imprese hanno investito contando in buona fede sull’incentivo pubblico, poi però, dopo qualche anno, sono state invitate a decidere se restituire l’aiuto o affrontare un contenzioso con possibili ricadute penali, perché nel frattempo l’interpretazione della norma sarebbe cambiata.
Le aziende con le spalle larghe incassano il colpo.
Le altre si trovano in difficoltà perché sono praticamente costrette a sostenere un costo non previsto che fa pagare per intero un investimento che, probabilmente, non avrebbero fatto senza l’incentivo.
E’ una situazione assurda che non si deve ripetere! Alle aziende servono leggi semplici e certe.
Consideriamo utile il rifinanziamento della legge Sabatini, anche se andrebbe aumentata la dotazione.
Il piano industria 4.0 ha favorito anche in Umbria una crescita importante degli investimenti.
Siamo naturalmente d’accordo con il Presidente Bonomi che siano maturi i tempi per lanciare il piano industria 5.0, che combina l’investimento digitale con quello per la sostenibilità.
Di questo nella manovra non c’è traccia, perché dovrebbero essere attivati a tal scopo i fondi a valere su un programma europeo che dovrebbe prevedere anche un rafforzamento delle misure per il credito di imposta.
Per generare crescita ed occupazione servono due cose:
la stabilità politica e geopolitica
la programmazione delle misure di sostegno alle imprese per un periodo di almeno 5 – 10 anni
Solo così si alimentano gli investimenti.
E gli investimenti sono essenziali per alimentare lo sviluppo, unica strada percorribile per ripagare il debito pubblico ed anche, aggiungo, per innalzare la produttività, precondizione per elevare i salari.
Per combattere il lavoro povero non serve la legge. Serve la produttività.


Lo scorso anno ci siamo concentrati sull’emergenza energetica. Tante imprese hanno sofferto gli effetti, spesso speculativi, della crisi ucraina.
Nel frattempo, l’Italia ha differenziato i paesi di approvvigionamento per sganciarsi dalla Russia, senza però aumentare, per esempio, la capacità di estrazione dai suoi giacimenti.
Adesso dipendiamo per il 45% dalle importazioni di gas dall’Algeria, e questo dato non può non sollevare grosse incognite di fronte al conflitto in medio-oriente che speriamo possa cessare il prima possibile per evitare ulteriori vittime.
Sulle imprese europee gravano le quote Co2 che non esistono in nessun’altra parte del mondo.
Mentre in America il Governo da contributi alle imprese per diventare sostenibili, in Europa si tassano quelle che non ci riescono. In Cina ed india il problema neanche si pone.
Per come funziona il sistema del commercio delle emissioni, quella che avrebbe dovuto essere una tassa è diventato un titolo oggetto di speculazione, che da 4 euro a tonnellata è passato a 90 euro. L’effetto che genera è l’inflazione, perché le aziende sono obbligate a ribaltare sul prezzo l’incremento di costo, mentre noi l’inflazione dobbiamo combatterla, quindi, si potrebbe adottare un sistema diverso che mi permetto di sottoporre all’attenzione del Ministro e delle autorità coinvolte.
Bisognerebbe dare la facoltà agli imprenditori, invece di pagare le quote Co2, di destinare la stessa cifra in investimenti per la sostenibilità ambientale nelle proprie aziende.
Si avrebbero tre conseguenze positive: si contrasta l’inflazione; si tutela l’ambiente; si genera sviluppo nel territorio.


Essere la regione più attrattiva per le imprese che vogliono investire in sostenibilità è l’obiettivo per i prossimi 10 anni.
E’ la visione per l’Umbria che esce dall’analisi condotta dallo Studio Ambrosetti che oggi diffondiamo e commentiamo con il suo Presidente, Marco Graziosi, che saluto.
Lo scorso anno in questa sede abbiamo presentato l’iniziativa che si è sviluppata nel 2023 e che ha fruito del contributo di colleghi e personalità che hanno indicato la strada che porterà l’Umbria all’appuntamento con il suo futuro.
“Umbria 2032” risponde a due domande: come vogliamo che sia l’Umbria tra 10 anni; cosa dobbiamo fare per realizzare ciò che vogliamo.
Vogliamo che sia una regione caratterizzata dalla sostenibilità nella sua accezione più ampia.
Per raggiungere il traguardo sono stati individuati 17 progetti che si sviluppano in tre assi d’intervento: infrastrutture, sviluppo industriale e capitale umano.
Tra le azioni prioritarie vi sono la realizzazione della stazione Medio Etruria; l’ampliamento della copertura da Banda Ultra Larga; l’affermazione dell’area di Terni come laboratorio per la manifattura green.
Una valenza trasversale è attribuita ai giovani talenti che sono fondamentali per introdurre nelle imprese e nelle organizzazioni pubbliche le innovazioni indispensabili per raggiungere i traguardi che abbiamo definito.
Credo che sia necessario porsi con maggiore disponibilità nei confronti delle giovani generazioni che altrimenti cercano di realizzare altrove le loro giuste aspirazioni. La centralità dell’Uomo passa anche da qui.
Un’altra questione da affrontare è quella del disallineamento tra domanda ed offerta di lavoro.
I giovani cercano lavoro e le imprese cercano i giovani. Ma non si incontrano.
L’ITS ha mostrato di essere uno strumento molto efficace per formare ragazzi con competenze corrispondenti a quelle richieste dalle aziende, e gli alti tassi di inserimento lavorativo lo testimoniano. Gli daremo più forza.
L’alta formazione universitaria, la ricerca, il trasferimento tecnologico, il potenziamento dell’ateneo perugino sono altri assi portanti dello Studio Umbria 2032, e colgo l’occasione per ringraziare ancora Sviluppumbria, le Fondazioni di Perugia, di Terni e Narni e la Camera di Commercio per il supporto prezioso.
Ma soprattutto mi sia consentito di esprimere sincera gratitudine alla Giunta della Regione ed alla sua Presidente per la vicinanza e lo spirito di collaborazione che non hanno mai fatto mancare.


Passi in avanti lungo il sentiero della sostenibilità l’Umbria li sta facendo.
Non è marginale che sia programmato da una primaria impresa un investimento di oltre un miliardo di euro per azzerare l’impatto ambientale. Sottolineiamo in presenza del Ministro Urso l’importanza di giungere quanto prima all’Accordo di programma che rafforzerà il polo siderurgico di Terni e del suo indotto.
Siamo orgogliosi, inoltre, che un gruppo di 31 imprese di Terni e Narni, accompagnate da Confindustria Umbria, impegnato sul fronte della sostenibilità con il progetto Turn Urban Regeneration, abbia appena ottenuto, primo al mondo, la certificazione ISO 37101 della gestione sostenibile per il benessere sociale.
È un attestato di grande importanza che oggi annunciamo e che sarà oggetto di una specifica iniziativa per dare ad esso la giusta attenzione.
Il polo della chimica verde ha buone prospettive con l’insediamento di nuovi operatori industriali, con il centro di innovazione Biomat, e con l’ammodernamento del sito.
Stiamo facendo progressi anche sul fronte delle infrastrutture.
Per il “nodino di Perugia” si sta completando l’iter autorizzativo. È un’opera fondamentale per la regione. Ci rivolgiamo ai rappresentanti del Governo perché sia assicurata la necessaria copertura finanziaria.
Il potenziamento dell’aeroporto di San Francesco ha fatto da volano per il turismo ed ha reso l’Umbria più accessibile.
La stazione Media Etruria completa il quadro e consentirebbe di raggiungere con l’alta velocità i centri nevralgici dell’economia nazionale.
I tre interventi sottraggono l’Umbria dallo storico isolamento e danno una spinta aggiuntiva alla crescita.


Signor Ministro, Autorità, colleghi,
abbiamo tratteggiato le linee del futuro delle imprese e della regione.
Crediamo che a questo compito Confindustria Umbria non possa sottrarsi, perché le aziende che rappresenta sono il motore del territorio.
Ho detto che è utile fissare dei punti fermi da cui partire per guidare insieme, e non subire, i processi di cambiamento.
Li ho tratteggiati prima ed ora li riassumo in estrema sintesi:
le nostre imprese sono solide e competitive

sono pronte per le nuove sfide: l’Intelligenza artificiale e la sostenibilità

devono potersi confrontare alla pari con i concorrenti, almeno europei

e per quanto riguarda il contesto

in Europa: più concretezza e meno utopia
in Italia: stabilità politica e delle politiche; leggi semplici e chiare
in Umbria: realizzare i progetti strategici entro il 2032

Tutto ciò mettendo l’Uomo al centro degli interessi, delle attenzioni e delle aspirazioni delle imprese e della comunità.
A noi imprenditori spetta un grande lavoro, e lo faremo per continuare a trasformare le idee in realtà ed i sogni in prosperità.

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Un camion Gesenu

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