Nichinonni a casa, fatale lo smart working

Nei retroscena delle clamorose dimissioni dell’assessore al Personale le battaglie per il lavoro agile e le assunzioni dei vigili

Au. P.

TERNI – Lui, anche in questa circostanza – in queste ore – mantiene il profilo basso: Lucio Nichinonni continua a dire che lunedì si è dimesso da assessore per motivi professionali e personali. «Le ragioni che mi hanno indotto a rassegnare le dimissioni dall’incarico di assessore sono esclusivamente dovute alla necessità di dedicarmi totalmente al mio studio professionale» – dichiara a Umbria7.

 Ma la realtà è molto più complessa. Nichinonni, prima di scrivere la lettera d’addio ha avuto almeno due scontri con i vertici di Palazzo Spada. Motivo del contendere lo smart working dei dipendenti comunali. Il sindaco Bandecchi e il vice Corridore da sempre sono per l’abolizione del lavoro da casa. Nichinonni prima si è adeguato ma poi, all’indomani di una serie di incontri con le organizzazioni  sindacali ha fatto un mezzo passo indietro. Subito sottolineato dal sindaco e dal vice sindaco. Ancora, la disparità di vedute sulla mega infornata di vigili urbani che il sindaco Bandecchi vorrebbe fare nel 2024. Nichinonni ha espresso preoccupazione per i costi in bilancio. Ha altresì evidenziato che nell’organico del Comune ci sono vuoti in servizi essenziali. Insomma, meno assunzioni nei vigili e qualcuna agli sportelli.

Gli scontri avrebbero lasciato ferito Nichinonni, anche per le modalità del confronto. Da qui la decisione di mettere nero su bianco l’addio.

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