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San Valentino tra Terni e la Sardegna e la storia della conca, due nuove opere firmate Folco Napolini

Il regista umbro racconta i suoi progetti. L’INTERVISTA

El. Cec.

TERNI – Un film che vuole unire due popoli e due terre, la Sardegna più ancestrale e l’Umbria più meridionale, collegate dall’amore e la devozione per la figura di San Valentino, mettendo insieme anche il teatro, la danza e il cinema. Si tratta di “Nel nome di San Valentino breaking bread il canto delle Pietre”, di cui è padre Folco Napolini. Ma la sua creatività non si ferma più. Non contento il regista decide di regalare a Terni un altro film, che omaggia questa volta il territorio ternano, tornando indietro nel tempo e ricostruendo i principali accadimenti che cambiarono la città. In meglio? In peggio? Folco Napolini lo lascia decretare agli spettatori.

Napolini racconta com’è nata la sua volontà di trasporre lo spettacolo “Il canto delle pietre” con i testi di Andrea Giuli, Salvatore Niffoi e Grazia Deledda in film: «asce da una mia visita a Sadali, in Sardegna, dove ho conosciuto la comunità, ho provato emozioni forti, c’è stata molta spiritualità, magia, ci hanno anche accolto spezzando il pane. Da lì in poi ci sono state situazioni che mi hanno sconvolto in positivo, in quel borgo c’è il culto del nostro San Valentino e per questo sono riuscito a collegare questo sentimento di devozione del santo tra Sardegna e Terni. Quando sono tornata ho deciso di farci un film. È una novità perché ha tre titoli: Nel nome di San Valentino, Breaking Bread e il Canto delle Pietre e tre elementi: il teatro, la danza e il cinema. Tutto questo condito dalla colonna sonora dei pezzi più famosi dei Tazenda».

Riguardo il film sulla storia di Terni afferma: « Sto chiudendo il film su Terni che avevo già fatto “Interamna Inoxum” completo così l’opera con i giorni nostri, avendo anche vinto un bando. È un’opera molto interessante per essere d’insegnamento per le giovani generazioni, per far conoscere le loro radici e quando accadono dei fatti, per consentire loro di capire il motivo sottostante. Terni è la città del fiume e quindi è in continuo movimento e fermento. A Terni gli è complicato accogliere i cambiamenti, non rientra nella prassi naturale dei ternani però il segreto è sempre quello che quando non si hanno le risposte tornare al fiume significa ascoltarlo. Come dicevano le poesie dialettali, dalle ondine del fiume escono fuori le risposte e possiamo capire quali sono le soluzioni alle nostre domande».

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