di Marco Brunacci
TERNI – Scorie di acciaierie trattate, utilizzate per realizzare la base delle nuove asfaltature delle strade.
Il primo banco di prova è passato quasi inosservato. Un peccato, perchè questa è una sorta di rivoluzione per il riuso, per l’economia circolare – come si dice – con la possibilità di un risparmio di risorse ambientali ben maggiore rispetto a tante trovate che lasciano il tempo che trovano.
Per la città di Terni un ulteriore aiuto per uscire dall’emergenza discarica, sempre che tutti i soggetti (il Comune, prima di tutto,) siano seri nell’affrontare una questione essenziale sia per il futuro industriale della città come per la sua la sua vivibilità.
Parliamo di utilizzo delle scorie derivate dalle acciaierie. Il soggetto qui è l’Ast, con un’azienda finlandese (Tapojarvi) che ha realizzato all’interno delle Acciaierie ternane uno stabilimento per devitalizzare le scorie.
Il progetto parte da una collaborazione con la Regione (l’assessore Melasecche in primis) e il coinvolgimento di Anas e Arpa.
«Due anni fa – racconta Melasecche – abbiamo iniziato a lavorare con Tapojarvi, Anas e Arpa. I risultati sono al momento tutti convincenti. Gli esami chimici sono stati tutti superati alla grande. E adesso c’è il primo banco di prova».
Il test è stato effettuato sulla statale 209 Valnerina. Asfalto posto su base di scorie di acciaio trattate.
«Un potenziale riutilizzo di decine e decine di migliaia di tonnellate di scorie di acciaio, con un contemporaneo risparmio di materiale di cava», sottolinea Melasecche.
Ma non è solo questo. Si tratta di un modo nuovo di porre un problema ambientale scottante. Ast produce 300 mila tonnellate annue di scorie. Utilizzare questo materiale, dopo l’intervento di Tapparvi, per le strade è una svolta.
Parliamo di costi, di sostenibilità economica. Ma parliamo soprattutto di sostenibilità ambientale.
E qui si innesta la nuova questione della discarica ternana. L’amministrazione comunale sta mettendo bastoni fra le ruote al progetto – che comunque porterà un miliardo di euro su Terni e sul suo stabilimento di riferimento – facendo proposte fuori logica sulla bonifica dell’attuale discarica (utilizzata in parte dall’Ast) e che il gruppo Arvedi è pronto a finanziare.
Non è un caso che di fronte alla notizia dell’utilizzo delle scorie il sindaco Bandecchi si sia alzato per rivendicare dei meriti. “Inesistenti”, dice l’assessore Melasecche, puntuto come non mai. “Caro amico sindaco tu su questa cosa hai fatto zero”, dice con un sorriso al veleno in un post.
Ma tutto questo è indispensabile per capire quale è lo stato dell’arte della questione e di fronte a quale bivio sia posta la città di Terni.
Se l’amministrazione comunale guidata da Bandecchi capisce che la bonifica della discarica è fondamentale per evitare che scoppi di qui a poco una vera bomba ecologica (non di quelle che si inventano certi presunti esperti), allora si può andare avanti. Il Piano da un miliardo prende forma, Terni ottiene benefici e vantaggi come mai avuto nella sua storia. Altrimenti si espone la città a evidenti rischi.
Ed è sicuro che ai ternani non interessa affatto se Bandecchi e la sua amministrazione vengano presi in buona considerazione oppure no dal Gruppo Arvedi.
La cosa fondamentale è lavorare, senza perdere tempo o accampare scuse, per il bene della città.
Se le indicazioni della severa Ue vengono seguite e il Comune fa il bando e velocemente mette in campo gli strumenti necessari, senza mettersi di traverso, ecco che in uno spazio temporale ridotto, la discarica ternana viene bonificata a spese del Gruppo Arvedi, con vantaggi evidenti per ogni soggetto, a partire dal Comune stesso. E questo vale per il passato.
Se poi, grazie all’esperimento del fondo stradale, le scorie diminuiscono drasticamente, il percorso per il disinquinamento di Terni accelera in maniera percepibile a tutti.
Ma questo è il momento di una scelta dirimente: o il bene della città o altre maionesi impazzite di chiacchiere deleterie.


