Mascia Aniello

Tra la Aniello e Cardinali non c’è tregua

Si infittisce lo scambio di accuse tra gli ex colleghi della giunta Bandecchi

TERNI – Ormai volano gli stracci tra Sergio Cardinali e Mascia Aniello. Che pure fino a qualche ora fa sedevano insieme nei banchi della  giunta Bandecchi. Certo, i rapporti tra i due non sono mai stati idilliaci. Ma ora  siamo alla guerra totale. Allo scambio di accuse, che non lesinano termini come «sessismo», «bugie», «infamie». La Aniello si è dimessa accusando Cardinali di averla aggredita verbalmente in almeno due occasioni. Ieri la giunta ha peso le parti di Cardinali, parlando di clima di confronto sereno, ma nello stesso tempo ha  confermato che il contraddittorio c’è stato.

La Aniello a sua volta ha replicato sottolineando di essere pronta a ribadire le sue accuse in ogni sede. E adesso Cardinali torna di nuovo alla carica con una nota che parla di accuse infamanti: «Nel ringraziare i colleghi della Giunta – dichiara l’assessore allo Sviluppo economico Sergio Cardinali – per avere fatto chiarezza su fatti di cui vengo ingiustamente accusato dal dimissionario assessore, intendo chiarire alcuni aspetti della vicenda oggetto di gogna pubblica nei miei confronti.
Le evidenti divergenze sul piano politico, riguardanti la vicenda della discarica e dell’accordo di Programma Ast, tra me e l’assessore Aniello sono state negli ultimi mesi chiare a tutti i soggetti politici e cittadini ternani in quanto ampiamente riportate nei giornali e nei social, e spesso oggetto di varie interrogazioni delle opposizioni in Consiglio Comunale. L’evidenza più chiara si è avuta nel momento del voto di giunta della delibera per la messa in sicurezza della discarica, in cui l’assessore Aniello ha deciso di votare contro il documento sottoscritto da tutti gli altri, dopo averlo condiviso e sottoscritto.
Ritengo assolutamente infondate le accuse mosse, in un primo momento nei confronti di un generico assessore, e successivamente chiarito pubblicamente dal Sindaco che riguardavano la mia persona.
Come già raccontato nel precedente comunicato dagli altri colleghi di Giunta, mentre ci confrontavamo sulle strategie politiche della vicenda AST, a fronte di una mia  ferma difesa  della linea politica raggiunta che consente la coesistenza  dello  sviluppo economico e industriale con l’ambiente circostante, l’assessore Aniello mi accusava di fronte a tutti di difendere i miei amici delle acciaerie lasciando intendere  un rapporto poco chiaro nel mio operato amministrativo. Tengo a precisare che tale affermazione da parte dell’Assessore Aniello avveniva per la seconda volta, in quanto già fatto in passato alla presenza solo di alcuni assessori.
A quel punto in maniera ferma ma educata  ho risposto a tale accusa infamante e lesiva della mia moralità.
Una risposta legittima di fronte ad un’accusa tanto infamante, quanto gratuita, tesa a screditare il lavoro politico che c’è stato nella realizzazione  dell’accordo sottoscritto con Ast dal sindaco di Terni.
Appare un errore grave  utilizzare in modo improprio argomenti che sono una piaga per la nostra società come quelli del sessismo e della violenza di genere, che peraltro mi hanno visto protagonista attivo nella lotta a simili comportamenti  nei  35 anni di militanza nel Sindacato, anche attraverso accordi contrattuali nazionali da me fortemente sostenuti e sottoscritti.
Di fronte a tante donne che sono vittime di violenza e restano nel silenzio, agitare il tema della violenza di genere per fare breccia sulla opinione pubblica a pura speculazione  politica, cercando di demonizzare l’operato di un collega, oggi “avversario politico”, è un errore grave.
Alla stessa stregua del recente passato, oggi mi sto impegnando nell’amministrazione al fine di trovare il migliore equilibrio tra il lavoro, l’occupazione e l’ambiente, evitando i problemi sociali ed economici che interverrebbero ad una eventuale chiusura dello stabilimento, come caldeggiato più volte  dall’assessore Aniello.
Nella speranza di vedere immediatamente cessare tali infamie nei miei confronti, mi riservo  di intervenire nelle sedi opportune a difesa della mia persona e del mio ruolo politico-istituzionale».

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