Redazione Perugia
CASTIGLIONE DEL LAGO (Perugia) – Tornano a incontrarsi le note del trombettista Paolo Fresu e del pianista americano Uri Caine nel nuovo progetto live, in cartellone per la stagione targata Moon in June che ospiterà il concerto sabato 21 settembre alle 21 alla Rocca del Leone di Castiglione del Lago, inserito all’interno del cartellone Sergino Memories (progetto curato dal Comitato “Per Sergio Piazzoli” a dieci anni dalla scomparsa dello storico promoter perugino con lo scopo di non far disperdere il suo patrimonio culturale e musicale).
Il duo composto da Fresu (tromba, flicorno, effetti) e Caine (pianoforte) è la storia di grandi personalità del jazz moderno. E con “Improvvisi” i due musicisti hanno pubblicato un nuovo disco di una storia comune diventata importante e che ovviamente è il fulcro del loro attuale progetto live. Una sorta di “alternative version” di quelle proposte da diversi fortunati progetti alle prese con gli standard più tradizionali della storia del jazz ma, con in più, il rischioso “senza rete” di avere in realtà scelto materiale davvero “pericoloso” per la sua enorme popolarità. Non è affatto semplice, come invece potrebbe sembrare, scegliere di suonare ad arte, brani che sono il magma ed il segno della storia jazzistica. Il duo affronta il gioco con sorprendente semplicità, riuscendo perfettamente a trasmettere il sentimento che guida questa straordinaria musica.
Questo incontro è una delle cose più interessanti successe nel mondo del jazz degli ultimi anni: la tromba lirica e sognante di Fresu, il suo timbro malinconico e onirico si sposa eccellentemente con il pianismo di Uri Caine, fatto di mille citazioni, dalla canzone americana, al blues, dal jazz più mainstream all’avanguardia fino alla musica classica, genere che Caine ha riveduto e corretto secondo i suoi parametri personali in molti progetti solistici pubblicati negli ultimi dieci anni.
Due artisti davvero onnivori nella più classica accezione del termine. Al punto che – quando ve ne è stata l’occasione – il loro “concerto” si è invece trasformato in una serie di concerti, spalmati su una tre o quattro giorni, ognuno dei quali dedicato ad un preciso entourage stilistico di riferimento. A Umbria Jazz Winter, qualche anno fa, il duo è dunque stato chiamato a riempire quattro distinte serate, ognuna delle quali dedicata a una precisa collocazione. La prima serata dedicata al mondo della musica classica barocca, la seconda agli standard jazzistici tout-court, la terza alla musica popolare in genere (comprese le definizioni rock e pop), la quarta ai brani originali che il duo aveva già precedentemente inciso per i propri lavori, raccolti in due dischi pubblicati da Emi/Blue Note negli anni passati.
Quale summit totale di venti lunghi anni di splendida collaborazione anche umana, Paolo e Uri fanno volare alto il significato della libertà espressiva della musica afro-americana per eccellenza con anche questo nuovo progetto che affonda le radici nella tradizione jazzistica ma ne usa il più importante e fattivo senso creativo utilizzando quella improvvisazione che l’ha resa celebre nei territori della musica moderna. Molti parlano, a ragione, di questo duo, una delle collaborazioni più richieste e apprezzate del circuito jazzistico, quale un piccolo capolavoro di stile, un progetto di vasti orizzonti, di quelli che ti rimettono in pace con il mondo.
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