Rinascita post sisma, un piccolo paese della Valnerina in festa per la riapertura della sua chiesa

Greppa di Vallo di Nera conta solo nove abitanti. L’arcivescovo Boccardo: «Sappiate che non siete ai margini del cuore della diocesi»

VALLO DI NERA (Perugia) – Grande festa per una comunità minuscola ma unitissima. «Anche le comunità più piccole, ai margini della vita frenetica, hanno il loro diritto di esistenza, hanno qualcosa di significativo da dire e da dare a chi vive di corsa. Carissimi amici, abitate in un luogo bellissimo, avete il mondo i vostri piedi, godete dell’armonia del creato. Sappiate che non siete ai margini del cuore della Chiesa diocesana». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo si è rivolto agli abitanti di Geppa di Vallo di Nera venerdì 26 dicembre, quando ha celebrato la messa per la riapertura della piccola e deliziosa chiesa di Santo Stefano, restaurata dopo i danni dei terremoti del 2016. Nel piccolo borgo stabilmente vivono 9 persone, ma per la storica occasione sono arrivati anche quanti hanno legami vari col paese.

La felicità negli abitanti era palpabile, da giorni erano impegnati nel preparare ogni minimo dettaglio, a qualcuno sono scese le lacrime quando sono state nuovamente suonate le campane. «Avere tra noi l’arcivescovo – ha commentato un signore – è motivo di grande gioia, è grazie a lui se è stato possibile riaprire questa nostra chiesa e lo ringraziamo per aver dedicato un po’ del suo tempo alla nostra piccola comunità di Geppa». Con il Presule hanno concelebrato i sacerdoti della Pievania dei Santi Felice e Mauro, don Luis Vielman e don Sebastiano Devasia Urumbil. La liturgia è stata animata dalla corale della Pievania. Presente il sindaco di Vallo Nera Agnese Benedetti e il confinante di Santa Anatolia di Narco Tullio Fibraroli.
Nell’omelia monsignor Boccardo ha sottolineato il coraggio di Santo Stefano, primo martire della Chiesa, che non ha ceduto al compromesso, rimanendo fedele al Signore nonostante le ferite della sua vita e aiutando chi gli stava vicino. «Ed io come posso fare ciò?», si è chiesto l’Arcivescovo. «Aiutare – ha proseguito – è anche dire una parola buona e non solo dare a chi è in difficoltà qualcosa di materiale; è chiamare una persona che non vedo da tanti giorni e dirgli come va, è riallacciare rapporti con quei familiari dai quali ci siamo allontanati per vari motivi, è compiere un gesto di perdono nei confronti di qualcuno che posso aver offeso: tutto ciò è come balsamo che scende sulle ferite. Certo, non è facile. Ma essere cristiani non è facile. Questi gesti non sono spontanei, bisogna volerli e per compierli dobbiamo affidarci allo Spirito del Padre che ci suggerirà come fare».
Poi, un passaggio sulla riapertura della chiesa, che presentava danni lievi nella copertura e nelle murature e che è stata recuperata grazie ai fondi 8×1000 della Conferenza Episcopale Italiana e alle offerte dei fedeli: «Riaprire una chiesa – ha detto mons. Boccardo – vuol dire riscoprire l’alleanza tra Dio e l’uomo, che ci parla di fedeltà e di desiderio di stare insieme. La fedeltà di Dio non pone condizioni: Lui si sottopone alla nostra libertà rischiando di essere rifiutato, eppure continua a venire perché è molto appassionato per noi. Non finiamo mai di essere persone amate da Dio, qualunque sia la nostra storia. E l’impegno che avete profuso per questa chiesa dice proprio la bellezza e la fecondità di questa fedeltà di Dio».

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