Marco Brunacci
Fausto Roila, uno degli ultimi mostri sacri della terremotata sanità umbra, ha preparato le dimissioni, le ha annunciato ad alcuni amici e lunedì ha deciso di presentarle alla direttrice generale dell’assessorato, Donetti. Lascia il coordinamento scientifico della Rete oncologica regionale, un must della sanità di queste parti.
L’Umbria è stata una delle prime regioni in Italia che si è strutturata per dare una risposta ai malati oncologici con riferimento alle cure più avanzate, avendo tutti i dati necessari per poter intervenire nei tempi e nei modi migliori per i pazienti. Una struttura di supporto fondamentale, che doveva essere riattivata e che invece adesso semplicemente continua di fatto a non esistere, mentre nessuno pare intenzionato a rimetterla in funzione. Il gesto di Roila sarà giustificato, a quanto dicono i ben informati, con motivi personali, come il bon ton delle relazioni istituzionali impone. Ma è comunque un segnale pesante, in primo luogo per la qualità del medico, una delle ultime figure di riferimento di scuole che hanno fatto grande la sanità regionale, il quale ha raccolto il testimone del professor Tonato, insieme al quale è stato tra i pionieri della moderna cura dei tumori. In secondo luogo perchè è un’ulteriore messa in mora per un’amministrazione regionale che deve alla sanità tanta parte del suo successo elettorale, ma continua a non far seguire azioni concrete al gran vociare della propaganda. La Rete oncologica è stata uno dei fiori all’occhiello della risposta sanitaria umbra alle esigenze dei pazienti. Di fronte al fatto che sia la Rete finita in un vicolo cieco, non contano certo le spiegazioni quanto la determinazione a farla ripartire. E il tempo è scaduto, siamo già ai supplementari, sempre che ci sia il desiderio di venire incontro alle esigenze dei cittadini malati e delle loro famiglie e un minimo di strategia. Lo sanno bene le associazioni che radunano le famiglie dei malati e che si interfacciano quotidianamente con i medici. Al punto in cui si è giunti, le rassicurazioni in forma di chiacchiere servono meno di niente.


