di Marco Brunacci
TERNI – Le tensioni di questi giorni a Terni si trasferiranno a inizio anno sul tavolo del prefetto. Ma da subito partiranno le telefonate per cercare di capire cosa hanno intenzione di fare gli Arvedi e Gino Timpani.
In gioco ci sono i posti di lavoro di 52 persone.
È la vertenza simbolo del complesso rapporto tra la nuova Ast e l’indotto, quello ternano in primis.
Umbria7, appena ufficializzato l’acquisto delle Acciaierie da parte del Gruppo Arvedi, ammoniva: «Niente sarà più come con la gestione della multinazionale». E questo perché arrivava un “padrone” da fabbrica, con una logica diversa, per esempio più attenta ai costi, anche a quelli minimi.
Nel bene e nel male, così è stato. I nuovi vertici Ast farebbero però bene a comunicare meglio e nel gran giro dell’indotto sarebbe utile distinguere situazione per situazione.
La questione Tct diventa decisiva. La battaglia legale è già partita. La soluzione è sotto gli occhi di tutti. Ast “deve” comprare Tct o il “meccanismo” non si regge.
Le virgolette servono per dire che le telefonate da Palazzo Bazzani, in queste ora, saranno determinanti.
La moral suasion del prefetto sarà determinante a fronte di una partita giocata finora a calci sugli stinchi.
Ma questa vertenza sarà anche decisiva per capire come la nuova Ast intende interpretare il suo ruolo nel rapporto con la città.
Vista la posta in palio e i posti di lavoro a rischio, tutte le persone di buona volontà saranno utili, ma maggiore attenzione ci si attenderebbe anche dalla politica cittadina e pure da quella regionale.


