di Marco Brunacci
PERUGIA – Pensare positivo per l’economia umbra del prossimo futuro? Si può, ma non come atto di fede ma in base alle fondate simulazioni dell’Aur.
Ecco due motivi di ottimismo.
1.L’economia umbra potrà contare da qui al 2026 su un supporto al Pil regionale che dovrebbe essere dell’1,1% aggiuntivo rispetto a quello che può essere prodotto senza Pnrr.
Il condizionale che usiamo serve perchè è scienza sì e con basi precise, ma anche con l’alea inevitabile che hanno tutte le previsioni, per quanto serie possa essere.
Ogni 100 euro spesi per il Pnrr si generano (dice Aur, l’Agenzia di ricerca regionale) 64 euro di Pil aggiuntivo. Va a questo punto sottolineato che la raccolta fatta dalla Regione dei progetti Pnrr è stata molto sostanziosa (si parla, complessivamente di quasi 3,2 miliardi al momento).
Va aggiunto che l’Umbria sta col Nord in quanto a procedure già avviate dei progetti Pnrr (il 32,2% rispetto al 30 del Centro Italia e al 25 del Sud) e che le aggiudicazioni sono al 20,1 rispetto al 15 del Centro al poco meno del 13 del Sud.
Tutti dati di grande interesse che fanno guardare al futuro con ottimismo, insieme all’ultima decisiva indicazione: si attiverebbe in media 5.300 unità di lavoro in più ogni anno.
2.Nella ricerca Aur di cui già abbiamo detto a più riprese c’è anche un dato che merita di essere sottolineato sempre nella stessa visione di cui sopra.
In sintesi: l’aeroporto San Francesco ha frantumato ogni record precedente in fatto di passeggeri, di utilizzo dello scalo, di arrivi di aerei privati. Ma c’è una stima sull’immediato futuro che è ancora più interessante. Non solo c’è una ricaduta evidente, quantitativa, immediata, ma anche una in prospettiva sull’economia umbra: facendo la stima del piano industriale, praticamente di fatto già raggiunto e superata, di 500 mila passeggeri al San Francesco, ecco che si genera nuova occupazione (diretta o indiretta, in tutta la filiera dei servizi e del turismo) pari a una cifra che va da un minimo di tremila unità a un massimo di 4 mila. Con un nuovo reddito pari a un minimo di 240 milioni e a un massimo di 320.
Vedere nel futuro, in economia, è decisivo. Se l’Aur ha ragione – e ha spiegato i suoi motivi – investire in Umbria è ragionevole. Magari l’occasione per attingere a una nuova vitalità imprenditoriale. Hai visto mai?


