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Luigina Romani: «Col 20% di vaccinati crolla del 50% la diffusione del virus. Stiamo andando bene ma ancora serve attenzione». E sulla terza dose…

POLE POLITIK di MARCO BRUNACCI | L’immunologa dice sì al mix di vaccini tra prima e seconda dose e chiede a tutti un’estate con comportamenti responsabili per evitare sorprese in autunno, quando «non si sa come il virus si ripresenterà. Per questo nessuno può dire oggi se servirà una terza dose»

di Marco Brunacci

PERUGIA – «In questo momento, in cui si può essere ragionevolmente ottimisti nella lotta all’emergenza Covid, c’è bisogno più che mai di dati scientificamente fondati e di silenzio laddove mancano certezze. Abbiamo un nuovo solido dato positivo: uno studio certifica che con il 20% di vaccinati, quindi prima e seconda dose, la circolazione del virus si riduce drasticamente del 50%. In Italia e nella nostra regione siamo vicini a questo importante traguardo».

Luigina Romani, docente di patologia generale all’Università di Perugia e immunologa di fama internazionale, che dall’inizio della pandemia ha indicato strade spesso diverse da quelle percorse ma che mese dopo mese ha avuto modo di veder confermate le sue osservazioni nell’evoluzione del virus, ora dice di guardare al futuro con ragionevole ottimismo.
«Ci sono dati confortanti, bisogna però ancora attendere. Ora i dati sono positivi anche grazie all’azione dei raggi ultravioletti, pure questa attestata da uno studio autorevole. Ma sarà importante essere responsabili proprio in estate per evitare sorprese in autunno. In particolare per rispetto per quelle persone immunodepresse, che continuano ad avere problemi».
Sui temi della stretta attualità, l’uso delle mascherine e la riaperture delle discoteche, dice: «All’aperto è possibile iniziare a fare a meno delle mascherine. Le discoteche? Va bene, all’aperto si può fare, ma solo all’aperto. E ai ragazzi bisogna ancora chiedere senso di responsabilità».
È netta sui vaccini: «Quelli che abbiamo sono buoni vaccini. Tutti. Un successo della scienza. Il mix vaccinale tra prima e seconda dose? Non solo è utilizzabile, potrebbe perfino dare risultati migliori rispetto a una seconda dose con lo stesso prodotto. L’allarme è solo dovuto a un’errata comunicazione. Nella pandemia sarebbe stato necessario che solo un’autorità parlasse e non si sentissero ogni giorno decine di voci diverse e spesso contrastanti. E quella sola autorità avrebbe dovuto verificare, confrontare prima di affermare qualunque cosa».
Sulla terza dose Romani ha un’idea precisa, che obiettivamente non consente repliche: «Ma chi può dire che serve una terza dose. Nessuno sa come si presenterà la situazione del virus in autunno. Niente permette di avanzare ipotesi fondate. Se, nel caso, il virus tendesse a diventare una sorta di influenza ditemi a cosa servirebbe una terza dose che sarebbe una novità nella storia delle vaccinazioni. Quindi oggi come si fa a dire che ci vorrà una terza dose. È solo un’affermazione temeraria, senza fondamento scientifico».
Sulle origini del virus invece si limita a ricordare i tanti, fondati dubbi che aveva espresso già all’inizio della pandemia, lei che era stata nel novembre 2019, due mesi prima che venisse dato l’allarme sul nuovo coronavirus, all’Università di Shanghai a tenere conferenze. Magari, a furia di chiedere, tra un po’ qualcosa in più se ne saprà.

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