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Sanità umbra promossa, sta col Nord. Ma ora deve risistemare bilanci, liste d’attesa e dialogo con gli operatori

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | Pastorelli (Lega) festeggia con buoni motivi per la classifica Creo. Ma la rivoluzione impostata dalla giunta regionale, tra tanti “stop and go”, a giugno, deve dare entro l’anno risultati tangibili per restare in alto. Ora tutto è nelle mani del sempre più trafelato direttore generale D’Angelo

di Marco Brunacci

PERUGIA – Il grafico che riportiamo è chiaro: l’offerta sanitaria dell’Umbria è quella del Nord avanzato. Meglio del Centro. Tanto meglio del Sud. Sesto posto assoluto in Italia, merito di una buona (molto) risposta al Covid e anche in virtù di altri parametri, che non stiamo qui a elencare ma che prendono in esame anche l’accesso alle prestazioni, come dire, non solo l’aspetto sanitario ma anche quello sociale. Per dirla in altro modo: la sanità per tutti.

Fa bene il capogruppo in Assemblea legislativa della Lega Pastorelli a festeggiare. Questo è il report di più di 100 esperti nazionali. Non un lavoro di parte.
Per Pastorelli qui si fa giustizia di ogni falsità detta dall’opposizione.
In realtà, il discorso merita un approfondimento, detto che gli attacchi beceri che arrivano da certa minoranza finiscono una volta di più in fuorigioco.
Questa analisi aiuta pero’ di nuovo a fare chiarezza, come da tanto tempo Umbria7 chiede a tutti.
E serve anche a fare il punto un’altra volta sulla delicata questione, adesso che sta partendo, tra tanti “stop and go”, la rivoluzione sulla decisiva sfida della legislatura.
Poniamo dei punti fissi:
1.La sanità regionale è stata per anni considerata benchmark nazionale e lo è ancora, anche dopo il tornado Covid.
2.L’essere benchmark nel passato non ha escluso e non esclude squilibri nei conti. Quello rilevato dalla Giunta Tesei è di 42 milioni.
3.Il Covid in Umbria è stato affrontato bene, relativamente a quel che si poteva. L’Umbria è stata tra le regioni che hanno avuto le migliori performance. Non tutto ha funzionato? Ovvio. Ma il problema è che il Covid ha lasciato pesanti strascichi nei bilanci sanitari di tutte le Regioni, Umbria inclusa. Uscire da questa fase è complicato. E prevede l’intervento determinante del Governo. Se il Governo cade, sono altri guai (ma ai duri del M5s interessa sopravvivere).
4.L’emergenza finanziaria della sanità ha indotto la Regione a una sterzata sui direttori generali.
5.I bilanci da rimettere in equilibrio non sono l’unica questione aperta: ci sono anche le lunghe liste d’attesa per le prestazioni specialistiche (come in tutte le Regioni).
6.La sanità regionale ha un’ultima emergenza, ma non di poco conto: i vertici devono tornare a parlare con chi la sanità la fa tutti i giorni, dai primari agli infermieri.
È mancato il dialogo, sono mancate le spiegazioni delle scelte, è mancata la condivisione degli obiettivi, è mancato quel benedetto equilibrio tra rigore e flessibilità, è mancato l’ascolto.
7.Ora tutto di fa più complicato perché il lascito del Covid è questo: conti e servizi vanno risistemati in fretta, razionalizzare è urgente. Non ci sarà molto tempo per far digerire a tutti le scelte e convincere i reprobi.


Questo è lo stato dell’arte.
Una buona sanità, per restare buona, deve fare ora scelte anche difficili.
Tutto è nella mani del nuovo direttore generale Massimo D’Angelo. La sua capacità di incidere – forte del sostegno della politica – vale una legislatura.
Se fosse un cavaliere della Quintana lo chiamerebbe Il Trafelato, visto che è sempre di corsa per tutto quello che ha da fare. Ma questa Giostra non può permettersi di perderla.

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