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Ferentillo e la sua storia prendono vita con 14 quadri viventi

Tornano la notte bianca e Le Rocche raccontano

FERENTILLO (Terni) – “Le Rocche Raccontano” torna ad animare il comune della Valnerina. L’avvio della 27esima edizione della manifestazione che racconta, in quattordici quadri, la storia del borgo di Ferentillo, è fissata per il 18 agosto alle 19, quando la taverna inizierà a sfornare piatti tipici, per poi proseguire alle 21.30 con la sfilata del corteo del 1217. Torna anche la notte bianca, il 20 agosto, dopo tre anni di stop imposti dalla pandemia, che farà arrivare nelle vie del paese la musica dal vivo, lo street food, la mostra di giocattoli antichi e il mercatino dell’artigianato. Dal 25 al 28, i quadri viventi coinvolgeranno oltre quattrocento figuranti in costume.

Quest’ anno la ricorrenza della festa del patrono del paese si svolgerà il 19 anziché il 20 agosto, inserita nel fitto programma di eventi che ruotano attorno alla manifestazione organizzata da Pro Loco, Comune, volontari. «La ricorrenza della festa di San Sebastiano è molto sentita dalla popolazione – ricorda lo storico Carlo Favetti – e viene festeggiato sia il 20 gennaio che il 20 agosto. Infatti la tradizione religiosa vuole che durante una pestilenza il paese scampò dal flagello grazie all’intercessione di San Sebastiano, portato in processione per le vie e grazie ad una pioggia purificatrice che asportò bubboni e piaghe». «Ogni anno quindi viene rievocato il miracolo sia con cerimonie religiose – aggiunge Favetti – che con il quadro vivente che rimanda all’episodio». Il 19 agosto la cerimonia religiosa prenderà il via alle ore 21 partendo dalla collegiata di santa Maria a Matterella e percorrerà tutto il perimetro urbano della cittadina, al suono delle campane. Parteciperanno: il gruppo dei costumanti del quadro “Peste e miracolo di San Sebastiano”, la banda musicale Furio Miselli, l’ autorità comunale con il gonfalone civico. «L’iconografia – ci tiene e sottolineare lo storico locale – raffigura il patrono di Ferentillo con le frecce, simbolo del suo martirio, anche se il supplizio finale è stato la clava. Nelle chiese del territorio si trovano affreschi e statue del martire di grande pregio. In ogni frazione c’è la sua effige: a Castellonalto, Gabbio, San Mamiliano, Nicciano, Precetto, Matterella (San Giovanni), Abbazia di San Pietro in Valle; alla collegiata due statue una in legno e l’altra in terracotta policroma del XVII secolo. Il busto ligneo che si onora il 20 gennaio è il reliquiario che la tradizione vuole attribuire al miracolo: «Un vero gioiello di arte scultorea».

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