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L’Umbria cala un poker per il Governo, da Zaffini a Nevi, da Prisco a Coletto. Verini per la Vigilanza Rai, Briziarelli in pista

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | Parte la corsa ai ministeri e stavolta la piccola regione è rappresentata. I possibili incarichi e le ambizioni. C’è anche un umbro di adozione come Mulè. Tra gli esclusi spera pure Pillon

di Marco Brunacci

PERUGIA – È presto per parlare di Governo (si farà ai primi di novembre)? No, mai. Tanto più che la piccola Umbria è pronta, per la prima volta nella sua storia politica, a colare un poker, che se sarà di assi lo si vedrà tra un po’, ma è comunque un poker.

Sicuro al Governo viene già dato Franco Zaffini, segretario regionale Fdi, eletto al Senato. Se vuole tocchi ferro, ma dicono che il sottosegretario lo può scegliere dove vuole, ma può anche ambire a fare il vice ministro alla sanità oppure avere perfino un ministero light, del genere Affari regionali.
Per lui, navigatore di mille tempeste, e di tanti oceani, che ha scoperto la temperanza e la riflessione negli ultimi anni, ma in verità non è mai stato avventato – a parte qualche ruvida asperità del carattere – nelle scelte, si apre un periodo da deus ex machina della politica umbra e non solo.
Emanuele Prisco è di parecchio più giovane di Zaffini ma ha studiato tanto – dicono – nell’ultimo periodo per fare il sottosegretario (o il viceministro, volendo) agli Interni, lui che viene dal glorioso Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Lo farà? Probabile. E’ un posto giusto per lui. Tanto più che gli Interni toccherebbero al prefetto Piantedosi, che era il responsabile del Ministero quando Salvini faceva il ministro. Prisco potrebbe anche fare gli occhi e le orecchie della Meloni (che di lui si fida ciecamente) in un posto delicatissimo.
Ma che vogliamo dire di Raffaele Nevi, deputato rieletto, vicinissimo ad Antonio Tajani. Ascolti in giro e scopri che lo hanno già nominato sottosegretario all’agricoltura in pectore per Forza Italia. Si tratta di resistere fino a novembre.
Il quarto non è umbro ma è il veneto Luca Coletto, assessore regionale alla sanità, che la Lega potrebbe schierare per le sue riconosciute competenze nazionali in sanità (e avrà sicuramente modo di fare meglio che in Umbria).
Ma non è tutto. Dando uno sguardo a sinistra, Walter Verini, rieletto senatore, è pronto per la presidenza della commissione vigilanza sulla Rai.
Un umbro di adozione come Giorgio Mulè, con casa a Spoleto, è dato per sottosegretario alla Difesa. Antonio Guidi, eletto in Umbria, potrebbe esserci come ministro alla disabilità, se non venisse confermata la Stefani (Lega).
Non è tutto. Il senatore uscente, non rieletto, Briziarelli si è dannato l’anima per evitare il tracollo della Lega in Umbria ed è molto probabile che gli verrà riconosciuto anche il gran lavoro fatto alla commissione sugli ecoreati. Per lui si aprono prospettive in organismi nazionali.
L’altro senatore uscente Pillon ambirebbe a farsi vedere dalle parti del MInistero della famiglia, se ci sarà anche in questo governo.
Che si sa degli altri ministri? Che il dicastero dell’economia sarà deciso ascoltando molti pareri importanti (Panetta pare abbia detto di no, ci si orienta su Siniscalco). Il Gran Ciambellano di Fratelli d’Italia, Crosetto, è dato per certo come sottosegretario alla presidenza del consiglio, mentre il ministero chiave degli esteri sta sospeso tra un ambasciatore di carriera con relazioni importanti (per esempio Terzi di Santagata) e Antonio Tajani, che di rapporti ne ha di eccellenti in Europa, un fronte complicato per la Meloni. Urso viene considerato già ministro (Difesa? Ambiente?), mentre Rampelli sarebbe a un passo dal ministero delle Infrastrutture.
Ma a nessuno sfugge che la questione centrale è come sistemare al governo Salvini, senza dargli incarichi che possano imbarazzare la premier. La quale potrebbe tenerlo, insieme a Tajani e Crosetto, nella cabina di regia del Governo, ma senza affidargli dicasteri di immagine (magari provano con le Attività produttive).

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