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Spesa per i farmaci: tetti o appropriatezza, sostenibilità e consenso

La situazione in Umbria: l’analisi di Pino Giordano

Di Pino Giordano

PERUGIA – L’AIFA (Agenzia Italia del Farmaco) ha pubblicato i dati del monitoraggio sui farmaci aggiornato al mese di maggio 2022. Sostanzialmente il trend delle spese per farmaci è rimasto invariato (era difficile aspettarsi altro) rispetto al report del monitoraggio del periodo Gennaio-Aprile 2022.
Per la spesa farmaceutica convenzionata, rispetto all’anno precedente, pur con qualche piccola variazione, la maggior parte delle regioni e provincie autonome (13/22) ha rispettato il tetto nazionale del 7 per cento del fondo sanitario nazionale destinato a questo tipo di assistenza. E tra queste anche l’Umbria pur con un lieve incremento (0.3%) nel periodo Gennaio-Maggio 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno 2021.

Ben diverso è il quadro che riguarda la spesa dei farmaci specialistici – quelli della fascia H ad esclusivo utilizzo ospedaliero e quelli della fascia A acquistati e/o distribuiti direttamente dalle ASL- per la quale nessuna regione riesce, ormai da qualche anno, a rispettare il tetto del 7,6 per cento (quest’anno incrementato al 7.8 per cento) del Fondo Sanitario destinato a questo capitolo. Ripeto nessuna regione e l’Umbria, in qualche modo, è tra le regioni con il più alto tasso di spesa specialistica ( nel 2022 è la prima) con un’incidenza di spesa che è pari al 12.59 per cento rispetto al 7.8 per cento con uno scostamento rispetto al tetto prefissato del 4.57 per cento.

LE REGIONI E IL TETTO

Ora se nessuna regione negli ultimi anni (almeno dal 2019) riesce a rispettare il tetto o sono tutte spendaccione o forse il tetto è sottostimato, magari per (nobili) ragioni di bilancio, senza con questo nulla togliere a giuste e doverose esigenze di razionalizzazione, che io tradurrei come giuste esigenze di appropriatezza ed ottimizzazione dei processi di cura. Proprio in questi giorni è stato presentato il rapporto su “salute e competitività” nel quale si fa rilevare come la politica dei tetti per la farmaceutica, insieme ad altri elementi, costituisce uno dei fattori di freno al processo di innovazione del SSN.
Non è solo un problema di terminologia, ovviamente. E’ invece un problema culturale ed anche politico poiché interessa le priorità delle scelte.
“La salute non è un tema burocratico” (Gabanelli – Ravizza Corriere della Sera 30/102022 “mancano i medici: perché e di chi è colpa”). Aggiungerei: la salute non è un tema economico. E non perché la burocrazia e l’economia non debbano esserci, ma perché devono essere strumenti e non fini, per garantire un sistema di servizi “fondamentali”, come li definisce la Costituzione all’art. 32, quali sono quelli sanitari. Mezzi e non fini, quindi. Se invece si invertono, o addirittura si ribaltano le posizioni, i valori vengono confusi, l’organizzazione sociale, nel suo complesso, ne viene stravolta.

LA SOSTENIBILITÀ SOCIALE

La sostenibilità non è, infatti, solo un valore economico, ma è anche un valore sociale. “Se non c’è sviluppo sociale non c’è più nemmeno crescita economica”, sostiene il sociologo Mauro Magatti, proponendo un “cambio di paradigma” per “uscire dalla crisi pensando al futuro”. La sostenibilità sociale è fondamentale alla condivisione ed al consenso. Senza, tutto può diventare più difficile.
Peraltro la sanità non è, e non può essere considerata, solo un costo, ma è anche un volano di sviluppo rappresentando la terza industria del Paese: rispetto alle risorse impiegate produce un guadagno di alcuni punti del PIL, come ha ben documentato anni fa Federico Spandonaro, attualmente professore straordinario di economia sanitaria e presidente del Comitato scientifico CREA, che pubblica annualmente un prestigioso rapporto Sanità.

IL FSN E PIL

Purtroppo ci dobbiamo preparare nei prossimi anni (almeno che non si facciano altre scelte, ed in parte dipende anche da noi e dalla pressione che riusciamo a fare sui nostri governanti) a meno risorse per la sanità. Le previsioni in fatti non sono rosee e con il 2022 le prospettive di entità del fondo sanitario nazionale, per come sono contenute nel recente aggiornamento del NADEF, sono in decrescita: dai 138.998 milioni del 2022 pari al 7 per cento del PIL, si passerà con tappe intermedie a 129.428 milioni pari al 6 per cento del PIL nel 2025. (Tab. I)

LE TABELLE

Nelle Tabelle (II-IV) sono sintetizzati alcuni dati aggiornati al monitoraggio AIFA riferiti al periodo Gennaio-Maggio 2022 relativi alla Regione Umbria ed alle regioni limitrofe (Marche, Toscana, Lazio e media nazionale), calcolando le quote pro-capite che, più che i valori assoluti, rendono più evidenti ed immediate l’entità delle risorse spese per i diversi capitoli dell’assistenza farmacologica (Tab. I e II). Nella tabella IV sono sintetizzate le quote di risorse aggiuntive (out of pocket) che i cittadini sostengono direttamente sia per comprare farmaci non rimborsabili da parte del SSN (fascia C) e sia per pagamenti ticket. Gli umbri in questi primi cinque mesi del 2022 hanno tirato fuori dalle proprie tasche ben 13.710.530 euro per spese dirette farmaci e per ticket ( una cifra che su base annua può superare i 30 milioni di euro).

L’UMBRIA

L’Umbria è su una posizione di criticità rispetti ai farmaci della fascia A ed H. Valutare le quote di eventuale inappropriatezza non è facile ma si può. E’ necessaria la collaborazione di tutti, specie dei medici. Le sole attività di controllo affidati solo a professionisti che non hanno dirette responsabilità assistenziali potrebbe essere riduttivo ed improduttivo.
L’ordine dei Medici di Perugia e Terni già alcune settimane fa in una lettera congiunta a firma dei due presidenti (Verena De Angelis e Giuseppe Donzelli) inviata alla Presidente della Giunta Regionale Donatella Tesei, all’Assessore alla Salute e alle politiche Sociali Luca Coletto e al direttore Regionale Salute e Welfare Massimo D’Angelo, hanno espresso alcune valutazioni sul documento del direttore D’Angelo relativo ad “urgenti misure di razionalizzazione della spesa farmaceutica” di cui abbiamo riferito precedentemente. I due ordini dei medici, ritenendo “imprescindibile” il loro contributo, “sia in quanto rappresentanti dell’intera classe medica e sia soprattutto in qualità di organo precipuamente deputato alla tutela della salute della cittadinanza”, hanno chiesto un incontro che già c’è stato (l’11 novembre) e ,sembra, sia emersa un’importante disponibilità per una maggiore collaborazione ed un impegno a “decidere insieme”.

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