di Marco Brunacci
TERNI – Il Ravasio Paper? Lo j’accuse di un esponente deluso dalla Lega, una lettera di dimissioni (sua e della moglie) dal partito dove si ascolta forte il rumore della porta che sbatte. Non ci sarebbe niente di speciale, non fosse che l’avvocato Marco Ravasio, consigliere comunale di Montefranco per conto della Lega e d’ora in poi come opposizione, spiega, punto per punto, la sua scelta e critica e chiosa e approfondisce e mette il dito (e tutta la mano) nella piaga.
Il Paper potrebbe diventare l’occasione per la Lega (dell’Umbria, ma con vista su quella nazionale) di riflettere, ora che arrivano inquietanti (per la Lega) sondaggi anche dalla Lombardia, segnali di una stagione al tramonto. E allora, signori e potenti della Lega, potrebbe essere l’occasione di ascoltare anche l’invettiva e magari rettificare la rotta.
Allora: dice l’avvocato Ravasio, con dosi di curaro proporzionale alla delusione: «In Umbria e in particolare a Terni, la Lega ha disatteso sistematicamente gli impegni presi con gli elettori nelle tornate elettorale che si sono susseguite».
Fin qui ci sta, lo scoramento e l’accusa. Ma c’è anche la spiegazione: «La Lega ha dichiarato di voler rafforzare le autonomie locali, ma in realtà ha fatto di tutto per centralizzare il potere”, una cosa “paragonabile a quella del vecchio Pci, con metodi, scelte e decisioni improntati a imposizioni, allontanamenti ed esclusioni degli scritti ritenuti i non allineati».
Al netto della dose di veleno non a bassa intensità, c’è la prima riflessione sul “modello Pci” e “la politica delle espulsioni”. È stata davvero una scelta? Ha funzionato?
Da qui pronti ad aprire un’altra porta. Titolo: “La stagione del cambiamento che non c’è stato”.
Sentite questo passaggio: «Dopo aver promesso cambiamento e discontinuità rispetto alle logiche di decenni di amministrazioni di sinistra, ci si sia comportati da subito con modalità apparse non dissimili dal “modus procedendi” di queste ultime».
Pesa, incarta e porta a casa, si direbbe. Ma attenzione. Non sarebbe un’opportunità per vedere se l’organizzazione interna è davvero così concepita sul modello del soviet umbro o è solo una ossessione del Ravasio. Certo il “lancio degli stracci” nella riunione dei vertici della Lega, a Deruta, depone a favore di Ravasio: niente autocritica per la pesante mazzata elettorale e invece tante accuse ai dissidenti (uno in particolare).
Si prosegue: dall’organizzazione interna alle azioni di governo.
E qui il Ravasio Paper tocca nervi scoperti. Ma è curioso che non citi, nome e cognome, l’amministrazione comunale del sindaco Latini, perchè sulle nomine fatte dalla Regione il discorso è diverso. Inevitabile che di fronte a incarichi complessi, si risponda con scelte tecniche. Lo fanno tutti i governi, a ogni livello. Altra storia sono le scelte comunali.
E allora aiutiamo Ravasio: è sicuro che ci sono state conferme di personaggi legati alla sinistra. La questione è se esista una spiegazione politicamente plausibile, come c’è sicuramente in alcune scelte di livello regionale, oppure si tratta di astuzie, sofismi, personalismi.
E’ molto più incisivo, perché molto più concreto, il secondo passaggio del Paper sulle nomine. «In alcuni casi – afferma Ravasio – si è assistito a forti contrasti interni tra le varie anime del partito che hanno portato a bruciare alcuni validi candidati della Lega, così risolvendosi a vantaggio di altri partiti della coalizione di centro destra, in particolare Fratelli d’Italia, che così poteva rafforzare la propria posizione in danno della stessa Lega».
Se Umbria7 ha seguito, dedicandole un po’ di attenzione, la vicenda della presidenza di TerniReti, era per dire che l’amministrazione comunale, tra un minuetto e un can can fino a qualche sfrenato charleston, si era persa un minimo di filo logico politico da seguire sulle nomine. E a terra col casqué, in questa gara di ballo senza soste, c’è finita spesso la Lega con i suoi candidati. Tenendo presente che ad avvantaggiarsi non è stata mai Fdi, ma al massimo una piccola parte del partito alleato.
Ora via col prossimo j’accuse, determinante per il prossimo futuro del partito e della città: la Lega ha lasciato – picchia Ravasio – la difesa degli interessi di Terni, mettendo a rischio con lo stadio-clinica e il centro sportivo di Villa Palma, 100 milioni di investimenti di un privato come il presidente della Ternana, Stefano Bandecchi, attualmente candidato a sindaco della città, al quale Ravasio apre più di uno spiraglio.
La Lega «non ha adeguatamente sostenuto i progetti, nonostante guidi sia la Regione che il Comune», e così facendo «ha mortificato le legittime aspettative della città, dell’intera provincia e dell’Umbria sud».
È l’ouverture per il de profundis finale: «Tutte le problematiche evidenziate rendono una volta ancora scontato l’esito del risultato elettorale della Lega in occasione della tornata elettorale del 2023 per il rinnovo della guida del Comune di Terni, ed anche in tal caso nulla sembra muoversi sul fronte dirigenziale, quanto meno per contenere quella che si profila come una ulteriore debacle».
La Lega immobile davanti al baratro? Niente cambia, aspettando il last hurricane? Non fare un passo in nessuna direzione col rischio (molto più che eventuale) di essere sollevati e sbattuti a terra dalla forza dell’uragano?
Fin qui il Ravasio paper: sarà stracciato come un livoroso attacco o verrà utilizzato per studiare i sintomi del malato Lega?