di Aurora Provantini
TERNI – «Credo che la Teoria del Cracker sia uno dei miei lavori più importanti e intensi. Ha segnato profondamente il mio percorso artistico». Di autore, attore, drammaturgo e regista, s’intende. Perché Daniele Aureli, nato in uno dei borghi più belli d’Italia quasi quarant’anni fa, non è un algologo, è altro. È molto altro.
E tra le tante cose, è il protagonista assoluto dello spettacolo “Teoria del cracker” che spiega così: «Quando mastichiamo un cracker, il rumore che percepiamo dentro di noi è maggiore rispetto al rumore che sentono le persone che ci sono accanto. E questo avviene anche quando proviamo dolore per la perdita di qualcuno. Quando viviamo un lutto». Un monologo denso di contenuti e suggestioni, in cui – solo sul palcoscenico – Aureli riesce a dar voce alla gente di un paesino di 900 abitanti, alla sofferenza di una famiglia e di una comunità. Al dolore.

Quel paesino è Cesi? «Forse». L’autore e attore conferma solo il suo profondo legame con l’Umbria: «A Cesi sono nato e a Cesi ho parecchi parenti, molti dei quali artisti e personalità brillanti». C’è anche Emanuela Aureli nel suo parentato. Ma su Cesi non dice di più, resta concentrato sulla storia che mette in scena con “Teoria del cracker”, che torna a rappresentare nella sua verde Umbria il 19 gennaio alle 21 al teatro Manini di Narni. Uno spettacolo che ha attraversato tutto il territorio nazionale riscuotendo grande successo di pubblico e di critica, anche per il tema che affronta e che riguarda la gran parte delle città del Paese.
Nel paesino di Daniele Aureli, una donna si ammala e perde la vita. «È lu bruttu male» – dice la gente. Una storia di nuvole tossiche e di amianto che coinvolge e sconvolge tutti. A proposito di nuvole e di amianto, sembra che parlino anche queste in “Teoria del cracker”, che urli “lu bruttu male”, che gridino le persone. Aureli interpreta tutti: il male, il dolore, l’amianto, le campane, l’umanità ferita, la rabbia, la poesia, la vita, l’ironia. In dialetto ternano: per questo lavoro sceglie la sua “parlata” e la mette a servizio dell’opera teatrale di cui è autore, regista e attore.

«Non c’è una parte del mio lavoro che amo di più, ma ci sono lavori che sento di più, come questo». Scrittore di teatro, di cinema, di spot televisivi, regista, attore, drammaturgo, a tutto questo affianca anche l’insegnamento ai bambini delle elementari. Attività che considera appassionante: «Ti riporta con i piedi nella realtà, perché nel nostro lavoro non è difficile fare voli pindarici». A proposito di bambini e di voli c’è stato quello verso il cielo per la nascita del figlio Alessandro. Una sensazione straordinaria e, come per il cracker, più intensa di quanto si possa percepire all’esterno. «La vita è fatta di tutti gli accadimenti che ci travolgono ogni giorno, meravigliosi o che fanno male. Durante la pandemia ho vissuto un cortocircuito enorme: ho perso mio padre e ho visto nascere mio figlio. Quel tempo indeterminato in cui si era fermato anche il mondo dello spettacolo è stato determinante per riflettere su tutto quello che stava accadendo. Dentro e fuori».
Spettacolo fuori abbonamento della stagione diretta da Davide Sacco e Francesco Montanari.
Prevendite su circuito TicketItalia o alla Casa dello Spettatore in via Garibaldi a Narni (334 9400796 – info@teatromanini.com)