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Dall’Ucraina a Perugia per la Marcia della pace: la storia di Nadia e Bogdana

Hanno solo 18 anni e da undici mesi sono in Umbria: «A casa nostra sopravvivere è difficile. Basta guerra»

DI ARIANNA SORRENTINO

PERUGIA – Nadia e Bogdana sono ucraine e hanno appena 18 anni. Le loro voci sono flebili e le parole che utilizzano per rispondere alle domande dei giornalisti sono semplici e arrivano dritte al punto: «Basta guerra, deve finire». Camminano vicine e attaccate ai loro zaini c’è la bandiera a strisce giallo e blu. C’erano anche loro a marciare per la pace nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, proprio nel tragico anniversario della guerra e dei primi bombardamenti in Ucraina.

«In piedi costruttori di pace» è il titolo scelto per l’edizione speciale della marcia, iniziata alla sala dei Notari di Perugia con un incontro di riflessione e proposta contro tutte le guerre, proseguita con la camminata notturna con partenza giardini del Frontone e conclusa alle 6 di venerdì 24 febbraio con l’arrivo alla basilica di San Francesco d’Assisi, con un momento di raccoglimento e preghiera alla tomba del Santo. Nadia e Bogdana si trovano a Perugia da 11 mesi: sono scappate dall’Ucraina dopo un mese dall’inizio della guerra. Nadia è arrivata nel capoluogo umbro con sua mamma, Bogdana invece da sola ed ora è ospitata da una famiglia del territorio. Molti dei loro amici e parenti hanno deciso di restare in Ucraina dove tutto il paese convive ogni giorno da un anno tra violenza, morte e distruzione. Ma la sopravvivenza non è solamente quella dalle bombe: «Oltre questo c’è da considerare che non c’è acqua, né luce, né cibo. I prezzi di tutto sono altissimi, non si può vivere così – racconta Bogdana – Una mia amica si trova a Khmelnytskyi. Ha la luce delle 3 alle 6 del pomeriggio: lei in quelle ore deve fare tutto. Deve studiare, lavorare, lavare i vestiti e vivere. È complicato anche quello. Qui si dice che in quella zona non ci sono bombardamenti, ma questo non è vero. Stanno bombardando tutto il paese».

Intanto, prima della partenza, vengono accese le fiaccole perché come ha sottolineato l’arcivescovo di Perugia – Città della Pieve Don Ivan Maffeis: «Nel buio della notte anche poca luce dà conforto». Nadia e Bogdana la luce la hanno anche nei loro occhi, che trasudano dolore e coraggio allo stesso tempo: «Nessuno poteva immaginarsi che questa guerra fosse possibile. Qualche mese prima qualcosa si avvertiva nell’aria, ma non fino a questo punto». E concludono: «Siamo qui per un motivo semplice: portare la pace e per fare la pace. Per dire che ci dispiace, che abbiamo paura e che tutto questo deve finire al più presto, sia guerra in Ucraina ma anche tutte le altre guerre nel mondo», perché «la guerra non è mai cosa buona».

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