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L’era glaciale dei Mammut

Il degrado del centro storico di Terni aumenta. «Per accedere al museo paleontologico bisogna attraversare una discarica a cielo aperto». La denuncia del M5S. Il “gelo” di Palazzo Spada | LE FOTO

TERNI  –  Non c’è pace neanche per i Mammut. Accerchiati dalle soste selvagge e dai rifiuti urbani. Vittime del degrado pure loro.  Ma avendo trovato casa in centro, c’era da aspettarselo.

Poche settimane fa il gruppo consigliere M5S era intervenuto sullo stato di abbandono in cui versa il Paleolab, quel museo delle raccolte paleontologiche dell’Umbria meridionale che è meta di visite didattiche per gli  alunni delle scuole  primarie. Uno spazio dedicato alla cultura all’interno di una chiesa sconsacrata che ha una storia antica, che già nel corso del XIII secolo  fu luogo di riunione del parlamento cittadino, e che fu in gran parte ricostruita nella seconda metà del Settecento in seguito ai danneggiamenti per il terremoto del 1703. Il Paleolab debuttò nel 2002. Nel 2012 venne completamente rinnovato negli allestimenti. «Nel 2022 il declino» – denuncia Federico Pasculli (M5S). «Nonostante avessimo sottoposto più volte all’attenzione della giunta Latini il problema – denuncia Pasculli – la situazione va peggiorando di giorno in giorno. Adesso per fare visita ai Mammut bisogna attraversare una discarica a cielo aperto». Un ventilatore, un secchio, un mucchio di immondizia, sono la novità. Roba vecchia, ma sempre attuale, i dissuasori di sosta venuti via durante il lockdown di marzo 2020 e appoggiati da una parte. Mai rimessi in sede. «Roba da non credere» le auto parcheggiate davanti al portone. Sul marciapiede. «I piloni a protezione della pavimentazione sono stati scardinati. La fontana è piena di sporcizia. L’acqua è putrida». Di un mese fa l’interrogazione dei Cinque Stelle  nella quale si chiedeva di conoscere il numero degli accessi al Paleolab nel 2022 e quali  interventi la giunta  intendesse predisporre per mettere in sicurezza e ripristinare il sito. Nessuna risposta. «Parliamo di un luogo che raccoglie in esposizione, tra i pezzi più importanti, i resti di un proboscidato (Mammuthus meridionalis), quelli di un rinoceronte (Stephanorhinus etruscus), di un suino (Sus strozzii), di una specie di iena (Pachycrocuta brevirostris), di un equide (Equus stenonis), di un felino dai denti a sciabola (Megantereon cultridens), di una specie di antilope simile nelle dimensioni all’attuale gnu (Leptobos etruscus), di una tartaruga d’acqua (Emys orbicularis) e di un cervide (Axis nestii). Di quest’ultimo è stato fatto un eccezionale ritrovamento: lo scheletro completo di un esemplare di femmina giovane rinvenuto in connessione anatomica, cioè fossilizzatosi nella medesima posizione in cui l’animale è morto. Un tesoro che, però –  affermano i 5 Stelle – non sembra interessare all’attuale maggioranza».

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