TERNI – Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Terni, si dimettono in sei. Si dimettono dopo l’elezione del primo presidente donna, Stefania Cherubini.
Si dimettono per contestare una nomina che non tiene conto dei voti espressi durante le elezioni del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Terni e che premiava Fabio Lancia: l’avvocato più votato di tutti. Così, dopo l’euforia di alcuni per il pronunciamento del tris di donne, arriva la spaccatura in consiglio. E appena due ore dopo le dimissioni di Andrea Camilli, Fabio Lancia, Elisa Esposito, Alessia Solini, Paolo Cipiccia, Antonio Barberisi. Stefania Cherubini, resta comunque il primo presidente donna dell’Ordine degli avvocati di Terni. In carica un giorno solo. La vicenda, singolare, porta a nuove elezioni.
I dimissionari hanno sottolineato come «la sofferta decisione di rassegnare le dimissioni assunta da parte della maggioranza dei consiglieri si è resa necessaria ed improcrastinabile alla luce della scelta operata da una parte del Consiglio di attribuire le cariche in totale difformità rispetto alle chiare indicazioni offerte dagli iscritti ed emerse dalla tornata elettorale».
Di seguito la nota dell’Ordine: «Nel voto di mercoledì 15 febbraio è stata pienamente rispettata la volontà degli elettori che hanno designato consigliere le avvocate. Non altrettanto si può dire di chi, dopo essere stato eletto, mette a rischio di commissariamento un intero foro costringendo i colleghi a nuove elezioni per ambizioni che appaiono quindi illegittime e personalistiche. L’aver riportato un ottimo risultato e aver conseguito più voti è lusinghiero ma, per fortuna, in un sistema democratico e in un organo collegiale, non sostituisce la legge che prevede espressamente l’elezione a maggioranza degli aventi diritto. In passato anche nel nostro foro era successo che il più votato non fosse dichiarato presidente e allora il rispetto e il senso delle istituzioni prevalse sulle recriminazioni personali. Sicuramente questa vicenda amareggia e dispiacerà non solo a chi vuole impegnarsi per il buon funzionamento degli organismi ma tutte le colleghe e i colleghi che quotidianamente svolgono la professione e confidano nello spirito di servizio di chi si è candidato a rappresentarli».