di Pino Giordano
PERUGIA – La spesa per i farmaci ad acquisti diretti (Fascia H ad utilizzo esclusivo ospedaliero e la Fascia A a distribuzione diretta da parte delle strutture del Servizio Sanitario) rappresenta un importante capitolo della spesa sanitaria, anche perché si tratta di farmaci specialistici, spesso innovativi e di ultima generazione.
Non è un caso se rispetto ad un tetto “ipotetico” fissato a livello nazionale, probabilmente anche per qualche nobile esigenza di bilancio, nessuna regione italiana riesce a rispettarlo e tutti sforano con percentuali di scostamento anche sensibili, come dimostrano i dati del monitoraggio della spesa Farmaceutica nazionale e regionale che annualmente, con cadenza mensile, predispone l’AIFA (Agenzia Italiana del farmaco). Evidentemente o il tetto (che per il 2022 è stato del 7.85) è costantemente sottostimato o in tutte le regioni si consuma e si spreca.
L’Umbria in questo contesto, per questa fascia di farmaci, negli ultimi anni si è sempre collocata tra le regioni a più alto consumo: quarta nel 2019 e 2020, seconda nel 2021, quinta nel 2022. E’ stato anche questo il motivo per cui nell’ottobre scorso il Dr. Massimo D’Angelo, Direttore dell’Assessorato Salute e Welfare della Regione Umbria, ha emanato una circolare con la quale chiedeva alle aziende un impegno più forte per un maggiore controllo, affidandone ai soli farmacisti il monitoraggio, e cosa più importante ma anche più discutibile anche sul piano etico, assegnava agli specialisti prescrittori tetti di spesa ridotti, fino al 25 per cento per alcune fasce di farmaci, rispetto all’anno precedente.
ALCUNE PREMESSE
Senza entrare nel merito delle singole proposte, ci sono alcune certezze che sono premesse per comprendere in parte l’entità e la sostanza dei problemi. Primo: la Regione Umbria, su questa fascia di farmaci, presenta ormai da anni livelli relativamente più alti, di spesa. Ovviamente sarebbero da valutare i bisogni, gli esiti e gli eventuali sprechi. Si chiama appropriatezza. Secondo: L’Umbria è tra le prime regioni per alto tasso di popolazione anziana (popolazione pesata) e, quindi potenzialmente necessaria di cure, e per tale motivo riceve una quota aggiuntiva del Fondo Sanitario Nazionale (nel 2022 prima la Liguria +10%, la seconda l’Umbria + 5%).
Terzo: L’Umbria è la regione con il più alto tasso di popolazione con malattie croniche (46.6% pari a 409.000 abitanti) come ha evidenziato nel 2020 il 54° Rapporto CENSIS.
E’ presto per valutare l’efficacia della circolare della Regione avendo potuto incidere sugli ultimi due mesi del 2022, anche se la delibera di riferimento che già individuava alcune misure finalizzate ad “incrementare l’appropriatezza prescrittiva” è del marzo 2022. Gli eventuali potenziali effetti dovremmo cominciare a vederli dal monitoraggio relativo ai primi trimestri del 2023.
I DATI E LE TABELLE
Cosa ci dicono i dati. Nelle Figura 1 e 2 è evidenziato l’andamento della spesa farmaceutica convenzionata (Fig. 1) e specialistica (Fig. 2) dell’Umbria confrontando gli scostamenti, rispetto al tetto, nel 2021 e nel 2022. Come si vede l’andamento è sostanzialmente sovrapponibile e le due linee sono parallele e coincidenti, sempre sotto la linea del tetto nella farmaceutica convenzionata e sempre sopra la linea del tetto nella specialistica. Negli ultimi due mesi si nota un lieve calo.
Più che valutare solo i dati dell’Umbria sia in termini di spesa assoluta e sia in termini di spesa pro-capite, è interessante valutare l’andamento della spesa farmaceutica nel quadriennio 2019-2022, confrontando i numeri delle quattro regioni del centro Italia e tra loro confinanti e quindi con assetti sociali molto vicini, l’Umbria, le Marche, la Toscana ed il Lazio.
Nelle due tabelle sono rappresentati i dati del monitoraggio di spesa per la farmaceutica convenzionata (Tab. I) e della farmaceutica specialistica (Tab. II) sia in termini di spesa complessiva e sia in termini di spesa pro-capite: nella convenzionata l’Umbria, le Marche ed il Lazio presentano dati omogenei ed in linea con la media nazionale, decisamente meglio la Toscana; nella specialistica l’Umbria, le Marche spendono per ogni cittadino circa 30 euro in più rispetto alla media nazionale, la Toscana 5 euro in più, mentre il Lazio risulta il più parco, meno 8 euro.
Interessante nella spesa specialistica il salto che c’è stato tra il 2019 ed il 2020 con un incremento della spesa di circa il 60 per cento, un incremento che è rimasto costante ed in lieve aumento annuo anche nei periodi successivi in quasi tutte le regioni.
LA SPESA PRIVATA
Completiamo le statistiche con il dato della spesa privata umbra (Farmaci di fascia C, pagati direttamente dai cittadini e Ticket) valutandone l’andamento nel quadriennio 2019-2022 (Tabella III). Nel complesso le cifre sono rimaste sostanzialmente costanti con circa 31 milioni di euro annui 8e nono pochi): si è andata riducendo la quota Ticket, mentre è aumentata di circa il 30 per cento la spesa per i farmaci di fascia C, quelli non rimborsabili e quindi a totale carico delle tasche dei cittadini.
APPROPRIATEZZA ANCHE GESTIONALE
Questi i numeri, “crudi e nudi”. Una condizione quella della spesa farmaceutica in Umbria da monitorare ma non da drammatizzare, né da rendere il solo capo espiatorio dei problemi, anche di bilancio, che ha la Regione. Da molti anni è stato attivato un percorso di appropriatezza prescrittiva con i medici di famiglia. Probabilmente, piuttosto che a percorsi di solo controllo, andrebbe fatta la stessa cosa con gli specialisti. Tenendo presente, con onesta, che oltre all’appropriatezza prescrittiva c’è una quota importante di appropriatezza organizzativa e gestionale. Un impegno comune, infatti, potrebbe aiutare a trovare soluzioni più eque e che tutelino i cittadini, specie quando ne hanno più bisogno.


