Redazione Terni
TERNI – Si fa presto a chiamarlo aeroporto internazionale dell’Umbria. E ad intitolarlo a un santo conosciuto in tutto il Mondo, Islam compreso: San Francesco d’Assisi.
Più complicato far decollare la sua valenza regionale. Un po’ perché Terni e la bassa Umbria hanno ad un’ora di auto e di treno gli internazionali di Fiumicino e Ciampino. Un po’ perché di politiche di connessioni territoriali finora ne sono state fatte poche. Ad iniziare dalla governance dello scalo umbro. Nel rinnovato cda della Sase, la società di gestione, i cinque membri sono tutti di Perugia e dintorni. Oltre Foligno non si va. Per Terni neanche un posto su cinque. La città dell’acciaio, dei manager che si sono cimentati nella grande industria o nella chimica avanzata, non ha trovato alcuna valorizzazione. A Terni il malcontento non manca. Ancor di più se si considera che in più di un’occasione Terni è stata invitata, nelle sue varie articolazioni, ad irrobustire con fondi propri, il capitale della Sase nella quale è preponderante Sviluppumbria.
Una richiesta motivata dal fatto che il San Francesco può essere una risorsa anche per le politiche turistiche e commerciali del Ternano. Nessuna richiesta invece di entrare nella stanza dei bottoni, nel cda.
Una “scortesia” che rischia di avere un qualche peso anche nelle urne che a Terni per le comunali si apriranno a meno di 24 ore.
Molto dure le parole di Emanuele Fiorini, uno degli aspiranti sindaci: «Siamo alle solite. Si chiama Terni solo quando servono risorse non quando occorre condividere responsabilità o impostare strategie comuni. Stento a credere che in una città di 110 mila abitanti, in una provincia di 200 mila non ci sia una figura all’altezza. D’altronde la situazione la conosciamo bene, via da Terni l’azienda di trasporti, via la camera di commercio, il provveditorato agli studi, l’Ater, l’Anas ecc. Una regionalizzazione selvaggia senza tenere in nessun conto i territori. E peraltro poi ci accusano di essere provinciali quando ci lamentiamo».
Più conciso ma sulla stessa lunghezza d’onda Luca Simonetti dei Cinque stelle: «La regione e Sviluppumbria alimentano l’aeroporto San Francesco di Assisi con i denari di tutti gli umbri. Grave che nella gestione non ci sia spazio che per Perugia. È una storia che conosciamo bene, che abbiano visto nei canoni idrici e che si ripete in tante altre circostanze».
San Francesco decolla dunque, San Valentino resta a terra. In serata interviene anche “San Bandecchi”, come lui stesso si è definito. E lo fa alla sua maniera, schiacciando con forza e irriverenza una palla alta: «O qualcuno a Terni si è venduto l’anima o si continua a votare per onorevoli che hanno qualcosa che non va. Non voglio dire che non ci stiano con la testa ma che ci sono troppe irregolarità verso Terni. La responsabilità è solo della politica ternana o meglio dei Ternani che votano politici venduti al resto del Mondo».