di Marco Brunacci
PERUGIA – La questione Paparelli, oggi portavoce di tutte le opposizioni in Assemblea legislativa, chiamato direttamente in causa dal leader cinquestelle De Luca come corresponsabile dell’incredibile pasticcio della mancata alleanza Pd-M5s-civici a Terni? Si deciderà il 23 maggio.
Antefatti e previsione.
Intanto: mentre tanti accendono fari a caso, di qua o di là, ora si capisce quanto centrale il “dossier Terni” per il futuro della politica ternana, regionale e, se va in un certo modo, pure nazionale.
E la sinistra è al centro della riflessione.
L’esemplare intervento di Marina Sereni – con tutto il suo passato ma soprattutto col suo presente di esponente della nuova segreteria Schlein – ha fatto scorrere i titoli di coda sulla gestione Spinelli&co. del Pd a Terni. E gettato un secchio di acqua gelata su certi giovanili bollori pro Bandecchi, che ha messo sullo stesso identico piano di Masselli.
Però il Pd non può certo occuparsi della segreteria comunale, in piena bagarre ballottaggio.
Ma – dopo l’uscita pubblica di De Luca – vuol dare un segnale di aver capito la lezione ternana e dire nei fatti che ha voglia di superare la sconfitta, che “non può essere archiviata con un’alzata di spalle” (Sereni).
E allora, dopo l’antefatto, ecco la decisione presa: il 23 maggio tutti i consiglieri di opposizione si radunano in presenza per decidere se Paparelli può continuare – dopo la mancata intesa di Terni – a rappresentare l’opposizione in Regione.
Tesi di De Luca (che pare abbia un’ampia maggioranza): non può continuare. Antitesi: qui si confonde ruolo istituzionale con quello in campagna elettorale.
Contro-antitesi: proprio per il ruolo istituzionale Paparelli doveva essere aperto all’intesa.
Previsione: Paparelli dovrebbe essere sostituito nel ruolo di portavoce dell’opposizione in Regione o subito oppure poco dopo i ballottaggi.
Anche perché per fare il portavoce (il caso di Claudio Ricci insegna) bisogna avere l’unanimità dei capigruppo (De Luca, Fora, Meloni). E da quel che si è capito, per dirlo alla moda della Sir, De Luca ha alzato la palla, Fora l’ha schiacciata e Bori l’ha ricevuta (e Meloni è d’accordo con lui).