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Il Pd lancia la campagna per migliorare la sanità e fa bene, ma inizia dando retta alle sirene sbagliate: i 30 milioni risparmiati sono un merito della Regione

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | La cifra ottenuta facendo fare alle Aziende sanitarie acquisti insieme, per spuntare il miglior prezzo, si trasformerà – per legge – in altri servizi sanitari per i cittadini. L’opposizione deve pressare i governi per una migliore sanità. Ma guai se prende granchi così

di Marco Brunacci

PERUGIA – Per una volta le cose sono chiare: il Pd, per decisione nazionale non solo legittima ma utile a tutti, ha deciso di fare la sua campagna d’autunno per denunciare ogni eventuale stortura della sanità.
Però ha sbagliato obiettivo: i numeri sono numeri. È andato dietro a una presunta denuncia, secondo un calcolo a fave e pecorino, che parlava di un taglio alla sanità, da parte della Regione Umbria, di 30 milioni.

Le cose stanno, invece, come segue: nessuna Regione può tagliare, non 30 milioni, ma un solo euro ai soldi stanziati dal Fondo sanitario nazionale. Che sono per la sanità e soltanto per la sanità.
I 30 milioni di cui si parla in questo chiacchiericcio ripreso dal Pd sono solo il positivo risultato dell’accorpamento degli acquisti delle varie aziende sanitarie umbre, un risparmio benedetto che permetterà alla sanità umbra di investire in altra sanità. Un risparmio, non solo possibile ma auspicabile, per migliorare altri servizi, sempre sanitari.
E per chiarire definitivamente: i 30 milioni risparmiati si trasformeranno in 30 milioni per venire incontro ad altre esigenze sanitarie dei cittadini. In attesa dei 150 milioni in più che la presidente Tesei ha chiesto al Governo per far pari con l’inflazione di quest’anno,
Ancora per chiarire: i 30 milioni restano dentro il bilancio della sanità, ma invece di finire in mille rivoli per acquisti che – andando le Aziende sanitarie a trattare divise – non si riusciva a fare al miglior prezzo, adesso possono scivolare sul letto del fiume virtuoso che porta acqua alla sanità pubblica dei cittadini.
Sanità pubblica che in Umbria era, è e resta all’88,5% rispetto a una minima quota privata (da record nazionale). All’interno di un bilancio che è definitivamente e una volta per tutte il terzo migliore d’Italia, mentre la Regione Umbria è tra le 5 Regioni che non sono a rischio commissariamento. Come già svariate letto e sottoscritto.
Giocare sull’equivoco non serve a nessuno.
Un’operazione da salutare con un applauso di tutti coloro che vogliono una sanità pubblica più efficiente, è diventata una pietra di inciampo per l’opposizione. Così come il sacrosanto diritto (ma anche dovere) dell’opposizione di pressare da vicino la maggioranza per costringerla a migliorare l’offerta sanitaria, si trasforma nella dolorosa presa di un granchio.
Per il bene di tutti, il Pd continui, ora e sempre, a tallonare il governo umbro, come tutti gli altri governi, sulla sanità perché deve fare di più e meglio, ma non vada dietro a chi vende perline e acqua di fuoco, come nel vecchio west. Diventare tanti imitatori fac simile del Bandecchi originale prima di tutto non serve alla gente.

QUI DI SEGUITO LE DUE NOTE DELL’ASSESSORE ALLA SANITÀ E DEL PD

LA DICHIARAZIONE DI LUCA COLETTO

«Siamo davanti all’ennesima strumentalizzazione politica di un atto che riporta un Piano di efficientamento che non contiene tagli, ma bensì una riqualificazione della spesa sanitaria al fine di accrescere e migliorare i servizi sanitari pubblici offerti ai cittadini”. È quanto afferma l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, in merito al Piano di efficientamento licenziato nei giorni scorsi. “Abbiamo ereditato un bilancio della Sanita – ha continuato Coletto – che presentava uno sbilancio strutturale, frutto anche di tanti sprechi. Stiamo riuscendo con fatica a rimettere i conti in ordine ed il nostro bilancio 2022 è stata solido ed in pareggio: questa è un’attività propedeutica esclusivamente a dare ora più servizi di sanità pubblica agli umbri”.

Tornando al Piano di efficientamento l’Assessore ha precisato: “Ciò che viene riportato sull’atto in questione non è un taglio, come è stato propagandisticamente affermato da quella parte politica che ha determinato la difficile situazione che abbiamo ereditato, ma bensì un efficientamento del sistema che porta ad una ottimizzazione degli acquisti di beni e servizi da parte delle Aziende sanitarie ed ospedaliere a favore di un incremento della qualità e del numero delle prestazioni erogata ai cittadini. Il tutto per una Sanità pubblica, che nel Piano dei fabbisogni predisposto da questo governo regionale, vede posti letto negli ospedali per l’88,5% pubblici”. “La ferma volontà della Giunta di investire sulla Sanità Pubblica è infine confermata dalla richiesta mia e della Presidente Tesei al Governo nazionale di accrescere il fondo sanitario per l’Umbria di 150 milioni”.

DOCUMENTO UNITARIO DI INDIRIZZO DELLE FORZE DEL CENTRO-SINISTRA

PREMESSA
Il Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universale rappresenta una conquista di civiltà e di democrazia, attuazione dell’art. 32 della Carta Costituzionale: un bene prezioso e irrinunciabile che non solo dobbiamo difendere, ma anche ampliare e rafforzare per garantire il diritto fondamentale alla salute per tutte e tutti.
Oggi il SSN è sotto attacco. La destra al governo, in Itala, in Umbria e a Perugia, sta perseguendo un disegno deliberato di smantellamento della Sanità pubblica e delle politiche di welfare.
La Sanità, in Umbria e a Perugia, è stata ridotta ad una condizione di dissesto totale. Dissesto sul piano economico-finanziario e soprattutto dissesto dei servizi ai cittadini e alle cittadine con il progressivo e drammatico smantellamento delle strutture e la riduzione e precarizzazione del personale sanitario.
Dietro a queste evidenti storture, che hanno provocato un peggioramento della qualità della vita dei cittadini umbri e perugini, emerge con forza il vero progetto politico delle forze di maggioranza : indebolire la sanità pubblica per favorire quella privata. In questo modo, però, le fasce di popolazione più fragili sono costrette a indebitarsi o a rinunciare alle cure e alla medicina di prevenzione, provocando così non solo una grave lesione dei loro diritti, ma, nel medio-lungo periodo, un aggravio del carico sul sistema sanitario pubblico.
Questa è la spirale perversa che chi governa regione e città ha costruito:
Nessun investimento per potenziare il personale che è allo stremo, prova a resistere ma, sempre più spesso, è costretto a lasciare, quando può, le strutture umbre e perugine;
Liste di attesa infinite che non si smaltiscono mai nonostante i 4-5 cosiddetti “Piani di rientro” degli ultimi anni che non hanno prodotto alcun risultato;
Tempi di attesa disumani che negano il diritto all’accesso ai servizi e alle cure, cui si aggiunge la vergogna dei cosiddetti “viaggi della salute” che costringono i cittadini – quelli che possono, ovviamente – a spostarsi da un capo all’altro dell’Umbria per ricevere le prestazioni (visite, esami, ecc.);
Tagli alla spesa sanitaria e ai servizi, l’ultimo solo pochi giorni fa per ulteriori 28 milioni di euro da effettuare entro quest’anno;
Continui avvicendamenti ai vertici delle Aziende sanitarie e ospedaliere, con la quasi totalità delle posizioni di vertice oggi coperte da “facenti funzione”, producendo di fatto una situazione di totale immobilità.

PIANO COMUNALE
Sebbene la sanità si configuri come una competenza prettamente regionale, è impossibile non evidenziare come l’amministrazione comunale della città capoluogo giochi un ruolo centrale nelle scelte che hanno caratterizzato le politiche sanitarie in Umbria e a Perugia, città che ospita il principale ospedale della Regione oltre che la facoltà di Medicina.
Il Sindaco, prima autorità sanitaria della città, spicca per il suo silenzio su questo tema sia per quanto attiene le specifiche competenze dell’Amministrazione comunale, sia nei confronti della Regione e dei vertici della USL Umbria1, fuggendo da ogni confronto con gli interlocutori politici e le rappresentanze sindacali.
L’Amministrazione insediatasi nel 2014 avrebbe dovuto fungere da presidio per il mantenimento dei livelli organizzativi e delle buone pratiche che avevano fatto della Sanità Pubblica locale un modello di innovazione ed efficienza; nel silenzio dell’Amministrazione, invece, abbiamo visto l’Ospedale Unico retrocesso tra le aziende ospedaliere ad affidabilità medio-bassa, come certificato dai dati Agenas relativi al periodo 2019/2021.
Il Comune di Perugia, inoltre, non ha partecipato attivamente ai processi decisionali a livello regionale, subendo in maniera passiva – quando non complice – le decisioni che andavano a penalizzare i cittadini e tollerando in silenzio il degrado progressivo dei servizi sanitari territoriali. Si pensi ad esempio al fenomeno del “turismo sanitario” interno alla regione che costringe migliaia di pazienti a veri pellegrinaggi da Perugia a Città di Castello, Terni, Pantalla o altre località, fenomeno questo tanto più grave se si considera che un perugino su quattro ha più di 64 anni.
In definitiva, risulta gravemente compromessa la possibilità per i cittadini di accedere ai servizi sanitari, alla diagnostica e alle cure.

PRINCIPALI CRITICITÀ E MANCANZE

DEGRADO DELLE STRUTTURE – Alcuni servizi, come il Distretto Sanitario di Via XIV Settembre, il Centro di Salute di Madonna alta e il Centro di Salute Mentale del Bellocchio, sono ridotti a condizioni igienico-sanitarie e strutturali ai limiti dell’agibilità.

INDEBOLIMENTO DEL SERVIZIO DI NEUROPSICHIATRIA INFANTILE – Il servizio di Neuro-Psichiatria infantile presso il Grocco, fortemente ridimensionato durante la pandemia, non ha più ripreso il regime ordinario, creando problemi enormi alle famiglie degli interessati.

PRESTAZIONI – Il prolungamento dei tempi delle prestazioni costringe spesso i degenti a lunghe permanenze in barella. Questo ha spesso come conseguenza il trasferimento di prestazioni alle strutture private, anche per soggetti in regime di degenza, evidenziando un comportamento che mortifica la dignità dei pazienti oltre che il basilare diritto alla salute .

BASSI STANDARD DI EFFICIENZA – La sottoutilizzazione di sale operatori e macchinari – spesso anche molto moderni e costosi – e la mancata riorganizzazione delle risorse umane hanno contribuito non poco ad abbassare gli indicatori di efficienza, nonché l’immagine e la fiducia degli utenti nei confronti dell’Ospedale pubblico.

MALAGESTIONE DEI C.O.T. – La precedente amministrazione aveva attivato la cosiddetta “Centrale Operativa Territoriale” (C.O.T.) per gestire la presa in carico “multi-disciplinare” di pazienti critici. La sua mancata implementazione finisce con il congestionare il ricorso alla struttura ospedaliera ed al suo Pronto Soccorso.

FRAGILITÀ E MARGINALITÀ – L’impoverimento complessivo di molti servizi sanitari alla persona (assistenza domiciliare, attività di consultorio e screening, cura dei senza tetto e degli immigrati senza permesso di soggiorno) ha contribuito ad appesantire l’ospedale unico che non è più in grado di garantire una efficace azione di prevenzione, anche rispetto a potenziali emergenze sanitarie (come il contagio da malattie infettive).

TRASPORTO – L’accesso ai servizi e alle strutture avrebbe dovuto essere facilitato anche dal potenziamento del trasporto pubblico, dall’adeguamento degli orari di erogazione dei servizi e dalla riorganizzazione dei parcheggi nei pressi delle strutture, particolarmente di quello del S.Maria della Misericordia.

FORMAZIONE DELLA POLIZIA LOCALE – L’Amministrazione avrebbe dovuto formare il personale della Polizia locale chiamato ad espletare il Trattamento Sanitario Obbligatorio (T.S.O.) o concordare con le Autorità sanitarie forme di affiancamento da parte di personale abilitato. Anche in questo caso l’inerzia dell’Amministrazione continua ad esporre a rischio i soggetti più fragili.

RIDUZIONE DEL RISCHIO – Il Comune è chiamato a potenziare il supporto economico alle Unità di Strada e ai Centri a bassa soglia, e a riattivare, tramite i Servizi sociali, appositi programmi di riabilitazione allo scopo di rafforzare il servizio di prevenzione, informazione ed assistenza sull’utilizzo di droghe nel territorio comunale.

INDAGINI QUALITATIVE – Il Comune non ha mai fatto uno sforzo tangibile per ascoltare i propri cittadini, mancando di avviare una seria indagine di gradimento su qualità, modi e tempi dei servizi sanitari erogati al fine di proporre miglioramenti o correzioni.

CONCLUSIONI
Tutte le forze politiche che hanno sottoscritto questo documento sono impegnate, a Perugia e in Umbria, per costruire una grande campagna di mobilitazione a difesa della sanità pubblica, per difendere il diritto alla salute e ai servizi sanitari pubblici di qualità e per il rilancio del Servizio Sanitario Regionale attraverso investimenti in personale, strutture e strumentazioni.
Chiediamo con forza un repentino cambio di rotta alle forze politiche che hanno il compito di governare Perugia e l’Umbria per riaffermare la centralità della Salute come bene pubblico e come diritto universale.

PARTITO DEMOCRATICO PERUGIA
IDEE PERSONE PERUGIA
MOVIMENTO 5 STELLE
SINISTRA ITALIANA PERUGIA
DEMOS
RIFONDAZIONE COMUNISTA PERUGIA
PARTITO SOCIALISTA ITALIANO
SINISTRA PER PERUGIA

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