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Sanità, i cittadini al consiglio grande di Perugia: «Senza servizi, dobbiamo pagarci tutto»

Cinquantatré gli interventi prenotati. Molta società civile. Presenti l’assessore regionale Luca Coletto e il direttore Massimo D’Angelo

di Cristiana Mapelli

PERUGIA – Il momento difficile della sanità perugina, e umbra, al centro del consiglio comunale grande, aperto a cittadini e associazioni, in corso martedì pomeriggio nella Sala dei Notari. Cinquantatré gli interventi prenotati, ognuno invitato a parlare per massimo cinque minuti, ed è previsto un momento in cui potranno parlare l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto e Massimo D’Angelo, direttore regionale della Sanità. Molta società civile tra i presenti, con la politica lasciata ad essere semplice spettatore del presente.

Tra le testimonianze di un sistema sanitaria che forse potrebbe funzionare meglio, quello di Elisabetta Rossi. «Come cittadina non posso che segnalare come la sanità territoriale oramai presenti troppi buchi e mancanze di servizio. Per mia madre sono costretta a pagare ogni cosa, perché i servizi di cui necessita o non esistono più o arriverebbero con tempi troppo lunghi».

E poi c’è la carenza dei servizi pediatrici, quelli di cui ha parlato Antonella Santucci. «Se le liste d’attesa sono ferme per gli adulti, non potete immaginare nemmeno i rischi che tutto questo rappresenta in un bambino. La nostra neuropsichiatria è carente da sempre, e se non ci occupiamo del bambino in modo adeguato e tempestivamente, avremo poi adulti con gravi sofferenze».

Dopo tanti interventi, alcuni dei prenotati non si sono però presentati, e qualche minuto di pausa, ha preso la parola l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto.  «La situazione, ancor di più dopo il Covid, non è facile, ma stiamo recuperando. E a dirlo sono i numeri del Ministero. Parliamo di privatizzazione? Abbiamo sfruttato il capitale pubblico per fare utili, come nel caso Prosperius. Il rapporto tra il pubblico è privato in Umbria è dell’8%, cresciuto un po’ durante il Covid. Ma è stato fatto per garantire di determinati interventi abbiamo dovuto sfruttare le strutture private».

Sul distretto di Perugia, Coletto ha sottolineato come da 420 dipendenti prima del Covid, ora ce ne sono 431. «Nessun ha tagliato nulla. Pochi sanno che noi laureiamo a abilitiamo 10mila medici ogni anno. Insufficienti direte voi, ma ancora più ai medici di esercitar nel pubblico erano solo 6mila». Sul tema della privatizzazione, l’assessore ha spiegato come la Regione ha sfruttato il capitale pubblico per fare utili, come nel caso del Prosperius. L’assessore alla Sanità ha sottolineato come «l’Umbria, dopo la Liguria, è la seconda regione d’Italia con più anziani che hanno diritto di essere curati e di essere assistiti in maniera dignitosa con tutto il rispetto che serve. L’Umbria, a differenza della Liguria, però non ha ricevuto i finanziamenti a loro dedicati. Ora ci aspettiamo che i 5 miliardi promessi dal Governo, arrivino». Il direttore D’Angelo ha assicurato sul fatto che sul fronte del Pnrr «non vi è stato alcun ridimensionamento delle strutture previste nel Pnrr. In Umbria avremo 22 case di comunità, 17 ospedali di comunità e le nove centrali operative territoriali, di cui tre saranno a Perugia.

Infine il direttore ha sottolineato come «il territorio deve essere gestito organizzandolo attraverso i sistemi normativi che prevedono alcune strutture fondamentali, alcuni soggetti fondamentali con cui condividere la presa in carico del paziente».

Gli interventi sono continuati oltre le 19.30 ma, a parte il primo cittadino Andrea Romizi, il vice sindaco Tuteri e coloro che erano in attesa di prendere la parola alle poltrone oramai quasi vuote della Sala dei Notari.

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