di Marco Brunacci
PERUGIA – Il Pnnr Umbria vale, all inclusive, 3,5 miliardi. Molto più che soddisfacente per una regione piccola e non del Sud (che ha priorità sul resto d’Italia).
Lo ha confermato la presidente della giunta regionale Tesei ai tre segretari umbri di Cgil, Cisl e Uil (Paggio, Manzotti e Molinari) arrivati preoccupati e – dice la nota ufficiale- usciti rassicurati.
Dal nuovo check sui fondamentale piano di Recovery esce anche la certezza che i progetti di rilievo assoluto (sopra 1 milione) valgono il 90% dell’importo. E questo è importante perché vuol dire che hanno maggior possibilità di arrivare in fondo rispetto a quelli piccoli e piccolissimi.
Rilevante, in questo contesto di modifiche delle regole europee, che la Regione stia monitorando e aiutando i Comuni (che oggettivamente potrebbero aver problemi sui progetti marginali) anche con una nuova squadra di esperti mandati dai Ministeri alle Regioni. Team in grado di evitare i trabocchetti burocratici e superare certe lungaggini che sembrano ormai far parte integrante dei progetti pubblici.
Infine, rassicurazione importante, i definanziamenti decisi per non perdere stock di opere, toccano marginalmente l’Umbria. Intanto in nessun caso sono certi e invece in ognuno dei casi paventati si cercano altre fonti di copertura con fondi nazionali.
Anche nel caso della infinita “fabbrica di San Pietro” dell’Orte-Falconara si hanno certezze di definanziamenti. E comunque qui scatterebbe il ricorso ad altri fondi.
Infine una curiosità che è una anomalia: di questi 3.5 miliardi di Pnrr intercettati dalla Regione, tramite progetti, la Regione stessa è soggetto attuatore solo per 217 milioni. Tutti progetti già avviati e di sicura realizzazione. Mentre nei Comuni di balla e non poco.
Forse sarebbe stato bene porre direttamente in capo alla Regione più Pnrr.
Ma intanto tutti a darsi una mano. Sperando che dagli annunci si passi alle realizzazioni nei tempi corretti. Il futuro passa inevitabilmente per qui.