di Marco Brunacci
Ast, è partito il conto alla rovescia. Ora basta attendere i nuovi tempi burocratici e prenderà finalmente forma il decisivo Accordo di programma che Terni e l’Umbria, non meno del Gruppo Arvedi, aspettano con ansia.
Il problema è che i tempi burocratici, dopo gli ultimissimi sviluppi, si sono ancora allungati (si dovrà attendere almeno fine anno per il via libera della Commissione Ue, sempre che il Governo stia nei 10 giorni richiesti per fornire la sua risposta).
Il più grande investimento industriale concentrato su un sito umbro merita però l’attesa.
Cancellate le baggianate messe in giro da apprendisti stregoni e orecchianti di cose europee, resta il percorso fin qui fatto che è una garanzia.
È vero che la Commissione europea ha imposto agli Arvedi di dare una “ritoccata alle zucchine”, perché questo ormai è il modus operandi made in Bruxelles.
Ma, nel momento in cui Arvedi annuncia che accetterà le disposizioni Ue, buttandoci quei 10-15 milioni in più che difficilmente salveranno il destino dell’umanità, il cammino è spianato.
Il lavoro svolto e controllato (c’è di mezzo anche Gentiloni) ha retto bene. Altre imboscate non sono al momento immaginabili.
Azienda, Regione, Governo hanno motivo di ritenere chiuso il cerchio.
Negli incontri di questi ultimi giorni – oltre a perdere tempo nel commentare certe sciocchezze – sono uscite altre cose interessanti:
- la conferma che l’Azienda sta già investendo su Ast, una realtà che Tyssen aveva lasciato di fatto al suo destino.
- la conferma di un intervento di 90 milioni per l’ambiente, oltre l’accordo di programma.
- la novità che dalle indagini svolte sul mercato l’azienda si è fatta un’idea precisa sul tipo di lamierino magnetico da mettere in produzione e può pensare positivo perché la domanda, in questo settore, si conferma superiore all’attuale offerta.