TERNI – La Stagione teatrale al Secci prosegue con “Pagliacci all’uscita”, il nuovo spettacolo dell’attore e regista Roberto Latini, in scena con Elena Bucci, Ilaria Drago, Savino Paparella e Marcello Sambat, giovedì 9 e venerdì 10 novembre alle 20,45. Un’opera metafisica tra Leoncavallo e Pirandello. “Pagliacci”, dal libretto dell’opera di Ruggero Leoncavallo, con debutto a Milano nel 1892 e “All’uscita”, l’atto unico che Pirandello definisce “mistero profano”, andato in scena a Roma per la prima volta, nel 1922: due testi molto diversi per stile e contenuto. Il primo è immerso nel Verismo di fine ‘800, nella trama spietata del delitto d’onore e d’amore, il secondo è una parabola filosofica. «Per struttura e doti – spiega Roberto Latini – collocabili da una parte all’altra di un ponte ideale, fondamentale per la letteratura teatrale, che a cavallo dei due secoli, riesce a trasformare i percorsi sintattici in prospettive drammaturgiche. Uno accanto all’altro, creano un terzo materiale, indipendente. Insieme, sono una dichiarazione d’indipendenza tra il Verismo e il teatro borghese».

«Il Teatro nuovo è all’indomani di una giornata di sole e coltello e di un notturno di cimitero e ombre. All’uscita da Pagliacci, è il vero appuntamento. (O da dove abbiamo mosso il nostro mare). Quanto le scritture sceniche semineranno e raccoglieranno da lì in poi, nei nuovi cicli del Teatro, dei Teatri, sarà ciò che ci porterà nelle traiettorie del contemporaneo e in quel concetto di drammaturgia che oggi vanta una prossimità col linguaggio, più della regia stessa, o dell’occhio esterno, come indicato in tanti casi. La drammaturgia, allora, l’occhio interno, è quanto effettivamente in esplorazione, in esplosione. Lo abbiamo imparato sezionando il concetto, la funzione, le sfumature e le possibilità. Abbiamo moltiplicato l’occasione e l’abbiamo sollecitata, in lungo e in largo. Abbiamo ammesso i concetti di drammaturgia del testo, del suono, della scena. Abbiamo riscritto le parole originali e riscritto anche le riscritture. Ci siamo dotati di nuovi strumenti per cercare di definire l’indefinito e lo abbiamo fatto portandoci in proscenio, dove finisce il palco e comincia il Teatro. Nella frequentazione del confine, la prassi è il centro e la sua periferia. Vorremmo comprometterci, letteralmente, oltre le barriere di genere che abbiamo costruito o contribuito a creare, per necessità o politica, ridefinendo il punto di vista, attraverso il punto dello sguardo. Fluidamente». Sull’opera di Roberto Latini è stato organizzato per martedì 7 novembre alle ore 17 in Bct, un incontro di approfondimento a cura del professor Lorenzo Mango, docente di Storia del Teatro Moderno e Contemporaneo all’istituto Universitario Orientale di Napoli.