TERNI – Una settimana di cassa integrazione per l’area fusione di Ast. Un’azione per abbassare i costi di produzione, troppo alti per il costo dell’energia che rispetto ad altri Paesi europei, in Italia resta molto alto.
«Proprio l’energia – ricorda il Segretario nazionale Fim Cisl, D’Alò – rappresenta il nodo per la firma
dell’accordo di programma, accordo che è propedeutico alla realizzazione degli 800 milioni di euro
d’investimento previsti per realizzare il piano industriale di AST di questi, 200 milioni di
investimento sono stati già realizzati, ora serve la programmazione per realizzare gli interventi
previsti per altri 600 milioni che hanno come obiettivo l’aumento dell’attuale produzione e
inteverventi di carattere ambientale.
Tutte cose – sottolinea D’Aò – determinanti per proiettare AST in maniera più forte nel panorama
degli acciai speciali l’AST in una condizione di competizione europea e internazionale. Per farlo
però, serve un giusto prezzo dell energia. Oggi le aziende pagano 4 volte di più al MWH rispetto alla
Francia, e 3 volte di più rispetto alla Germania e Fillandia. Un costo che determina uno squilibrio
competitivo per le aziende del nostro Paese e ancora di più, per aziende energivore come quelle
siderurgiche. A questo poi – ricorda ancora D’Aò – serve lavorare a livello Europeo per garantire
una produzione dei rottami di ferro e acciaio – di cui oggi fanno razzia gruppi extra UE – essi infatti
ad oggi rappresentano una materia prima di qualità nel settore siderurgico per affrontare la
transizione attraverso l’uso e riuso dei materiali. A due anni e mezzo di distanza dall acquisizione di AST da parte del gruppo Arvedi serve quindi mettersi in condizione di ottenere fino l’ultimo centesimo
dell’investimento previsto per il sito ternano e poter così garantire un futuro industriale sostenibile
in una delle produzioni strategiche come quella degli Acciai Speciali. Insieme a queste: la necessità
di completare tutte quelle opere infrasturali di collegamento con i porti strategici e collegamenti
ferroviari e tutte quelle opere necessarie che aspettiamo da anni, per rendere interconnessa e
competitiva l’AST anche in termini di trasporto commerciale.
Restiamo – conclude – D’Alò in attesa che il piano per la siderurgia annunciato dal ministro Urso, di
cui si è tenuto un primo incontro il 5 agosto scorso, possa fornire risposte a tutti i problemi e le
difficoltà che il settore siderurgico italiano sta affrontando rispetto agli altri competitors
intenazionali. Quello che non possiamo permetterci in questo momento, è che si scarichino sui
lavoratori, come nel caso di AST con la cassa integrazione, il peso di scelte politiche industriali che
ancora non trovano soluzione. Serve per questo, riparire subito con il dialogo a livello ministeriale
sia con le parti datoriali, che con le organizzazioni sindacali per affrontare tutti i nodi ancora non
sciolti, a partire da quello determinante della riduzione dei costi energetici».


