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Sbarra: «Ripartiamo dal lavoro, l’Umbria cambi motore di sviluppo»

Ulderico Sbarra (foto www.cislumbria.it)

POLE POLITIK di MARCO BRUNACCI | Il segretario Cisl: «Sviluppumbria e Gepafin non hanno arginato le performance negative della regione». Risposte da dare ai giovani. Parte il confronto con la Regione

di Marco Brunacci

PERUGIA – Ulderico Sbarra, segretario regionale della Cisl, prima di essere sindacalista moderato (e poi mica tanto) ha un passato con qualche giovanile simpatia trozkista, disegna ed è vignettista, suona la chitarra e sa tutto dei Genesis e di Eric Clapton, studia la società liquida ma non si impressiona, è biker militante, tra Perugia e Ternana lui tifa (con tessera) per la squadra operaia di Londra, il West Ham, volete che uno così si tiri indietro da analisi spietate dopo la batosta del centrosinistra di Governo in Umbria? «Il popolo dell’abisso, quello che di solito non dice e quando dice non viene ascoltato, con il voto alle ultime elezioni ha parlato – attacca Sbarra – ha messo in chiaro le tante sue insoddisfazioni, ha gridato la protesta, ma anche costretto una intera classe politica a rifare i conti con la realtà per quella che è e non quella che qualcuno si immaginava».

Sì, va bene, Sbarra ma non è che il sindacato non abbia colpe e si possa assolvere sempre e comunque. Poi tanto in ogni caso la frittata è fatta, da qui si deve ripartire, servono ricette, cose concrete, ipotesi di lavoro, rimettere mattone su mattone sopra le macerie.
«Non è questione di colpe, non basta l’analisi, si deve riflettere e agire subito sul motore di sviluppo, quello che avevamo, come dire, ha l’aria di essere grippato, almeno nel giudizio dei cittadini elettori. Non sembra anche a lei?».

Sembra, sembra, ma ce l’ha lei, o la Cisl o tutto il sindacato, un motore nuovo per finire questo micidiale stop ai box e ricominciare?
«Abbiamo idee e proposte. Anzi lunedì siamo convocati in Regione e ci si confronta partendo dal nostro documento».

E che dite? La Regione può continuare senza fare autocritica? Sviluppumbria va bene così? L’assessorato allo sviluppo economico cosa ha sviluppato in tutto questo tempo?
«Guardi, non servono polemiche, perché davvero la gente è uscita allo scoperto. Ha mostrato vera e propria insofferenza, tutto quello che c’era da dire lo ha detto e ha detto che vorrebbe voltare pagina. Ora noi pensiamo che si debba fare un salto, non nel buio, non nel vuoto, anzi con un atterraggio sicuro e però
su un terreno nuovo. Niente scherzi».

Sentiamo le proposte che di analisi siamo pieni.
«Allora, prima di tutto: c’è il grande tema della produttività, dove siamo endemicamente in ritardo. Questo vuol dire – lo affermiamo nel documento – rimettere al centro proprio la produzione e il lavoro, in particolare il lavoro produttivo, attraverso un vero e proprio Progetto per il lavoro, che deve incentrarsi su quelli che abbiamo chiamato “motori autonomi dello sviluppo”».

Ahi, già questo sa di fascicoli polverosi, di soporiferi convegni, sbadigli e mal di testa, di roba lontana anni luce dalla gente.
«Invece no, diciamo cose precise. Si deve puntare innanzitutto su industria e manifattura 4.0, perché senza manifattura, anche se quella tecnologicamente più avanzata, non si va da nessuna parte. Quindi, a seguire, servizi avanzati e reti, digitalizzazione, start up innovative. Infine: la filiera turismo ambiente e cultura (TAC). Questi sono gli ambiti concreti su cui l’Umbria può ricostruire, in tempi rapidi, un progetto di crescita».

Sbarra, però, sul documento che andate a discutere lunedì in Regione, ci stanno anche ovvietà, come la necessità di miglior credito o giovani che non trovano l’occupazione che vorrebbero o calo demografico che non ci deve essere ma che c’è.
«Non è che le analisi devono essere per forza originali, noi abbiamo questa realtà davanti a noi, dobbiamo aggredirla con proposte precise per cambiare le cose. E questo facciamo».

Sempre a suon di spesa pubblica?
«No. A suon di iniziative anche pubbliche, parlando forte e chiaro alle orecchie anche delle imprese e di tutti i soggetti sociali. Chiediamo anche a noi stessi, come sindacato, rinnovato impegno, maggiore elasticità, capacità di affrontare i tempi che cambiano».

Per incentivare l’occupazione giovanile volete anche una tassa di scopo e qui siamo veramente alle solite. Le tasse che ci sono già che scopo hanno? Quello di mantenere in piedi amministrazioni pubbliche ipertrofiche e burocrazie elefantiache?
«La tassa di scopo è solo un suggerimento. L’obiettivo deve essere quello di rimettere il lavoro al centro di tutto».

Se il motore dello sviluppo finora usato è dichiarato inadatto, cosa facciamo fare a chi, in Regione, di questo finora si è finora occupato, l’assessorato competente con l’agenzia di riferimento Sviluppumbria?
«Serve un focus sull’assessorato e su entrambe le Agenzie. Sia Sviluppumbria che Gepafin infatti hanno lavorato e si sono impegnate. Non sono riuscite però ad arginare le performance negative della regione e quindi, come diciamo nel documento, devono rivedere e migliorare le proprie azioni, concentrandosi e riorganizzandosi su tre ambiti prevalenti, sui quali impegnare tutte le risorse e le competenze disponibili, ed acquisirne di nuove se ritenute strategiche e necessarie. Gli ambiti ipotizzati: innovazione e ricerca (università, centri di ricerca), crisi aziendali e territoriali, mercato del lavoro innovativo e dinamico, politiche attive e centri per l’impiego. Qui la Legge regionale per il lavoro può rappresentare l’avvio di un percorso virtuoso».
E se la virtù qui non prevale sono guai.

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