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Inside/Lega in ambasce, blitz dello stratega della grande avanzata, Candiani, in Umbria: «Così non va»

POLE POLITIK di MARCO BRUNACCI | I sondaggi sono un campanello d’allarme, il partito invece che il punto di forza dell’azione di governo degli amministratori spesso è fonte di fragilità e titubanze. Il segretario Caparvi chiamato a fare punto e a capo

di Marco Brunacci

PERUGIA – I segnali erano troppi e tutti concordi: la Lega dell’Umbria sbanda, si ridimensiona troppo rapidamente, non sembra capace di darsi una struttura solida. La volatilità del voto, in questi tempi di transizione, è tale e tanta che i rischi sono enormi. Ti ritrovi a terra dopo aver volato, nel breve volgere di una tornata elettorale.

E allora è arrivato qui, venerdì scorso, Stefano Candiani, lo stratega e leader della rivoluzione leghista dell’Umbria, la guida dell’onda verde che ha fatto della regione il primo centrodestra d’Italia, meglio pure del Veneto, dopo che per decenni, dal Dopoguerra, era stata la roccaforte del centrosinistra più radicato e tenace.
Tutto si è svolto nella massima riservatezza, come voluto da Candiani, ma i dirigenti locali della Lega devono aver sentito parole di fuoco, viste certe reazioni.
Diamo l’estrema sintesi di quello che i flebili tam tam delle indiscrezioni ripetono: “Così non va”.
Cityjournal, in più riprese, aveva suggerito una riflessione tra i partiti che sorreggono la presidente della Regione, Donatella Tesei. Nello scacchiere “normale” del confronto democratico, compito degli amministratori è quello di amministrare bene, compito dei partiti è di fare altrettanto bene opera di mediazione con le legittime istanze e con le aspettative dei cittadini. Riferendo bisogni, spiegando indirizzi e alla fine pubblicizzando (e, se si vuole, pure enfatizzando) e (se serve) difendendo le decisioni prese dagli amministratori.
Cityjournal ha più di una volta notato che la debolezza della giunta regionale è di non avere nulla di tutto questo alle spalle. Anzi, a volte, il partito di maggioranza relativa diventa un impedimento a una chiara e spedita azione di governo. Al più si nota un po’ di volontariato di questo o quel consigliere regionale, di questo o quel “quadro” di partito.
La travolgente avanzata guidata da Candiani, condotta in un territorio senza alcuna tradizione o radicamento leghista, non poteva ovviamente non avere un effetto collaterale: un partito improvvisamente lievitato nei consensi, al di là di ogni aspettativa, si ritrova in difficoltà perché non in grado di schierare una classe dirigente all’altezza, per qualità e anche per quantità.
Per ora della evidente fragilità della Lega approfitta Fratelli d’Italia, che incamera consensi, ed essendo partito in Umbria più strutturato e storicamente meglio rappresentato sul territorio festeggia a ogni nuovo sondaggio.
Ma i sondaggi valgono – sempre e per tutti – per quel che valgono. E della riflessione che è iniziata nella Lega ne trarrà beneficio di sicuro tutto il centrodestra. Ma se la riflessione finisce a mortaretti e tric-trac, il centrodestra di governo presto potrebbe andare incontro a clamorose bocciature, magari inattese come quella capitata al centrosinistra.
Episodi come quelli che vengono narrati a Perugia – vero? falso? sceneggiato? boh, però ripetuto con insistenza questo sì – di un responsabile della Lega (il senatore Pillon) che avrebbe telefonato al vicesindaco Tuteri di Perugia per “sondare” la sua disponibilità a dimettersi dall’incarico in favore dell’altro esponente leghista della giunta Romizi (l’iperattivo, talentuoso e molto quotato Merli) mostrano risvolti di scivoloso dilettantismo.
Da Foligno a Terni arrivano altri segnali. Tocca adesso al segretario regionale, onorevole Caparvi, fare un punto e a capo ben visibile a tutti, essendo la sua componente all’interno della Lega, decisamente maggioritaria rispetto all’altra (rappresentata, per esemplificare, da Briziarelli e Melasecche).
Se non ci riesce son guai, anche se nel centrosinistra sono ancora in fase di ristrutturazione e, al momento, non sembrano in grado di approfittarne.

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