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A Citta di Castello la coalizione che sostiene Tesei e Romizi ha preso il 53%. Chiunque vinca dovrà fare una giunta “semaforo”

POLE POLITIK di MARCO BRUNACCI | Gli errori del centrodestra e un’occasione non ripetibile gettata via. Secondi e Bassini si troveranno però a dover far convivere il rosso col giallo e col verde. Attese sorprese al momento della lista degli assessori

di Marco Brunacci

PERUGIA – Elezioni in Umbria. In una tornata elettorale con forti connotazioni locali, sia al primo turno sia ora che si va verso i due ballottaggi di domenica, il caso di Città di Castello può fornire argomento per utili riflessioni di più ampio respiro.

Intanto, guardando al risultato del primo turno: non tutti si sono resi conto di un fatto evidente che è nei numeri e sotto gli occhi di tutti: la coalizione che attualmente regge il governo Romizi a Perugia e il governo Tesei in Regione ha preso il 53% dei voti. Se la stessa coalizione si fosse presentata insieme a Città di Castello avrebbe – fatto storico – vinto al primo turno, mantenendo l’onda lunga dello spostamento dei voti umbri lontano dai lidi del centrosinistra tradizionale.
Questa è un’osservazione sui numeri, non un “se” e un “ma”, con i quali non si fa certo la politica. Prendere nota: il movimento che si è creato intorno a una base di socialisti, organizzati da Nilo Arcudi, ha ottenuto quasi il 10% dei voti al primo turno sotto la bandiera della Massini-sindaco e con gli slogan del “voltare pagina”. I due candidati-litiganti del centrodestra, sommando, hanno preso circa il 43% . Arcudi si era finora presentato alle elezioni comunali di Perugia e regionali umbre alleato del centrodestra.
Obiezione: non è garantito il medesimo risultato se la stessa lista si fosse presentata dentro uno schieramento di centrodestra. Possibile, ma è certo che alcuni voti centristi, che hanno preso invece strade di sinistra, si sarebbero aggiunti su un candidato unitario e aperto al dialogo, non ci fosse stata la sciagurata gestione delle elezioni da parte del centrodestra.
Questo a onor del vero e con lo sguardo rivolto a quel che è successo.
Alcune osservazioni, invece, guardando al futuro:

  1. molto difficilmente il centrodestra avrà un’altra occasione così. Errori di questa portata si pagano. Il risultato del primo turno, con due candidati di centrosinistra al ballottaggio (Secondi e Bassini), è percepito solo come una secca sconfitta del centrodestra e le sconfitte fermano i movimenti in politica più delle dighe i fiumi.
  2. per ovvi motivi matematici al ballottaggio comunque saranno determinanti i voti espressi al primo turno per i due candidati-litiganti del centrodestra (Marinelli e Andrea Lignani Marchesani), i quali non si sono espressi sul ballottaggio, ma i loro elettori difficilmente saranno per la continuità nel governo della città.
  3. la Bassini in questo senso ha più appeal perché naviga in mare aperto e propone il “cambiamento”, Secondi invece pedala in salita: dovrà fare affidamento sulla sua sagacia e su un qualche colpo di biliardo del suo padre spirituale, l’ex sindaco uscente, Luciano Bacchetta, soprattutto per riportare voti Pd all’ovile.
  4. chiunque esca vincitore, però, giocoforza, dovrà dare vita a una giunta “semaforo”. Sì, proprio sul modello tedesco. Il rosso insieme al giallo più il verde che in questo frangente ci sta sempre bene. Niente di strano. Si tratta di obbedire a una elementare legge della rappresentanza politica. Per cui, indipendentemente da chi vince, si attendono sorprese quando sarà il momento della lista degli assessori.

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