e.p.
PERUGIA – La premessa del direttore di Cna Umbria, Roberto Giannangeli, è una sentenza: non si salva nessuno. Difficoltà conclamenta. Due anni di covid, poi la guerra in Ucraina. I prezzi di materie prime e di carburanti arrivati a cifre insostenibili per le imprese. Non solo quelle strettamente di trasporto. Realtà anche storiche che si trovano a decidere se non è meglio fermare tutto. Insomma «mancano solo gli ufo»
Al Quattrotorri il mondo dell’artigianato si confronta con la politica, nazionale e locale, per trovare insieme quella che viene definita senza mezzi termini una economica di guerra. Tanto più ora che la guerra è in Europa.Alla politica, sottoliena il direttore Giannangeli, le imprese di Cna chiedono «il coraggio di fare le scelte che non sono state fatte negli ultimi 20 anni», da parte dell’associazione di categoria c’è la piena disponibilità a collaborare, la stessa disponibilità che, sottolinea, «ci ha trattenuto, per ora, a evitare la protesta. Per senso di responsaiblità, siamo per la proposta e non per la protesta». Ma ancora per quanto? «Vogliamo una politica con la P maiuscola. Da parte nostra possiamo garantire che non molleremo».
All’incontro, sono presenti tra gli altri, oltre alla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, e l’assessore allo sviluppo economico, Michele Fioroni, i parlamentari Walter Verini, Emanele Prisco, Filippo Gallinella, e l’europarlamentare Camilla Laureti.








PROBLEMI E PROPOSTE, SETTORE PER SETTORE
Le imprese di produzione
Di seguito l’intervento di Santarelli, «in rappresentanza delle imprese di produzione di tutti i settori.
La manifattura, in Italia e in Umbria, è stato il settore che negli ultimi dieci anni ha realizzato i maggiori investimenti, puntando sull’internazionalizzazione e l’innovazione, e che ha creato nuova occupazione. Il made in Italy, prodotto in gran parte da imprese di piccole dimensioni, continua a essere il nostro punto di forza.
La situazione che stiamo vivendo ora è drammatica. Per darne evidenza mi basta ricordare alcuni dati relativi agli aumenti delle principali materie prime utilizzate quotidianamente dalle nostre aziende:
• Energia: +120%
• Gas: +200%
• Acciaio: +200%
• Alluminio: +60%
• Legno: +70%
• Grano: +60%
Ma l’elenco è molto più lungo, ovviamente.
PROBLEMI
Di conseguenza il problema principale da risolvere nell’immediato è quello dell’aumento generalizzato e fuori controllo di tutte le materie prime, compresi i costi energetici.
Un altro grande ostacolo è quello della loro scarsa reperibilità. Solo per fare un esempio sottolineiamo che la Russia e l’Ucraina sono i principali esportatori di grano verso l’Italia: immaginate, quindi, quanto la guerra in corso impatti anche su questo aspetto.
Non solo. La Russia è anche uno dei principali Paesi extra UE verso i quali sono dirette molte delle esportazioni del nostro made in Italy, in particolare dei beni di lusso dei settori moda, arredo casa, agroalimentare, ma anche l’automotive.
L’incremento dei costi e la scarsa reperibilità di materie prime colpiscono tutte le imprese. Ma all’interno della manifattura le più colpite sono sicuramente le imprese che lavorano in sub-fornitura, che difficilmente sono nelle condizioni di poter rigirare a loro volta i rincari ai grandi player per i quali lavorano.
PROPOSTE
Ma parliamo di proposte.
Nell’immediato sono necessarie misure urgenti per ridurre i costi energetici delle imprese incidendo sugli oneri e sui costi di trasporto dell’energia, altrimenti moltissime imprese non potranno fare altro che interrompere l’attività, come sta già accadendo nel settore della carta e della ceramica.
Vanno individuate e fermate subito le speculazioni denunciate anche dal ministro Cingolani, a partire da quelle finanziarie.
In prospettiva siamo tutti interessati a investire anche nell’autoproduzione di energia, sia come singole imprese che come comunità, ma servono chiarezza su ciò che sarà incentivato con il PNRR e i Fondi Strutturali europei 2021/2027 e meno burocrazia.
Per quanto riguarda i crediti di imposta previsti dal Piano di Transizione 4.0 vi chiediamo di confermarli fino al 2026 con la stessa intensità del 2021 (40%), comprendendovi anche gli investimenti finalizzati all’autoproduzione di energia, coniugando in tal modo digitalizzazione e transizione ecologica.
Rispetto alle politiche regionali di sviluppo, e quindi alla nuova programmazione dei fondi europei, riteniamo possa essere molto utile scommettere sulla crescita dimensionale di tutte le imprese, anche di quelle più piccole.
Il rafforzamento delle filiere è già un tema centrale del PNRR attraverso lo strumento dei contratti di sviluppo. Vista la situazione internazionale bisognerà sicuramente ripensare e ridefinire le filiere produttive globali, per evitare l’eccessiva dipendenza da alcuni Paesi extra europei per gli approvvigionamenti di alcune materie prime. Anche per questo ci serve un’Europa più unita, in grado di fare scelte strategiche nell’interesse dei propri cittadini in tempi ristretti».
Il turismo
Di seguito l’intervento di Benemio sulle imprese del turismo.
«Dopo due anni di pandemia che, di fatto, ha bloccato i flussi turistici provenienti dall’estero e ridotto quelli italiani, almeno in alcuni periodi, noi operatori del turismo immaginavamo per il 2022 una forte ripresa, simile a quella che ha interessato altri settori lo scorso anno.
Infatti c’erano tutte le condizioni per ripartire alla grande e fare bene. Molto bene.
Invece, è arrivata la guerra, che tra i primi effetti ha prodotto immediatamente un lungo elenco di disdette. Con il risultato che molti operatori, sia dell’alberghiero che dell’extra alberghiero, dopo essere stati chiusi per tutto l’inverno non riapriranno neanche per il periodo pasquale.
PROBLEMI
L’incremento dei costi energetici, dei carburanti, dei prodotti alimentari, ha diminuito il potere di acquisto delle famiglie. Le famiglie italiane stanno riducendo ancora una volta la loro propensione al consumo, come avevano già fatto in passato, mentre i turisti stranieri arriveranno difficilmente anche quest’anno. Per le imprese turistiche questo significa rivedere al ribasso tutte le proiezioni per la stagione.
I rincari, naturalmente, stanno incidendo in modo significativo anche sui nostri bilanci, ma le nostre imprese non sono nelle condizioni di poter incrementare i propri prezzi.
Molti di noi sono sfiancati, in tanti non riusciranno a riaprire visti gli elevati costi di gestione, sui quali incidono anche alcune tasse locali, il cui importo è determinato, almeno in parte, da norme nazionali.
PROPOSTE
Per questo proponiamo la rimodulazione di tariffe che non sono legate al reddito d’impresa.
Innanzitutto chiediamo anche per il 2022 l’esenzione dal pagamento dell’IMU, una tassa che continuiamo a ritenere ingiusta in quanto applicata ai beni strumentali d’impresa, e alla quale oggi non siamo in grado di far fronte.
Inoltre chiediamo una revisione della tariffa sullo smaltimento dei rifiuti, la Tari, che va calibrata sul numero delle camere effettivamente occupate e non su quelle disponibili, anche perché quali rifiuti può produrre una stanza inutilizzata?
Infine chiediamo la riduzione del carico fiscale sui costi energetici delle famiglie, perché non è pensabile che lo stipendio mensile di chi lavora venga interamente assorbito dall’acquisto di beni di prima necessità.
Concludendo, alla Regione vorremmo dire che l’apporto dei privati, in particolare degli operatori turistici, è strategico in un processo di industrializzazione del turismo che, ne siamo sicuri, prima o poi ripartirà.
Noi faremo di tutto per non darci per vinti, ma le istituzioni devono essere al nostro fianco perché senza impresa non c’è benessere per nessuno».
Il trasporto merci
Di seguito l’intervento di Volpi «in rappresentanza di uno dei settori più strategici per il Paese, il trasporto merci: forse non tutti sanno che in Italia oltre l’80% delle merci viaggia su gomma, sui nostri mezzi.
È un settore con molte debolezze strutturali, mai affrontate, che deve fare i conti con forme di concorrenza sleale che vengono da alcuni paesi europei, con una carenza cronica di autisti, con la condizione delle infrastrutture che abbiamo in Italia.
Inoltre, è un settore particolarmente interessato dai processi di innovazione: nei prossimi anni saremo chiamati a investire risorse ingenti per affrontare la cosiddetta transizione ecologica.
Siamo anche coscienti del fatto che molte merci, soprattutto quelle a basso valore aggiunto, in futuro non potranno più viaggiare su gomma, l’intermodalità è una necessità anche per Noi oltre che per le imprese di produzione rispetto alle quali vorremmo diventare sempre più dei partners.
PROBLEMI
Nell’immediato il problema maggiore per le imprese del trasporto merci è rappresentato dal caro carburante, aumentato in poche settimane del 60%.
Aumenti che stanno determinando un settore che viaggia a due corsie: alcuni operatori riescono a rivedere con i propri committenti le tariffe e quindi a compensare, almeno parzialmente, gli aumenti. Altri non sono nelle condizioni di ribaltare sulla committenza i maggiori costi, per cui la scelta è tra lavorare in perdita, pur di mantenere i contratti, o decidere di fermarsi con il rischio di non ripartire più.
Per darvi la misura del problema, vi dico solo che con i prezzi attuali di gasolio e Ad Blue, l’aumento annuale dei costi per ogni singolo mezzo si aggira intorno ai 30mila euro, quasi 3mila euro ogni mese.
Sappiamo che UNATRAS ha sottoscritto con il Vice ministro Bellanova un protocollo di massima, serve qualche giorno per esaminarlo in dettaglio e capire se le proposte in termini di sostegni economici siano effettivamente adeguate all’emergenza del momento.
PROPOSTE
Soprattutto perché nell’immediato dobbiamo affrontare il caro carburante: il taglio di 15 centesimi alla pompa non è evidentemente sufficiente. Se questa situazione del caro-carburante continua noi dobbiamo continuare a pensare ad altre soluzioni, anche se temporanee: credito d’imposta, gasolio industriale, taglio delle accise, tetto massimo al costo del carburante fissato per decreto. Studiamole insieme, anche con i committenti, sempre più in una logica di filiera tra committente e autotrasporto.
Dopodiché lavoreremo alle riforme. La vice ministra Bellanova ha messo nero su bianco la sua disponibilità: ma adesso in tempi brevissimi dobbiamo trasformarla in legge. A cominciare dall’adeguamento automatico dei contratti all’andamento dei costi del carburante, al rispetto dei costi minimi per i contratti verbali, ai tempi di pagamento, a quelli di carico e scarico delle merci con relativo indennizzo per il trasportatore, fino alle norme sulla liberalizzazione del mercato avviatasi lo scorso febbraio.
Dobbiamo uscire dallo schema della contrapposizione tra committente e trasportatore, che non fa crescere nessuno, queste sono misure necessarie per qualificare il servizio che offriamo, solo così diventiamo partner nella costruzione di valore.
Per il prossimo futuro anche in Umbria, oltre che in Italia, sarà importante aprire un confronto sull’intermodalità che coinvolga anche gli imprenditori del trasporto merci perché, forti della nostra professionalità, siamo aperti all’innovazione più di quanto si possa credere.
Faccio un cenno alla questione delle infrastrutture per dire che la riqualificazione dell’FCU, già inserita nel PNRR, nel lungo periodo ha un senso se, tra le altre cose, verrà previsto lo sfondamento verso Arezzo e quindi l’accesso all’alta velocità, collegando anche le due basi logistiche dell’Umbria e facendole diventare luogo effettivo di interscambio.
Ora però ci serve una politica che assuma decisioni certe in tempi rapidi partendo dalle emergenze, non costringeteci ad arrivare al fermo dei trasporti.
Le costruzioni
Di seguito, l’intervento di Bertini «a nome delle imprese edili e degli impiantisti che nel 2021, dopo 13 anni di sofferenze, hanno potuto cominciare a vedere una ripresa del settore grazie alle misure anticicliche adottate per contrastare gli effetti della pandemia. Mi riferisco naturalmente a:
• Superbonus 110%;
• Bonus edilizi;
• Cessione del credito;
• Avvio della ricostruzione post-sisma 2016.
A questi si potrà aggiungere presto anche la rigenerazione urbana, che costituisce un tema centrale all’interno del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza.
PROBLEMI
Ma le domande che ci stiamo facendo da qualche settimana sono:
• sarà vera ripresa?
• soprattutto, sarà una ripresa duratura?
Infatti, oltre all’incremento del costo dei carburanti che incide molto anche nel nostro settore, è da almeno un anno che, inascoltati, denunciamo un forte rincaro delle materie prime. Tanto per darvi un’idea, il bitume è aumentato del 50%, il ferro e l’acciaio del 200%, il rame del 100%, i termoisolanti del 70%, la componentistica elettronica e termoidraulica fino al 40%, i ponteggi del 200%. Non solo. Reperirle è diventato sempre più difficile, i tempi di consegna si sono allungati a dismisura e il prezzo viene stabilito alla consegna anziché al momento dell’ordine, con tutto quello che questa cosa può significare per un’impresa.
In questo quadro le compensazioni introdotte nei contratti pubblici per far fronte al caro-prezzi sono assolutamente insufficienti.
Un’altra carenza che pesa è quella della manodopera, in particolare quella specializzata.
Sul fronte della cessione del credito legata al Superbonus e ai bonus minori le difficoltà sono crescenti: le norme sono cambiate innumerevoli volte, gli intermediari finanziari prevedono procedure farraginose, Poste Italiane non le accetta più. L’incertezza regna sovrana e le imprese sono in forte difficoltà finanziaria.
Inoltre, nonostante gli inviti alla semplificazione, il peso della burocrazia è addirittura aumentato.
Insomma, la situazione è tale che oggi ci chiediamo: il superbonus avrà un effetto boomerang?
PROPOSTE
Per quanto riguarda le possibili soluzioni, crediamo che innanzitutto occorra una lotta senza tregua alle speculazioni.
Inoltre sono indispensabili la revisione e l’aggiornamento almeno semestrale dei prezzari, sia di quello regionale che di quello dell’area del cratere del sisma 2016, in modo che siano allineati il più possibile ai prezzi di mercato.
E poi, come per altri settori, bisogna introdurre urgentemente meccanismi automatici per l’adeguamento dei prezzi delle materie prime nell’ambito dei contratti di appalto pubblici.
Per quanto riguarda il Superbonus crediamo che vada prorogato ulteriormente, soprattutto per quanto riguarda le case unifamiliari, che in Umbria sono la stragrande maggioranza, eventualmente riducendo in modo progressivo l’intensità d’aiuto come fatto per i condomini.
Ma per far funzionare davvero i bonus serve un quadro normativo certo e stabile, che eviti le frodi senza penalizzare le imprese che operano onestamente, e un intervento del Governo verso gli intermediari finanziari per lo sblocco della cessione del credito.
Le imprese edili e gli impiantisti guardano ai bonus come a strumenti che permettono anche di fare investimenti in nuove professionalità, per farci trovare pronti alle sfide della rigenerazione urbana, uno degli assi portanti del PNRR e della nuova programmazione dei fondi strutturali 2021/2027. Siamo convinti che la collaborazione tra pubblico e privato potrebbe garantire al Paese e all’Umbria una crescita sostenibile e duratura.
Noi vogliamo lavorare e fare impresa. Aiutateci a non chiudere».