di Marco Brunacci
PERUGIA – Cosa chiede una struttura come la Comunità Incontro, nata dal sogno di don Pierino Gelmini, nel 1979, qui a Molino Silla di Amelia, alle istituzioni? «Un po’ più di attenzione, mi lasci dire: Non siamo più considerati come in altri periodi forse perché non si vede quasi più quel fenomeno, proprio di qualche anno fa, dell’eroinomane sfatto, sbandato, distrutto dalla droga, che si trascina in strada. Adesso le dipendenze sono molteplici e sempre più insidiose, come anche i vari tipi di droghe. E spesso sono meno evidenti gli effetti anche se non meno tremende sono le conseguenze. E mi lasci dire anche che noi abbiamo sempre più a che fare con minorenni che si avvicinano al mondo della droga – badi bene. questo lo dicono loro, quando ci raccontano l’esperienza che hanno fatto – dopo aver consumato marijuana o sostanze del genere, quelle che qualcuno continua a considerare droghe leggere. Il percorso parte da lì e arriva a vite distrutte dalla dipendenza. Vorremmo che la politica ci riflettesse di più, fosse più consapevole».
Parla Giuseppe Lorefice, presidente della Comunità incontro onlus di Molino Silla, storico compagno di viaggio del fondatore della Comunità don Pierino.
Com’è lo stato di salute della Comunità dopo tanti anni? Quanti sono coloro che oggi stanno seguendo il percorso per uscire dalla dipendenza?
«La Comunità è molto viva e lavora con professionalità e impegno. In tutto gli ospiti sono 350. Come le ho detto non ci sono le dipendenze da sostanze stupefacenti, ma anche quelle nuove,
non meno insidiose. C’è un percorso per uscire dall’alcolismo, uno per uscire dalla ludopatia, che purtroppo è un fenomeno in grande sviluppo. Stiamo anche approntando adesso un percorso per chi pratica cyberbullismo».
C’è un approccio nuovo rispetto agli ospiti?
«No, quello che abbiamo imparato da don Pierino. Il suo sogno è più che mai attuale anche se iniziato nel lontano 1979. Posso dire che adesso la Comunità lavora soprattutto con coloro che sono assistiti dalle Asl. Ma facciamo sempre di tutto per poter ospitare anche gli emarginati, chi non ha di che pagare la retta ma ha bisogno del nostro sostegno. Questo è quello che voleva don Pierino e questo cerchiamo di portare avanti».
Dal pane, mortadella e una mela degli inizi è passato molto tempo. Ora la Comunità è anche internazionale.
«Vede, mi fa piacere sottolineare come noi abbiamo potuto aprire Comunità anche all’estero e possiamo portare avanti il vecchio disegno. Abbiamo voluto presentare un libro di monsignor Vincenzo Paglia, che sentiamo molto vicino: “La forza della fragilità” è anche un riassunto della nostra storia. L’incontro tra fragili ci rende fratelli, capaci di aiutarci reciprocamente. Comunità Incontro resta un punto di riferimento ma anche la tappa di un cammino. Sulla strada giusta».