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Al crepuscolo del Barocco: Carlo Murena e l’altare monumentale alla cattedrale di Terni

La visita guidata con Carlo Favetti

di Carlo Favetti

TERNI- L’ altare maggiore (nella foto) con i suoi preziosi marmi, da un progetto del Luigi Vanvitelli e realizzato da Carlo Murena e il monumentale organo di Luigi Neri 1647 e il bellissimo coro ligneo del 1559 realizzato dal siciliano Domenico Corsi sono il punto centrale per quanto riguarda il prezioso patrimonio artistico presente all’ interno dell’ edificio. Innanzitutto andiamo a conoscere a sommi capi Carlo Murena che è stato un architetto periodo tardo barocco.

Nativo di Collalto Sabino il 16 Luglio del 1713 muore il 7 Maggio del 1764 nella capitale. Il Padre Giuseppe e la madre Dorotea Rolli. La sua attività si svolge tra Roma – Foligno – Perugia e in varie parti del centro Italia. Lo troviamo alla bottega di Niccolò Salvi ma la sua formazione si deve a seguito di Luigi Vanvitelli durante il periodo di lavori al Lazzaretto di Ancona ( grazie all’amicizia con il Cardinale Francesco Barberini). Da qui in poi inizia tutto il percorso artistico dell’architetto che assocerà il suo nome a quello del Vanvitelli. La cattedrale di Terni ha una sua opera distinta nell’altare maggiore. Il tabernacolo monumentale a forma di tempio ellittico contornato da colonne in marmo che inquadrano archi / frontale sormontato da timpano triangolare, tamburo e cupola semisferica; una mensa d’altare elementi di Antonio Minelli e Niccolò Stefanucci, una alzata con gradino, sei candelieri. Sotto la mensa una vasca in marmo rifinita in bronzo con zampe di leone, maniglie e palme incrociate con corona. È stato realizzato in vari marmi dove emerge il verde antico, i lapislazzuli. Il monumentale altare centrale alla sua estremità è abbellito da sculture dorate effigianti i patroni della città, mentre nel medaglione centrale, la Madonna orante. Il complesso monumentale racchiude al suo interno il reliquiario del Preziosissimo Sangue di Gesù. A fianco all’altare il grandioso organo con la preziosa balaustra in legno dorata e intarsiata; le canne raccolte da racemi culminante con decorazioni a tempera raffiguranti motivi a drappeggio e putti. Al centro della balaustra lo stemma del cardinale Rapaccioli, mecenate di queste opere. Ma ritorniamo all’altare del Murena e ai suoi effetti e suggestioni. L’occhio colpisce senza dubbio la parte centrale dove in alcuni periodi della stagione estiva, da giochi di luci, sul volto della Vergine, (come detto posta nel medaglione) la luce la illumina facendola sembrare quasi viva; così la luce che riflette la massiccia corona dorata posta sulla testa. La madre di Gesù, con le mani giunte, indossa una tunica turchina: bellissima e dolcissima. L’altare fu eretto con le elemosine dei cittadini e da un lascito di Giuseppe Riccardi (una lapide ne racconta la storia). Nel retro dell’altare, in un medaglione il Cristo Crocifisso dolente di Giovanni Battista Salvi detto Sassoferrato con gli attributi della passione: corona di spine, lancia, martello; allo stesso autore è attribuita l’opera raffigurante la Vergine orante anche se, alcuni studiosi locali attribuiscono la realizzazione su disegno del Bernini. In questa parte retrostante dell’altare si accede all’interno, dove in una camera è conservata la preziosa reliquia. Nella tipologia e forma, l’insieme si accosta al ciborio della cappella del Santissimo in San Pietro realizzato dal Bernini. Fu il Guardabassi ad attribuire al Murena tale opera.

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