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Terni, detenuto siciliano muore suicida in carcere

E’ successo a Sabbione la notte di sabato. Dopo una colluttazione con altri carcerati, l’uomo era stato trasferito in isolamento. Poi la tragedia

TERNI –  Ancora un episodio drammatico nel carcere di Terni. Ne dà notizia il Sappe: «Un detenuto siciliano muore suicida in carcere dopo una rissa con ristretti napoletani». A detta del sindacato autonomo di polizia penitenziaria «l’ uomo, detenuto siciliano ad Alta Sicurezza, era rimasto coinvolto nel pomeriggio di sabato in una rissa con alcuni ristretti campani dopo che ad uno di questo era stato rinvenuto un telefonino».

 Le ragioni dell’aggressione non si conoscono, ma in serata il detenuto siciliano trasferito in conseguenza della colluttazione in isolamento, si è impiccato. «Purtroppo il pur tempestivo intervento degli Agenti non ha potuto evitare che il ristretto riuscisse a togliersi la vita».
«Abbiamo sempre detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato» –  commenta amareggiato Donato Capece, segretario generale del Sappe. Per Capece, «la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni». E richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che sui suicidi in carcere aveva sottolineato come «il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Proprio il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti e sconforta che le autorità politiche, penitenziarie ministeriali e regionali, pur in presenza di inquietanti eventi critici, non assumano adeguati ed urgenti provvedimenti».

L’istituto di Terni insieme a quello di Spoleto sono gli unici tra i carceri del Provveditorato Toscana-Umbria con ristretti appartenenti a più circuiti penitenziari. Nella casa Circondariale di Terni sono presenti detenuti media sicurezza, gli As3, gli As2, i 41bis, i detenuti protetti fino al reparto femminile circostanziato alla convalida della misura cautelare. Un’istituto complesso e sovradimensionato, con personale insufficiente e con un patologico sovraffollamento frutto di politiche sbagliate e inappropriate. Già a dicembre del 2021 il precedente Capo del Dap, Bernardo Petralia, venne a Terni su sollecitazione del Senatore Walter Verini (Pd) per verificare la situazione e supportare le istanze della Direzione e dei sindacati. Periodo di transizione con minor congestionamento di ingressi verso l’istituto ternano e poi si è tornati al punto di partenza. Tragedie del genere sono sicuramente evitabili in condizioni di ragionevolezza. Il carcere come è sempre stato e come sempre sarà è un pericolo per la sicurezza della città, la politica continua a non fare la sua parte.

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