m.brun.
TERNI – «I cittadini di Terni hanno ancora lamentele per il servizio del Pronto soccorso? Stiamo lavorando, come in tanti altri settori, che avevano bisogno di una riorganizzazione. A giorni, pensiamo già entro la metà di marzo, avremo davanti al Pronto soccorso una presenza dei medici di base. E’ statistica: la questione dell’affollamento del Pronto soccorso è dovuta in gran parte – a Terni come in quasi tutto il resto d’Italia – all’appropriatezza della prestazione richiesta. In parole povere: se i pazienti possono consultare un medico, in un buon 40% di casi non ricorreranno al Pronto soccorso perché possono verificare che i loro sintomi e la loro patologia non hanno necessità di un intervento di urgenza. Quando è più difficile avere un confronto con il proprio medico di base si moltiplicano i ricorsi al Pronto soccorso. Ora noi apriamo questa struttura dalle 9 alle 19 e contiamo di dare una prima risposta. Per il resto, come detto, stiamo provvedendo a riorganizzazioni profonde».
Parla Andrea Casciari, dg del Santa Maria, e forse non tutti sanno che è stato lui il manager dell’ospedale di Terni nel 2015, quando nella classifica nazionale redatta da un istituto specializzato era al primo posto in Italia delle strutture pubbliche e al terzo in assoluto quando una struttura come il San Raffaele di Milano che è un’istituzione internazionale.
A Terni è tornato da qualche mese e Pronto soccorso a parte deve mettere mano al nuovo ospedale: «Una struttura nuova qui è indispensabile, ora la decisione è stata presa, verrà costruito, quando avremo modo come tecnici di operare, prenderemo le decisioni che ci competono. Se la location giusta è la stessa di adesso? Decide la politica. Il project financing per costruirlo? Vedremo le proposte quando sarà il momento».
E intanto aggiunge: “«I conti dell’ospedale sono già migliorati, il disavanzo sta calando. Dobbiamo lavorare, ma senza dimenticare che questo è comunque un ospedale di “frontiera” che può essere determinante per la stabilità del sistema ospedaliero umbro. Qui è possibile fare mobilità attiva, attrarre pazienti da fuori regione. E dobbiamo tornare ai numeri di un tempo».