di Marco Brunacci
PERUGIA – Sette giorni per cambiare la sanità. Più corretto: per impostare in maniera da non poter tornare indietro il cambiamento. Ecco le diverse fasi.
a. Dopo i rinvii, qualche tentennamento, discussioni qualche volte anche sterili, è arrivato il d-day: se non il primo marzo sarà il 2 – e non cambia molto se si arriva al 6 non sarà il finimondo – verrà annunciato il via all’iter per le due Aziende integrate, gli ospedali di Perugia e di Terni che mutano status giuridico e diventano Aziende ospedaliero-universitarie. Non è un maquillage, ma una profonda revisione tecnica (via ai doppioni in tutti i casi in cui si può e servizi tarati diversamente).
b. È questo il risultato del lungo confronto tra Regione e Università che ha permesso di rinnovare dopo anni e anni la convenzione tra i due enti. Rimangono mal di pancia? Sicuro, ma ci sono tali e tante gastroenterologie in Umbria che si cureranno. A Terni qualche obiezione in più ma senza fondamento: in particolare nella seconda città dell’Umbria è stata fondamentale la presenza dell’Università per mantenere l’Azienda con deroga governativa (e intervento diretto del rettore Oliviero).
c. Ascoltando i rumors gli ultimi ostacoli “strutturali” sono stati superati quasi di slancio. Si è discusso sulla Breast. Ma si può disfare un’area che ha ottenuto il bollino rosa? Ostacolo superato. Come pure circumnavigati sono gli scogli di oncologia (l’Università ci punta tanto e la vuole al massimo della operatività con investimenti anche in eccellenze mediche) e dell’Ortopedia (non solo quella traumatologica, che, con tutti i problemi, ma funziona).
d. La Regione ha fatto presenti i suoi punti irrinunciabili. L’Università ha mantenuto, come ovvio in ogni trattativa, le postazioni che riteneva indispensabili. Il risultato sarà un compromesso? Basta che sia di qualità e per il bene dei pazienti. A questo proposito: si sta progettando un ospedale con la forza che aveva nel pre Covid e a forte trazione chirurgica. Obiezione: ma non erano le chirurgie quelle più problematiche? Risposta: ecco perché vanno valorizzati i migliori e deve iniziare subito la invocata (da Umbria 7 per prima) campagna acquisti di eccellenze (magari giovani, ma di sicuro talento).
e. Per la campagna acquisti di cui sopra è indispensabile modificare il fatidico articolo 24 della Convenzione – come anticipato da Umbria 7 – e portare l’Umbria nella media nazionale sia per numero di addetti che per retribuzione di medici, infermieri e oss. In tutte e tre le categorie manca personale. E le retribuzioni sono relativamente basse rispetto alla media nazionale. Per questo la Regione ha deciso: già dai primi di marzo inizierà un confronto con le parti sociali, sindacati in primis, per un nuovo accordo. I costi dell’intesa saranno portati in Finanziaria, quindi dovranno essere definiti entro la fine di marzo.
Per i medici si pensa – altra citazione da Umbria 7 – anche a una intramoenia allargata che consenta ai sanitari di seguire pazienti anche fuori regione. Tutto questo è necessario per portare professionisti di valore in queste contrade.
d. Cambierà l’assetto dei direttori attuali? Per forza di cose ma anche per diritto: appena verranno varate le nuove norme, la Regione dovrà indire un bando sia per Perugia che per Terni. E a giugno si saprà se saranno confermati gli attuali due direttori (De Filippis e Casciari) o ci saranno novità. Inutile dire che ogni volta che si apre un posto apicale qui si fa riferimento a una professionista molto stimata, dai tempi della Lorenzetti, come Gigliola Rosignoli, grande conoscenza della materia ma anche della realtà umbra. In questo momento però tutto è fuori luogo, anche perché potrebbe non esserci neanche la sostituzione del direttore generale della Asl1, dopo le dimissioni di Braganti.
e. E finiamo proprio sulla Asl1: non è escluso affatto che si proceda ad un interim (addirittura con il direttore generale Massimo D’Angelo?).
f. Va da sé che se non funziona neanche questo, per la sanità umbra non resta che votarsi a uno – tra i tanti – dei santi umbri.