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Perugia e i gioielli nascosti/1 La nuova giovinezza della Fondazione agraria, nobile e antica signora che va a braccetto con l’innovazione

Il progetto della nocciola tonda, il vino e le lenticchie e il confronto alla pari anche con i giganti del settore. Il vicepresidente Bartolini: «Abbiamo dalla nostra la storia e il saper fare ricerca». E l’ambizione di essere motore di sviluppo

di Marco Brunacci

PERUGIA – Alzi la mano chi sa cosa fa esattamente e perché ha un ruolo così importante la Fondazione di istruzione agraria (Fia) ed è essa stessa un gioiello, ma anche custode di un altro straordinario scrigno di Perugia che è l’Abbazia di San Pietro.
Intanto: la Fondazione agraria (abbreviamo) è nata per gestire l’eredità dei monaci benedettini, che con una serie di regi decreti, divenne facoltà di agraria dell’Università di Perugia, da sempre onore e vanto dell’Ateneo.

Così racconta Antonio Bartolini, docente universitario, amministrativista di rango, vicepresidente (perché il presidente è di diritto il lettore, comunque e sempre), che ha tra le mani questo prezioso lascito, preservato negli anni da una serie di illuminate intuizioni (anche quella del rettore Ermini, il “re di Perugia” del Dopoguerra) e vuole che diventi protagonista come merita nella storia della città.
Dice: «Abbiamo una Fondazione con una storia straordinaria tutt’ora una capacità di progettare il futuro e vogliamo valorizzarla, insieme a chi lavora con noi, dal responsabile del Dipartimento di Agraria, professor Martino, in primis, ai direttori Brunetti e Cozzari). Abbiamo un patrimonio di migliaia di ettari, prima azienda agraria dell’Umbria. E’ nostro impegno fare dell’antico lascito un veicolo di sviluppo per la città e per tutta la regione e facciamo il possibile».
E allora: da sempre la Fondazione è una nobile signora che ha una spiccata capacità di andare a braccetto con l’innovazione, se proprio ci tenete a saperlo ultimamente ha preso anche un leggero accento francese che le dona un sacco, da quando ha messo sul mercato un vino bianco lieve, essenziale (il Viognier, ispirazione del professor Paliotti) che reca sull’etichetta (accurato design e packaging made in Perugia, professori Belardi e Marchini) il 20-06 che è il logo della sua sede nella storico Borgo Venti giugno. Note di grechetto, sentori di frutta, ma richiamo d’oltralpe. Quel che basta per dire che l’antica regola benedettina (“ora et labora”) è il mondo, cuore e cultura dell’Occidente, non una regione, non periferia.

fondazione agraria perugia san pietro foto facebook fondazione agraria

Va bene, niente voli: ma qui l’innovazione si respira nelle storiche mura, calcando i pavimenti dolcemente sconnessi. Quindi pronti a viaggiare nel futuro: c’è un brevetto (professor Tombesi) che porterà nel mondo una nocciola unica, tonda e carnosa. Umbra, fortissimamente umbra. Il primo raccolto vero (da 8 ettari piantati) non è ancora sul mercato e già ci sono contatti nei 5 continenti per utilizzare il segreto della ricerca perugina.
Chiedete: cosa sarà mai una nocciola? Perché non sapete che Giffoni e la produzione piemontese non stanno dietro alla richiesta e che la Turchia sta facendo gli straordinari per star dietro al “bisogno” di Nutella e di Baci Perugina del mondo intero.
Dalla raffinatezza delle nocciole alla povera grandezza dei legumi. La Fondazione, insieme a ceci, fagioli e di tutto un po’ di quanto ha trovato nelle tradizioni dei conventi, porta nel mondo una lenticchia che non è minuscola come quella di Castelluccio, ma ugualmente capace di soddisfare le esigenze gourmet del mercato di oggi.
Questo è solo un assaggio, l’ouverture di una sinfonia di potenziali progetti. Conclude Bartolini la prima parte della ricognizione sul tesoro della Fondazione Agraria: “Ci confrontiamo con chi vuol fare innovazione nel nostro settore, abbiamo interlocuzione anche con giganti. Abbiamo dalla nostra parte la storia, insieme alla propensione al fare ricerca e al farla bene”.
Un volano di sviluppo, nascosto in fondo a corso Cavour, Borgo XX Giugno, tra due illustri Porte della città? Ecco la prima scoperta. La prossima è l’Abbazia di San Pietro.

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