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Lercio e il Perugino, Melasecche a bomba: «Pietro Vannucci che direbbe?»

L’assessore «umbro che più umbro non si può», la richiesta di chiarimenti della Regione, il «Pazienza» e la malattia che non si cura

di Egle Priolo

PERUGIA – La mostra sul Perugino e il post di Lercio.it: altro che sindrome di Stendhal, il mal di pancia da derby umbro non passa. E monta ora dopo ora.

Il post della pagina satirica più famosa d’Italia in collaborazione con la Galleria nazionale non è piaciuto a Terni, la presidente Donatella Tesei chiede chiarimenti, il sindaco Leonardo Latini difende la città e le sue bellezze, mentre nel capoluogo il direttore della Gnu Marco Pierini – forte dei risultati già rilevanti della mostra e della potenza comunicativa messa in campo con l’accordo con Lercio – si trincera dietro un «Pazienza», per chi non ha colto l’ironia e la città ricorda le foto di istituzioni ternane davanti a cassonetti con scritte offensive verso Perugia. Insomma, il derby al Curi non è stato niente in confronto al dibattito, tra il serio e il parecchio faceto, sul post più contestato dell’anno.

In tackle arriva anche Enrico Melasecche, l’assessore regionale ai trasporti, ternano ok, ma «umbro che più umbro non si può», dice a Umbria7. « È un vero peccato quello che è accaduto – insiste -, un’uscita di pessimo gusto. Sul tema della satira si è parlato tante volte, ma questo è inaccettabile». L’assessore cita anche Charlie Hebdo, ma poi affonda: «Io utilizzo frequentemente l’ironia, ma un ente pubblico che con soldi pubblici utilizza questi argomenti non si può». L’assessore, ammette, avrebbe voluto qualche «scusa, anche minima, che poteva starci. Invece si chiude con un “Pazienza” che in perugino sarebbe “me ne frego”. Bastava dire “abbiamo avuto fretta, volevamo promuovere in maniera originale”, invece dire Pazienza non è accettabile». Melasecche, si sa, non le manda a dire, appoggia la richiesta di chiarimenti di Tesei con tanto di finanziamenti in ballo e si rivolge direttamente al Perugino. «Vannucci, che era un uomo del suo tempo, agognato da tutte le corti dell’epoca, non so quale ruolo assegnerebbe a chi dimostra di mancare così di senso dell’estetica».

Da Perugia la risposta, leggendo i post delle due squadre sempre agli angoli opposti, ripete il refrain della mancanza di autoironia. Per cui, si dice, non c’è cura efficace. Come per la sindrome di Stendhal.

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