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Prima di Pasqua la “rivoluzione” degli ospedali di Perugia e Terni. Tesei-Oliviero pronti a chiudere. Solo obiezioni “migliorative”

SPOTLIGHT DI MARCO BRUNACCI | Serve un sussulto di serietà per il bene dei cittadini pazienti. Scelta la strada della massima trasparenza e del confronto. Ma rinviare ancora blocca assunzioni, razionalizzazioni, migliori servizi. Penalizzando gli utenti

di Marco Brunacci

Che sia arrivato il momento di un sussulto di serietà?
Tema: la sanità dell’Umbria, che ha problemi di tutto un po’, nazionali, ereditati, nuovi di zecca, post Covid e per recenti sbandamenti direttivi.
Svolgimento: per uscire dal tunnel, fari ben accesi e applicare la convenzione tra Regione e Università, pronta da tempo immemore, ma che diventa incompatibile con chissà quali sensibilità solo perché salta sui calli del dottor Tizio, piuttosto che del dirigente Caio.

Ora: è possibile che qualunque dottor Tizio e dirigente Caio, che l’unica cosa che rischiano sono la qualità e quantità delle loro mostrine sul camice, possa fermare un treno che ha il sapore dell’ultimo che può passare per evitare che i due ospedali (Perugia e Terni), sui quali si regge la sanità dell’Umbria, diventino marginali e caotici, costosi e ingestibili, incapaci di valorizzare professionalità e talenti (ce ne sono tanti) senza buttare soldi dalla finestra?

Cosa succede? Lunedì scorso l’Università raduna i propri medici, che non sono mica un parterre di santi, hanno pregi e difetti, li mette insieme, spiega le scelte, dice la necessità di contemperare esigenze, quella della scienza e quelle dei bilanci. Tutto alla luce del sole. Senza niente di niente che non sia ormai sul tavolo (operatorio). I luminari dimostrano di aver seguito e fanno, al più, osservazioni tecniche.
Alla fine il rettore Oliviero afferma che è pronto ad ogni obiezione e intervento che sia migliorativo. Ricorda a tutti che però bisogna stare dentro la legge repubblicana. Si deve discutere di “funzioni”, altrimenti il Ministero scriverà “cassato” sopra qualunque disposizione non attinente.
La stessa cosa fa la presidente della giunta regionale, Tesei, con la parte ospedaliera e tiene il confronto con le parti sociali. Mai un atto così delicato è stato altrettanto squadernato in ogni dove.
Ovviamente ogni raglio d’asino deve essere ammesso, anche il più critico, a patto che se la piantino di parlare di mancanza di trasparenza perché questa roba è cristallo. Calcoli cinici non sono ammessi. E perdere tempo è giocare sulla pelle dei cittadini pazienti ed è inammissibile.
Tesei e Oliviero vorrebbero chiudere. La convenzione è la versione laica dei miracoli di Lourdes? Sarà l'”Alzati e cammina” per la sanità umbra? Naturalmente no, ma è la faticosa strada da intraprendere se non ci si vuol perdere nelle nebbie dei demagoghi. Maggioranza e opposizione lo devono sapere.

I punti ancora in ballo per arrivare a una sacrosanta conclusione?
Sentite un po’: a Terni – forse roba buona per la campagna elettorale, ma c’è da dubitarne – ce l’hanno con l’Università probabilmente – questa è storia – perché il rettore ha fatto la spola con Roma per settimane, forte dell’appoggio della giunta Tesei, al fine di convincere il ministro Speranza che bisognava fare una deroga e tenere in piedi l’Azienda ospedale nella seconda città dell’Umbria, nonostante la legge negasse questa evenienza in regioni con meno d un milione di abitanti.
Come è stato possibile tenere l’Azienda anche a Terni: perché si è deciso di fare l’Azienda integrata, accanto al Corso universitario di medicina. Togliere l’Azienda integrata vuol dire cancellare anche il Corso di Medicina, per l’Università un risparmio netto, visto che gli iscritti – numero programmato – sono 120 (su 33mila complessivi).

Ora: Terni sarà la guida dell’Umbria in neurochirurgia e in altre aree. Sacrificare una struttura complessa cosa cambia per i cittadini pazienti di Terni che hanno il diritto di essere curati nel modo migliore, senza che vengano tartassati per far quadrare i conti?
All’ospedale di Perugia tutto è più semplice: l’Università c’è da sempre. Problemi di coesistenza? Quanti ne volete. Ma si sa che collaborare è il modo migliore per fare sanità. Gli universitari santi e beati? Ovviamente tutt’altro. Si ricordano memorabili disfide di ogni genere. Ma qui non si sceglie tra inferno e paradiso danteschi, si deve mettere insieme un idoneo purgatorio, secondo i vizi e le virtù presenti. E tutti lo sanno. Come tutti sanno che se non si fa velocemente la convenzione non si può sopperire alle carenze. Che significa?

Chiaro e tondo:

  1. più assunzioni di medici, infermieri e oss
  2. cancellazione di doppioni e triploni inutili per la salute della gente e costosissimi per i loro portafogli
  3. reclutamento – soprattutto da parte dell’Università – di professionalità apicali all’altezza rispetto alla domanda di salute, che in alcuni settori al momento non ci sono

Conclusione: Regione e Università hanno la responsabilità di portare a termine in tempi rapidissimi – tutto il tempo che poteva essere perso dietro obiezioni marziane è stato perso – l’applicazione della convenzione. E la bonifica di ogni settore che riguarda la salute della gente.
La settimana di Pasqua richiama la resurrezione. Per la sanità umbra almeno una robusta “remise en forme” è indispensabile.
Va da sé che quella che si prospetta non è una soluzione taumaturgica ma è la svolta che permette di rimettere sulla strada giusta la macchina. Per poi iniziare un percorso che sarà lungo e insidioso.
Tesei e Oliviero stanno lavorando bene insieme, ora non resta che accelerare.

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